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Vittime nello sport : una triste consuetudine

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Vittime nello sport : una triste consuetudine

 

Piermario Morosini e Veronica Gomez gli ultimi di una lunga lista nera , si poteva prevenire?

I recenti fatti di cronaca (la morte del calciatore del Livorno Piermario Morosini e della pallavolista Veronica Gomez) impongono una riflessione sugli obblighi gravanti sul medico sportivo e, di riflesso, sulle federazioni sportive che hanno la responsabilità di abilitare alla attività sportiva e agonistica i professionisti dello sport, ma anche centinaia di migliaia di giovani che si affacciano al mondo dello sport dilettantistico.

Da Curi a Morosini , la lista è lunga.

Il primo professionista a morire su un campo da gioco in Italia fu Renato Curi , in un Perugia-Juventus nel 1978, stroncato da un attacco cardiaco a soli 24 anni .

Lutto mondiale fu quello di Marc Foè, 28enne centrocampista del Camerun stroncato da un arresto cardiaco in una partita di Confederations Cup nel 2003 , e come dimenticare il caso di Antonio Puerta, terzino del Siviglia e della nazionale Spagnola morto durante un Siviglia-Getafe del 2007 per colpa di una displasia ventricolare destra aritmogena (Causa di infarto che colpisce i giovani), e quello recente di Vigor Bovolenda , il 24 marzo 2012, in seguito ad un malore occorsogli durante la partita fra la sua squadra, Yoga Forlì, e la Lube per il campionato di B/2.

Altri casi da non dimenticare sono quelli Miklos Feher del Benfica  morto per arresto cardiaco durante Benifica – Guimaraes del 2004 e Simona Senoner , azzurra di salto, morta a 17 anni nel gennaio 2011 per un improvviso malore mentre era in ritiro con le compagne di squadra in Germania: uno svenimento all’uscita dalla doccia, il tentativo di rianimarla, la corsa all’ospedale, la morte. Non mancano i casi analoghi, come la morte di Dani Jarque,capitano dell’Espanyol ,stroncato da un infarto, nell’estate del 2009, nella sua stanza del ritiro di Coverciano, mentre era al telefono con la moglie. O la tragedia in piena notte del ciclista Fabrice Salanson, crollato ai piedi del letto all’età di 23 anni, nel giugno 2003, alla vigilia del Giro di Germania.

Purtroppo quindi  sono solo gli ultimi i casi di Piermario Morosini, morto durante pescara livorno valida per il campionato di serie b, e Veronica Gomez , deceduta in seguito ad un arresto cardiaco mentre si trovava in Venezuela  per recuperare da una operazione al tendine d’Achille.

Si possono prevenire queste tragedie?

Inziamo subito col dire che la morte improvvisa da attacco cardiaco riguarda il 44% dei giocatori di calcio e il 10% dei cestisti, ma si rileva anche in sport come il ciclismo, la pallavolo, i pesi. Non si può prevedere, dato che è legata a fattori ereditari uniti a fattori di sforzo ,  Il tempismo , l’organizzazione  e la prevenzione sono l’unico rimedio là dove è impossibile, per la scienza, di evitare questi tragici eventi.

Colui che deve prevenire è il medico sportivo ( responsabile sanitario della società sportiva professionistica) il quale  deve effettuare periodicamente controlli ed accertamenti clinici e verificare costantemente lo stato di salute dell’atleta ed eventuali controindicazioni, anche temporanee, alla pratica professionale.

Sfortunatamente come già detto prima prevenire non basta, quindi i controlli e le visite vengono fatte con costanza,approfonditamente e correttamente , come dichiarano le societa sportive professionistiche purtroppo l’imprevedibile, il caso, è sempre dietro l’angolo , basti pensare che il Cardiologo di fama mondiale Bruno Carù ,qualche settimana fa , a specifica domanda perché nello sport si verificano troppe morti improvvise rispose : «Non ho una risposta razionale. Dico semplicemente: il caso. La verità è che non ci sono risposte».

In questo senso, le statistiche parlano chiaro: ciò che è avvenuto a Piermario Morosini, accade ad un calciatore ogni centomila. Una media bassa che se, si proietta il dato al numero di chi pratica questo sport in Italia, diventa altissima. Non si può pensare, dicono gli esperti a ulteriori controlli medici più di quanto non siano monitorati gli sportivi professionisti. Ciò che è accaduto, accadrà ancora , in quanto l imprevedibile è fuori dalla portata di conoscenza dell essere umano.