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Il lungo travaglio di Giunone

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Il lungo travaglio di Giunone

 Università, disabilità e beni culturali

“Proseguiamo in compagnia dei numeri primi, affascinati dall’eleganza del riccio, per sbirciare le luci nelle case degli altri”

(Stefano Esposito)  

Il Suor Orsola Benincasa di Napoli, anche quest’anno ha dato il via al progetto “Napoli tra le mani, percorsi tattili e narrativi. L’Arte apre alla disabilità”.

Una collaborazione tra il Corso di Laurea Magistrale in Storia dell’Arte e Conservazione del Patrimonio Storico Artistico e la Facoltà di Scienze dell’Educazione.

Un progetto formativo che ha l’obiettivo di introdurre laureati e laureandi a concetti chiave quali Pedagogia, Disabilità, Arte; la relazione con persone con disabilità; la disabilità uditiva; la disabilità visiva; disabilità sensoriali “percorsi alternativi per la conoscenza e la percezione dell’arte”; superamento delle barriere architettoniche;  disabilità cognitive “sussidi specifici per l’accesso ai contenuti; Pompei accessibile.

Una serie di lezioni frontali, accompagnate da visite guidate presso il Museo Storico del Suor Orsola Benincasa, Le Catacombe di San Gennaro, Il Palazzo Reale di Napoli, Il Museo Archeologico.

Vengono qui tracciate brevemente alcune nozioni da una lezione frontale.

I profili di artiste provenienti da diverse parti del mondo: Simona Atzori, Frida Kahlo e Hadeel Azeez; inquadrando poi, le due figure di Venere e Giunone, per giungere ai due personaggi della Mazzantini dal libro “Venuto al mondo”:  Aska e Gemma, Disabilità nella maternità “veleno ed antidoto”.

Le diversità nella Storia e nell’Arte, dalle minoranze etniche, alla donna considerata minoranza, le disabilità genetiche e causate nel tempo.

Hadeel Azeez ed il Corano,  sure di estasi e passione con l’Altro Etereo e non, una “Mistica impura” per prendere in prestito il titolo del libro del Prof. Aldo Trione.

Simona Atzori che preme le setole del suo pennello, emotività sprigionata, non lasciandosi bloccare dalla dura pietra dei pregiudizi, come i Prigioni michelangioleschi.

Frida Kahlo visse la sua maternità “mancata” in placenta di colore e cordone-pennello ombelicale.

 

Il rapporto tra il bello ed il brutto, in quanto la maternità, nonostante tutto, non è sentita come mancanza, in Frida ed in Gemma (Venuto al mondo).

Aska, utero in prestito, prima veleno e poi antidoto, dando la possibilità a Gemma di essere madre, un rapporto che poi diventa una lotta tra Venere e Giunone nel contendersi il figlio in comune Enea (C. Formicola, “L’Eneide di Giunone”).

Perché considerare le diversità, una forma di isolamento, un blocco dei desideri?

Una statua diventata carne, insegnò Pigmalione ad amare; la Venere di Milo ci avvolge con la sua sensualità.

Non posso inginocchiarmi in una moschea ed innalzare le mani verso un cielo coperto da un velo, ecco che le tele, i “Transiti” della Azeez, come un TRUCK superano i confini dell’Iraq, come il salotto delle iraniana Azar Nafisi, all’interno del quale con le amiche, veniva letto “Lolita” (“Leggere Lolita a Teheran).

Una diversità utilizzata dalla Kahlo come autoironia, nei testi musicati dai mariachi e cantati da Chavela Vargas, nell’album che porta il nome della pittrice stessa “Frida”.

No soy de aqui, ni soy de alla

…me gusta el vino tanto como las flores

Y los amantes, pero no los señores

Me encanta ser amigo de los ladrones…

…no tengo edad, ni porvenir…

Io non sono di qui, né sono da lì

Mi piace il vino … tanto quanto i fiori
E gli amanti, ma non i signori
Mi piace essere amico di ladri …
… Non ho età, né futuro …

Paloma Negra

 …donde me aseguran

Mis amigos que te vas

Hay momentos en que quisiera mejor rajarme

Arrancame ya los clavos de mi penar…

Paloma Negra

Ho paura di cercarti e di incontrarti
Dove i miei amici

Mi assicurano che tu vai
Ci sono momenti in cui si desidera morire
E strapparsi le unghie per farsi del male …

Il bello ed il brutto come Paolo e Francesca (V girone dell’Inferno, Dante) volteggiano in una difficile ma possibile “Geometria delle passioni” (Remo Bodei).