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Studenti fuorisede, guida galattica contro il lonerism

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Studenti fuorisede, guida galattica contro il lonerism

L’abbandono della città natia e soprattutto della parmigiana di nonna può essere drammatico. Un cd di 12 tracce per riuscire a superare lo smarrimento del vivere da soli

Traccia 3 – My woman from Pechino

C’è una sorta di lista mentale di cose che siamo convinti non faremo mai nella nostra vita.

Ovviamente la lista è particolarmente labile, ad esempio a 10 anni non avrei mai pensato di ordinare acqua tonica in un bar, ma questa è un’altra storia.

studenti fuorisedeSicuramente la voce più duratura della lista è stata: “Mai e poi mai comprerò un portaspazzolino da denti”.

Senza spiegarvi il motivo (diciamo che non avevo idea che l’acqua che si forma nel portaspazzolino andasse in qualche modo rimossa) anche questa voce è stata depennata.

Quindi, dove comprare un oggetto apparentemente inutile, possibilmente di plastica, e a un prezzo basso?

Ovvio, dai cinesi.

Per chi non ne avesse familiarità, il negozio dei cinesi è una sorta di Woodstock del suppellettile apparentemente inutile, rigorosamente di plastica e venduto a un prezzo basso.

Di solito è diviso in corridoi strettissimi dove si può passare uno alla volta e c’è talmente tanta roba che un claustrofobico potrebbe vivere i 5 minuti più brutti della sua vita.

negozio-cinesi

Se stai cercando una cosa X, come ad esempio un posacenere o una motosega a 5 velocità (tranquilli ce l’hanno), e ti avventuri da solo nei corridoi, la tua possibilità di trovarla è pari a quella che in una puntata di Dr. House la malattia diagnosticata sia Lupus.

Bene, io questi negozi…. LI AMO!

Mentre scrivo cerco di ricordarmi le cose comprate in questi mesi da fuorisede; un bottino sconnesso che mi fa sembrare un mix tra “Tim l’uomo attrezzo Taylor” e Nonna Papera.

Tra i pezzi degni di nota: portaspazzolino da denti (si, alla fine l’ho trovato, blu, di plastica e a 70 centesimi), quaderni (tutti di strani cartoni animati), una cinquantina di evidenziatori, dalle 350 alle 400 penne Bic nere, una tovaglia di plastica, un set di cacciaviti piccolissimi (mi si erano allentate le viti degli occhiali), un set di cacciaviti normali (volevo aggiustare l’armadio), un martello, un sacco di puntine, un gonfietto per le ruote della bici iper moderno, 3 o 4 caricabatterie per l’Iphone, un pennello per spalmare la senape (leggi QUI), tazzine da caffè, un ventilatore…

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Il mio preferito dopo aver provato tutti quelli del mio quartiere, e sono tanti (penso che nella mia strada ci sia la più alta concentrazione abitante/negoziodeicinesi di Roma), è senza dubbio “Convenienza casa 2”, molto più fornito e con il personale di gran lunga più preparato di “Convenienza Casa 1”.

E poi lì c’è lei: my woman from Pechino.

La mia donna di Pechino ha una risposta a tutte le domande.

Citando quindi gli amici Deep Purple (che sicuramente stavano pensando a lei, ma Tokyo faceva più figo):

“La mia donna da Pechino, lei mi fa vedere.

La mia donna da Pechino, lei è così buona con me”

A volte la sfido chiedendole cose sempre più difficili, entro nel negozio e cerco di metterla in difficoltà.

Come in un vecchio western alla Sergio Leone, io, il bandito che mette scompiglio nel saloon, lei lo sceriffo. Tieniti pronta al dodicesimo rintocco baby.

“Tagliapeli del naso!?”, “Terzo corridoio, sinistra.”

“Cover per il Nokia 3310!?”, “Subito alla tua destra.”

“Punta da trapano elicoidale con attacco a croce, compatibile con il mio Black&Decker comprato nel lontano 2006 per festeggiare la vittoria dei mondiali !?”, “Secondo corridoio, in fondo, destra”

“Audiocassetta di Shaggy con su Bombastic!?”, “Tieni, in omaggio con il portaspazzolino.”

“Oh mia donna di Pechino, il senso della vita?”

“Se non c’è nel quarto corridoio a sinistra allora manca. Se vuoi te lo ordino, passa domani”.

Ok, a domani alla solita ora.