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Testimone racconta la Strage di Salerno

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Testimone racconta la Strage di Salerno

Una donna, testimone dell’attentato a Salerno nell’82, racconta come si è consumato il giorno della tragedia. Paura e sgomento nel quartiere per una delle vicende più sanguinose degli Anni di Piombo

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Testimone involontaria di quel giorno. Così mi considero. Non avrei mai voluto essere in quel momento in quel posto, il 26 agosto di 33 anni fa.

Testimone
Testimone racconta la Strage di Salerno

Testimone. Il mio primo figlio era nato da pochi mesi, e quel giorno ero a casa dei miei genitori, a pochi metri dal luogo del misfatto, della quale sono stata testimone. Ero in cucina a svolgere i mestieri, quando improvvisamente io e mia madre sentimmo in lontananza degli spari, che si ripeterono a distanza ravvicinata.

Testimone. Dopo qualche minuto sentimmo il portone del palazzo scosso da una serie di urti. Ci affacciammo alle finestre e vedemmo degli uomini che vestivano la divisa dell’ Esercito tentare di aprirlo a forza di spallate e calci. Urlavano e chiamavano a gran voce, invocando disperatamente l’aiuto di qualche inquilino che potesse loro aprire. Ciò di cui sono stata testimone è stato un grande momento di panico e terrore, durante il quale tutti erano rimasti inermi osservatori di un lavacro di sangue.

Testimone. Non avevamo idea di ciò che si stava consumando a poca distanza da casa nostra. Non sapevamo che quella piazzetta, che una volta era intitolata ad Antonio Parisi, era stata testimone anch’essa di una delle più grandi tragedie degli Anni di Piombo. Salerno se ne è resa protagonista involontaria.

Testimone. La gente cominciò a precipitarsi  fuori dalle case, e si rese così conto solo dopo di essere testimone di un fatto che sarebbe poi entrato nella storia del paese. Le strade cominciarono a gremirsi, udimmo altri colpi sparati nell’aria. Subito dopo venimmo a sapere che, sempre a pochi metri dal nostro condominio dentro il quale i militari erano stati ospitati, un proiettile aveva colpito di striscio un uomo affacciato ad un balcone, che rimase ferito in modo piuttosto grave.  E questa notizia, anche in questo caso, era stata riportata da un testimone.

Testimone. Cominciarono ad arrivare altre pattuglie delle Forze dell’ Ordine, e soltanto in quel momento apprendemmo che tre giovani militari, nell’ intento di sventare un’ incursione delle Brigate Rosse, avevano perso la vita. Alcuni brigatisti avevano assaltato dei veicoli dell’ Esercito che si trovava nei paraggi, allo scopo di derubarli delle armi. Da lì ne nacque un conflitto a fuoco, durante il quale due poliziotti ed un soldato ebbero la peggio: i primi due morirono immediatamente, l’altro invece sarebbe morto pochi giorni più tardi.

In breve tempo si riversarono nelle strade anche dei giornalisti,  con telecamere e microfoni, che iniziarono a fare la cronaca di ciò che era accaduto. E non riuscivamo a crederci neppure noi. Questo è ciò che ricordo di quella giornata.

E adesso per ricordarli ogni giorno, è stata costruita lì una scultura in vetro: simboleggia un uomo che, attraverso quel simbolico vialetto incorniciato, arriva alle porte del Paradiso. Quell’uomo stilizzato rappresenta la loro anima”.

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Classe 1987, ho frequentato l’Università degli Studi di Salerno, conseguendo la Laurea di Primo Livello in Sociologia. Ho ottenuto una certificazione di frequenza per il corso di addetto/responsabile Ufficio Stampa e ho partecipato a diversi concorsi letterari, tra cui quello dell'estate 2015 del Circolo degli Artisti Salernitani, che mi è valso un Primo Premio. Lo scorso anno ho pubblicato il mio primo romanzo edito da Writers Editor, intitolato "Amore di papà". Sono un'attivista femminista e sostenitrice dei diritti LGBTIQ e gestisco una pagina Facebook sui diritti delle donne, "Doppia Vu Women Rights". Inoltre, ho il ruolo di segretaria provinciale presso la sezione NIDIL CGIL di Salerno.