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Hegel, la Ragione e il rispetto per l’esistente

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Hegel, la Ragione e il rispetto per l’esistente

Il concetto di Ragione pervade la filosofia di Georg W. F. Hegel e le implicazioni di tale centralità, in alcuni casi, conducono a verità che hanno molto da dire anche alla nostra epoca

HegelSi tratta probabilmente di uno dei filosofi meno graditi dagli studenti liceali, ma Hegel è anche il muro contro il quale si deve necessariamente scontrare chi abbia intenzione di capire non solo la filosofia ma soprattutto, in generale, l’epoca in cui viviamo.

Certo è innegabile che un confronto diretto con l’opera del maggiore degli idealisti richieda uno sforzo interpretativo non indifferente ma, non appena si presentano al lettore i primi barlumi di comprensione, ci si rende conto che tutto quello scavare tra parole apparentemente incomprensibili non è stato vano.
E dunque, che tipo di panorama è quello offerto da Hegel? Quale realtà ci presenta?
Quello hegeliano è un mondo in cui tutto ha un posto, in cui ogni cosa è esattamente dove deve essere. L’ordine regna incontrastato e questa egemonia è valida tanto per i livelli più bassi della natura inorganica quanto per le forme più elevate di manifestazione dello Spirito.

Tra i filosofi, a dispetto della sua complessità, Hegel è certamente uno dei più rassicuranti: dovunque si guardi nel suo sistema si ha l’impressione di scorgere trame stabilite, il tranquillo procedere di una realtà che ingloba di volta in volta la sua negazione. Se c’è un messaggio che è possibile ricavare dal principio fondamentale secondo il quale il reale è razionale e il razionale è reale, è che, per Hegel, tutto ciò che è, trova una sua giustificazione nel fatto stesso di esistere, nulla di ciò che è, per il filosofo di Stoccarda, è indegno di esistere.

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Ma per cogliere questa verità di base l’unico mezzo efficace, che ben presto si rivelerà ben più di un semplice strumento, è la Ragione; dunque non l’intelletto kantiano che separa ed isola, ma quella capacità in grado di cogliere i nessi di una verità in tre parti, processuale, e di vedere, in ogni realtà, un’essenziale identità con il suo opposto. La Ragione, lungi dal temere il radicalmente altro, vi si rispecchia, sino all’identificazione.

Siamo ben lontani da quella degenerazione strumentale della ragione che Hegel già lamentava nella Prefazione alla sua Scienza della Logica e che, nell’età della tecnica, nella nostra epoca, ha raggiunto livelli ben più preoccupanti: checché se ne dica la Ragione hegeliana è immune dalla freddezza del calcolo, non fosse altro che per il fatto che è sì propria del soggetto pensante ma pervade anche l’oggetto, ovvero quella realtà che si oppone al conoscente. In altri termini non si tratta affatto di un mero mezzo utilizzabile per risolvere singoli problemi, per quanto complessi essi possano essere.
Si dirà di più: per Hegel è Ragione quella che coglie l’unità di soggetto ed oggetto e, pertanto, uomo razionale può Hegeldefinirsi colui che arriva a percepire la non diversità tra sé e ciò che ha di fronte.

La filosofia hegeliana è intrisa del rispetto contemplativo per l’esistente ma contiene anche in sé il germe del cambiamento: tutto ciò che è reale è razionale ma, soprattutto, provvisorio nella sua immediatezza, perché la legge suprema, per Hegel, è quella del divenire.