Home Cronaca Il consigliere ultrà: “Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”

Il consigliere ultrà: “Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”

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Il consigliere ultrà: “Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”

L’incredibile dichiarazione del consigliere ultrà.”Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”. 

pino alfanoContinua a tenere banco il caso di domenica. Si rincorrono interviste, commenti, j’accuse e riprese tv. Nessuno si assume responsabilità. A squarciare il velo più di tutti è “La Stampa”, che stamattina  ha riportato le dichiarazioni di un calciatore rossonero e del consigliere ultrà Pino Alfano. “Ti taglio la capa che è, ‘na minaccia?”Solo se sei un ragazzo. Un professionista vero non si farebbe condizionare. Però capirebbe il messaggio”. Sono le frasi che riporta il quotidiano, pronunciate da Pino Alfano, Consigliere Comunale con Delega allo Sport a Nocera, anche lui presente domenica mattina a Mercato S. Severino. Ancora: “Ero giovane. Avevo la testa calda e facevo a cazzotti. Viso a viso. Senza coltelli. A mani nude. Le ho prese e le ho date. Ma adesso no. Mai avuto un Daspo e non voglio cominciare ora“.

Però domenica mattina era lì, con gli altri Ultras, a far rispettare “la nocerinità”. A “persuadere” i calciatori a sposare una causa, quella dei tifosi che, provvisti della tessera del tifoso, ingiustamente non potevano assistere allo storico derby contro la Salernitana, che mancava da 26 anni.

Ma il rispetto e l’onore per una maglia ed una città si scontrano con altre dichiarazioni, scioccanti, di un tesserato della Nocerina: “Se mettete piede in campo siete morti. Lo Stato ci offende impedendoci di essere presenti e voi dovete stare dalla nostra parte. Ci dicevano cose così“, racconta il calciatore arrivato dal Nord. “Sono qui in prestito. Non voglio guai. Se il mio nome esce sono rovinato. Me la sono fatta sotto. Picchiavano i pugni sul pullman. C’erano esplosioni, fumogeni. Troppo per me”. Come riporta “La Stampa”I filmati della polizia mostrano le minacce con chiarezza. Uomini con spalle da scaricatore di porto e la testa rasata che alzano le mani. Le mettono al collo di questi atleti-bambini da mille euro al mese”.

Sottile la linea tra il lecito e l’illecito, tra la minaccia ed il rispetto. La città si sente discriminata, defraudata di un diritto, ma è capace di condannare e riconoscere la violenza che infanga tutti, nessuno escluso? Il direttore sportivo Pavarese, racconta: “è facile parlare quando non si è parte in causa. Io l’ho visto lo choc negli occhi dei ragazzi. Voi no“.

Il calcio è vittima di se stesso, degli interessi che gli ruotano intorno, delle scommesse e delle pay-tv, di scellerate leggi e troppi permessi, degli ultras stessi che spesso hanno dimenticato di essere tifosi per sostituirsi ai capipopolo o piccoli imprenditori del tifo. Il calcio rappresenta la società civile.