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Società sportiva froda il fisco per 8 milioni di euro

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Società sportiva froda il fisco per 8 milioni di euro

Cilento, una società sportiva calcistica froda il fisco con fatture gonfiate ed operazioni illecite. Debiti allo Stato per 8 milioni di euro

I militari della Tenenza di Sapri, sotto la direzione della Procura e del Tribunale di Lagonegro, hanno scoperto un’ingente frode fiscale nel settore delle sponsorizzazioni calcistiche, che ha avuto come protagonista una società sportiva operante nell’area del basso Cilento ed altri soggetti economici attivi in varie regioni del Sud Italia.

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Il meccanismo utilizzato per frodare il fisco consisteva nell’emettere fatture gonfiate di sette o anche otto volte rispetto agli importi effettivamente pagati dagli sponsor; in seguito, una parte dei proventi concordati – corrisposti mediante assegni o bonifici bancari o postali – venivano restituiti in contanti e “in nero” agli stessi “sponsor”.

Questo meccanismo ha consentito alla società calcistica, per il tramite dei vari amministratori – legati tra loro dal vincolo associativo (art. 416 c.p.) – di finanziarsi trattenendo in modo illecito le imposte, che sarebbero dovute confluire nelle casse dello Stato; mentre ai numerosi imprenditori di medie e grandi dimensioni ha consentito di dedurre e detrarre in modo illecito, dai loro redditi, costi e spese mai sostenute, creando allo stesso tempo fondi neri da impiegare in operazioni extracontabili. I militari hanno ricostruito un’evasione in materia di imposte dirette per 8 milioni di euro ed un’I.V.A. per 1,5 milioni di euro.

All’Autorità Giudiziaria sono state deferite ben 80 persone, tra dirigenti della società sportiva (emittente) e amministratori e rappresentanti legali delle imprese destinatarie delle fatture per operazioni oggettivamente inesistenti.

A carico degli indagati sono stati ipotizzati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, di dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, emissione di fatture per operazioni inesistenti e occultamento della documentazione contabile previsti dal D. Lgs. 10 marzo 2000 n. 74.

L’Autorità Giudiziaria ha quindi disposto l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro per “equivalente”, che ha permesso di sottoporre a sequestro somme di denaro e beni nella disponibilità degli 80 indagati per un ammontare pari a 1,5 milioni di euro. Ed ecco un’altra furbata inevitabilmente venuta a galla.