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Artisti Emergenti: Antunzmask, il cantautore Folk

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Artisti Emergenti: Antunzmask, il cantautore Folk

Con questo articolo apriamo il ciclo di presentazione dei giovani artisti emergenti, per sponsorizzare, tramite la nostra testata, la loro musica. Al nostro primo appuntamento abbiamo intervistato Antonio Russo detto Antunzmask, giovane cantautore amante del Folk, nonchè collezionista di vinili.

Il CD “Al Mostro” del cantautore si presenta con una copertina tutta bianca dove è raffigurato in basso un uomo mascherato che da un impatto molto forte, come a raffigurare una persona per metà umana e per metà demoniaca. Nel retro, invece, è raffiguarata la fedele compagna di Antunzmask: la sua chitarra sulla quale c’è inciso “That’s all Folk”, un omaggio al suo genere preferito. Per essere una registrazione amatoriale l’album ha un sound molto ben definito ed i volumi sono molto curati, le distorsioni sono delicate, non pesanti e non ossessive. Alcuni brani hanno delle effettistiche che ricordano brani di musica alternativa degli anni 90, come “Un Brindisi”, con il suo inizio fatto di suoni a reverse, il feedback presente al posto del primo stacco dopo il ritornello e il secondo assolo dove il cantautore sfoggia il suo virtuosismo.

L’album si apre con “Eroi in Azione”, un brano in stile vecchio blues, molto coinvolgente e va in un finale di confusione che colpisce all’orecchio dell’ascoltatore. Alle Track numero cinque, sei e sette abbiamo le folk ballads: la prima è “Here we go” con banjo, chitarra acustica, senza batteria che cattura le orecchie per la sua dolcezza. Alla Johnny Cash con una vena di patriottismo invece è la seconda “Le strade buie di Pastena”, la terza è più movimentata: “The Housepainters”. A chiudere l’album c’è un brano in rock vecchio stile, che ricorda molto Lou Reed, nel sound e nel testo, il finale affonda nella psichedelia più assoluta.

Antunzmask è il tuo nome d’arte. Come è nato?

Dalla gita della terza media in Calabria. Io e i miei amici ci divertivamo ad imitare le lingue straniere ci davamo dei soprannomi del genere. A me è toccato quello!

Quindi hai preferito mantenere questo!

Certo, lo porto da una vita. Avendo poi un nome troppo comune.

Parliamo della tua formazione musicale, so che sei un polistrumentista

Diciamo di si, suono Chitarra, Banjo e Armonica.

Qual’è il tuo genere? A cosa ti ispiri?

Il mio genere principale è il Folk, lo mischio con il punk e dei giri Blues Acidissimi. Per quanto riguarda il punk, ho cominciato la mia carriera da musicista in questo genere, nel 2003 con gli Harakidi, con i quali ho suonato fino al 2008. Poi ho scelto la strada della musica cantautorale, ispirandomi a Sid Barrett, Nick Drake e Bugo.

Sei autodidatta?

Certo! Ma anche per quanto riguarda le registrazioni. Ho cominciato con il registratore a cassetta fino ad arrivare alle teniche digitali, tutto da solo. Sempre ascoltando Bugo, ho capito, ad esempio come modulare le distorsioni e i cori.

Per quanto riguarda le tue esperienze musicali, come le hai vissute?

Sono attivo dal 2003, ma dal 2008 lavoro come solista, con l’aiuto di alcuni amici che hanno apprezzato la mia musica e mi supportano. Personalmente non ritengo di essere un musicista ossessivo, con la foga di dover fare 4 live al mese. Ciò non vuol dire che non  adoro esibirmi dal vivo e sopratutto che non ci sia disciplina nelle mie prove. Ho suonato al Caffe Falardo, al Music Bar di Lanzara, Hollywood Cafè di San Severino. Tra le mie esperienze musicali posso annoverare l’apertura ai “A Toys Orchestra” che è stato un live ricco di emozioni, ma in assoluto il migliore è stato il tributo ai “Velvet Underground”.

Qual è il tuo rapporto con i musicisti del salernitano? Conosci qualcuno? Chi è quello che apprezzi di più?

Posso dire che non conosco tantissimo del panorama salernitano, vuoi perchè è una regione molto vasta e quindi ci sono alcune aree lontano da dove vivo, dove si stanno sviluppando  alcuni giri musicali interessanti, come L’Agro-Nocerino Sarnese, che non ho avuto modo di vedere con i miei occhi. Comunque apprezzo molto i Yes, Daddy, Yes.

Parliamo del tuo CD. “Al Mostro”. Come mai hai scelto questo titolo?

Con “Al Mostro” ho fatto un omaggio a tutto quello che ci fa stare male ma allo stesso tempo non possiamo fare a meno: Vizi, Stato, e sopratutto la Sfacciatagine. Ritengo che sia presente in tutto ciò che ci circonda. I riferimenti sono alla vita quotidiana, a stati onirici e allucinazioni Ipnagogiche.

Siccome sei uno studente universitario, hai raccontato mai la tua vita d’ateneo?

Ci sono solo alcuni riferimenti, ma per il resto racconto di vita in generale.

Per quanto riguardano le sonorità del CD?

Il genere è sempre Acid Blues, Rock-blues, Folk ma anche Ballate Hawaiane. Devo dire che questo ha segnato una svolta: ho appreso nuove tecniche di registrazione, che mi ha fatto avere un notevole salto di qualità rispetto al CD precendente. Sono soddisfatto del mio lavoro.

Ci sono ringraziamenti che vuoi fare?

Ringrazio tutte le persone che hanno avuto pazienza con me: Giuseppe Galato, la mia graphic designer Wanda, Alessio e Natashja che sono stabilmente nella mia formazione musicale, Franco Galato che mi fa da manager e Flora che fa da Songwrighter. Un ringraziamento speciale a Gaetano O’Perrò

Invito i miei fans e chi volesse seguirmi al mio Almostour, dove debutterà la formazione nuova e di non perdere la data del 13 Marzo, dove presenterò il mio CD ufficialmente e farò da spalla ai Diaframma.