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Silvio D’Antonio e le sue “Variazioni”: intervista con l’artista

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Silvio D’Antonio e le sue “Variazioni”: intervista con l’artista

Intervista con l’artista campano Silvio D’Antonio; la sua personale “Variazioni” sarà esposta al F.R.A.C di Baronissi fino al prossimo 24 maggio

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Variazioni. Silvio D’Antonio espone al F.R.A.C. di Baronissi con la sua mostra personale “Variazioni”, inaugurata lo scorso 2 Maggio 2015. Si tratta di venti opere realizzate dall’artista salernitano in questi ultimi anni che propongono, attraverso l’uso dello stilema di una busta da lettera, un gioco mentale costruito non tanto dalla forma quanto dalla sua relazione con diversi supporti.

Una linea progettuale, d’impronta minimalista che insiste sulla ripetizione di una geometria iconicamente ben nota, facendo leva sulle interferenze – spiega Massimo Bignardi curatore della mostra – che di volta in volta le superfici di materie e materiali diversi, mettono in gioco caricando di una cifra ‘evocativa’ i molteplici impianti”. Il repertorio di materie è attinto dalla sfera industriale e tecnologica: dal plexiglass al ferro dipinto, al vetro, alla carta, alla plastica. “D’Antonioosserva Bignardinon è interessato alla consistenza della materia o del materiale, tantomeno al dialogo che esse intrattengono o possono intrattenere con il tempo. L’interesse si sposta a sondare la sfera emotiva, dettata dalle suggestioni immaginative sollecitate alla percezione, dall’asperità o meno  della superficie”.

Variazioni
L’artista Silvio D’Antonio

“Variazioni” è una mostra che colpisce subito l’occhio dello spettatore, evoca il famoso non detto, il non scritto, ed ognuno improvvisamente comincia a viaggiare con la mente. I pensieri si affacciano prepotentemente dalle buste chiuse e lottano per essere accarezzati: la mano si muove e con timore reverenziale si avvicina ai materiali usati dall’artista regalando una sublime esperienza di tattile rimembranza. Abbiamo intervistato il maestro D’Antonio al museo F.R.A.C. percorrendo insieme il corridoio e le sale dove le “Variazioni” saranno esposte fino al prossimo 24 Maggio.

Maestro, a dove nasce l’idea per questa esposizione? Cosa l’ha ispirata in questo progetto?

Questo progetto nasce nel 2013 ma in realtà, andando a ritroso mi son reso conto che già negli anni ’70 c’era qualcosa che si avvicinava stilisticamente a quest’idea:  nelle opere degli anni ’70 era presente un itinerario molto geometrico ed essenziale, fatto di figure e sagome “elementari”. Sono sempre stato affascinato dall’ essenzialità partendo dai dadaisti e arrivando agli astrattisti: il problema non è tanto il saper fare ma il saper raccontare perchè l’arte non è solo una produzione consumistica attraverso la quale si esprimono delle doti virtuosistiche (ben esplorate ed elaborate in più di duemila anni di storia). L’uomo ha bisogno anche di relazionarsi ai tempi. Dopo l’invenzione della macchina fotografica tutto è  riproducibile, sforzarsi ad imitare la natura in questo modo potrebbe essere poco efficace per il fruitore.

Protagonista indiscussa è la lettera, o la busta. Quali, delle tante valenze semiotiche che la caratterizzano, ha voluto rappresentare?

In primis c’è il racconto di una chiusura rappresentato appunto dalla busta chiusa; però in realtà questa chiusura viene scardinata nel momento in cui lo spettatore osservando l’opera non rimane impassibile ma comincia  ad interrogarsi, a vedere, ragionare, capire. Ho scelto questo stilema perché evidentemente  era nell’ aria, già nel ’72- ’73 rappresentavo itinerari geometrici , con le proiezioni ortogonali, con le barchette raccontate in un campo pieno di quadrati coloratissimi e dalle varie forme. Inoltre anche in delle opere su tea che risalgono  al ’75-’76 e ci sono dei segni rettangolari che lasciano intuire già una forma simile.  Importante è poi l’interpretazione che lo spettatore da a questo lavoro. Inoltre, scavando nelle mie memorie, forse nel corso di 30 anni ho scritto alcune lettere che non ho mai inviato, e poi c’è la forte componente materica, tattile: nel 75 pubblicai due libri, “È…fragile” (riedito nel 2013 da D&P Edizioni), seguito da “Per un suo bacio“, quest’ultimo un vero e proprio libro tattile, dove le parole sono impresse a secco, per non svilire con le parole un concetto inesprimibile e appunto tattile come le opere di variazioni.

Lei è anche docente di Disegno e Storia dell’Arte in un liceo scientifico, come si fa ad educare gli studenti, le nuove  generazioni, all’ arte contemporanea?

Ormai sono quasi 40 anni che insegno, io di solito nelle prime classi si parte dal concetto” che cos’è l’arte”, da quella primitiva che non era arte bensì una rappresentazione di buon augurio, propiziatorio, quasi religioso,ma comunque si tratta di comunicazione per raccontare al mondo che stava. Negli ultimi 20 anni spesso cerco di contrapporre una lezione di arte del ‘900 con una lezione di arte romana, etrusca o greca, in modo tale che i ragazzi si abituano al contesto contemporaneo e non arrivano in quinta pensando che l’arte sia solamente Canova. Spesso infatti i ragazzi delle classi terze mi chiedano come possa essere considerata arte quella di Marcel Duchamp, poi dopo sviluppano una propensione diversa: la gioventù si deve innamorare, e noi non siamo lì per fare una lezione sterile, dobbiamo entrare in classe e, soprattutto quando si parla di arte, entrare in classe e dire “silenzio! Si vola…“.

Maestro ci racconti qualcosa dei Suoi Progetti per il futuro?

“Ci sono molti programmi per il futuro…per il 2015 e il 2016 ho un bel programma: questo discorso iniziato con “Variazioni” avrà ovviamente una svolta e un’evoluzione anche se finchè non mi sentirò appagato continuerò con questa ricerca dell’ essenziale. Chi lavora in questo campo non sa mai cosa farà domani, la ricerca è continua e poi le cose vengno all’omprovviso…

La mostra “Variazioni” resterà aperta presso il F.R.A.C, fino al 24 maggio :dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 12.30, il lunedì e giovedì anche dalle 16 alle 18.30. Il venerdì, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

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