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Tre mostre da non perdere al Madre

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Tre mostre da non perdere al Madre

Tre nuove mostre al Museo Madre: Daniel Buren, Marco Bagnoli e Mark Leckey inaugurano al meglio la stagione autunnale del museo partenopeo

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Il 9 ottobre scorso il Museo Madre ha aperto la stagione autunnale con una tripletta di mostre di tutto rispetto: Daniel Buren firma l’intervento nell’atrio Axer / Désaxer, la seconda parte del progetto in situ iniziato con Come un gioco da bambini, Marco Bagnoli con La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile, nella Project Room del secondo cortile del museo, s’inserisce nel più ampio progetto de L’albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte (evento collaterale per Expo 2015), mentre al terzo piano DESIDERATA (in media res) è la prima personale di Mark Leckey in Italia. Soltanto in anteprima è stato fatto riferimento in conferenza stampa alla mostra che verrà inaugurata a novembre di Boris Mikhailov, dal titolo io non sono io, che occuperà la seconda ala del terzo piano.

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In un grande clima di collaborazione, le mostre sono state realizzate grazie al coordinamento delle varie anime che compongono l’istituzione: la Regione Campania, rappresentata in conferenza stampa da Sebastiano Maffettone, la Fondazione Donnaregina, con il presidente Pierpaolo Forte e la Scabec rappresentata da Francesca Maciocia. Ed è così che il Museo Madre inaugura la sua stagione espositiva in coincidenza con il weekend del contemporaneo: venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 una serie di eventi dislocati per Napoli hanno animato la scena artistica partenopea, in occasione anche dell’XI Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI, alla quale il Madre ha aderito.

Axer / Désaxer, ovvero “In asse/ Non in asse”, a cura di Andrea Viliani ed Eugenio Viola, gioca appunto sull’asse reale del Museo Madre, e si riconnette fisicamente ed idealmente al precedente lavoro in situ realizzato da Buren, Come un gioco da bambini. Con un’accentuata attenzione alla progettualità dell’intervento, Daniel Buren riesce ad individuare il reale asse del Museo rispetto alla strada sulla quale si affaccia, via Settembrini. Tramite un portentoso escamotage mette in risalto il risultato ottenuto, evidenziando sul pavimento l’area con un marmo dalle caratteristiche righe bianche e nere da 8,7 cm ciascuna.

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Discorso tra le infinite realtà esperibili, gioco di riflessi e camuffamenti, la struttura realizzata da Buren mette in moto una macchina teatrale che sconfina verso gli spazi circonstanti, andando a porre enfasi proprio sulla soglia museale, accogliendo i passanti, invitandoli a scostare le tende e ad addentrarsi nel mondo dell’arte contemporanea. Una vera e propria scenografia performante, nella quale è il visitatore il fulcro e l’anima pulsante. «Esiste solo con il pubblico», afferma Daniel Buren durante l’intervista rilasciata lo scorso 8 ottobre, «se lo spazio venisse chiuso l’opera non esisterebbe».

In relazione ad Expo Milano 2015 e il progetto L’Albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte, a cura di Achille Bonito Oliva, Marco Bagnoli presenta al Madre La Voce. Nel giallo faremo una scala o due al bianco invisibile, un’installazione che coinvolge intensamente i sensi. La voce fu realizzata per la prima volta da Bagnoli nel 1975, nel suo studio-abitazione milanese; ripresentata nel 2009 con allestimento di Adachiara Zevi presso gli scavi di Ostia Antica, ogni versione viene rimaneggiata dall’artista assumendo un significato diverso. Nella presente conformazione, La Voce si unisce all’opera Janua Coeli, del 1988, l’installazione si propaga fin oltre i confini della sala coinvolgendo l’ambiente esterno del cortile dove è posto il Sonovasoro (1995).

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Sinestesia tra colori e suoni, sensazioni tattili e impulsi luminosi, le voci che risuonano nell’ambiente della Project Room del Madre guidano il visitatore verso un percorso culinario che dispiega le pietanze di un tipico menù partenopeo. Il «menù di un pasto napoletano, [è] scandito secondo un ordine matematico e combinatorio di pietanze che, alla fine, prolifera senza sosta: ogni parola è un lampo», così descrive Marco Bagnoli la sua opera. La poeticità degli elementi presentati, il piatto di rame, la scala che sfonda il soffitto e sconfina verso il cielo, o “Empireo” come lo definì Germano Celant, il tutto immerso in una luce naturale filtrata in rosso che avvolge in un’atmosfera penetrante.

DESIDERATA (in media res) prima personale di Mark Leckey in Italia, a cura di Elena Filipovic e Andrea Viliani, in collaborazione con WIELS di Bruxelles e Haus der Kunst di Monaco di Baviera, presenta per la prima volta in un’istituzione pubblica italiana un artista già largamente affermato in Europa e non solo. Così come è accaduto con Walid Raad l’anno scorso, il quale in questi giorni vanta una mostra al MoMA di New York, il Madre propone una retrospettiva dal respiro internazionale. DESIDERATA (in media res) un titolo che riassume efficacemente le intenzioni della mostra e delle opere di Leckey: un intricato mix mediale caratterizza la sua poetica, tra sottocultura anglosassone, rave party, immagini pubblicitarie e soprattutto l’evoluzione tecnologica.

Ad accogliere i visitatori alla mostra è il pupazzo gigante di Felix the Cat, Inflatable Felix (2013), ossessione giocosa ed irriverente dell’artista. Tutto gira attorno agli oggetti che fanno parte della quotidianità eMadre la loro attrattiva tecnologica, sul filo del desiderio e repulsione. Come sottolinea la co-curatrice della mostra Elena Filipovic, gli elementi ripresi da Leckey fanno parte dello scenario urbano a cui ormai siamo abituati, come le colonne per l’energia elettrica che ingombrano il paesaggio o i ponti autostradali in cemento. Particolare rilievo assume inoltre la proiezione video Fiorucci Made Me Hardcore (1999), opera che riprende una scena in discoteca e che l’artista ha reso pubblica soltanto successivamente ed ogni volta viene riproposta con editing differenti. Ciò che potrà colpire è la continua presenza di musica, martellante, proveniente per lo più dagli anni ’90, come espressione pop tipica di quel decennio.

Infine, altri progetti che prenderanno il via in questi mesi hanno ricevuto il Matronato del museo: nell’ambito di Progetto XXI, in collaborazione con la Fondazione Morra Greco, la mostra di Lorenzo Scotto di Luzio Pane al pane (sempre in relazione all’iniziativa L’albero della cuccagna. Nutrimenti dell’arte, dal 22 ottobre al 1 novembre 2015); il Progetto Inchiostro depARTure, presso la stazione ferroviaria di Napoli Mergellina (dal 26 ottobre al 2 novembre 2015); nell’ambito dei progetti site specific di Gian Maria Tosatti Sette stagioni dello spirito i tre ambienti 4_Ritorno a casa, 5_I fondamenti della luce e 6_Paradiso (visitabili fino al 15 novembre, informazioni dettagliate qui). Il prossimo appuntamento per il Madre invece sarà la mostra dedicata a Boris Mikhailov, fotografo ucraino che mette in scena la crudezza dei cambiamenti sociali del suo paese, che verrà inaugurata il 14 novembre.

Informazioni:

Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina

Via Settembrini 79, Napoli

www.madrenapoli.it

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