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Scuole in zone a rischio sismico a Salerno, 18 gli istituti in emergenza

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Scuole in zone a rischio sismico a Salerno, 18 gli istituti in emergenza

Rischio sismico per 612 scuole della provincia di Salerno, di cui 18 ad alta pericolosità, prive di adeguamento alle norme antisismiche

Sono 612 le scuole nel salernitano esposte al pericolo terremoti, 18 quelle ad alto rischio, sprovviste di ogni adeguamento alle norme antisismiche.

Non a caso, sono stati registrati fortissimi ritardi in Campania per la regolamentazione della materia. Il piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, depositato il 10 settembre dalla sezione centrale di controllo della Corte dei conti, e previsto da una legge statale entrata in vigore 16 anni fa, riporta delle cifre che mettono in luce “l’inadeguatezza delle risorse finanziarie disponibili in relazione al fabbisogno stimato e all’urgenza degli interventi affermata dal legislatore“.

Degli istituti scolastici in provincia di Salerno 114 sono situati in una zona a bassa pericolosità, ma solo uno di questi presenta un piano di adeguamento alle norme antisismiche. Sono, invece, 480 le scuole collegate in un’area di rischio medio alta. Solo 33 sono dotate di progetti di adeguamento.

Piani di prevenzione in Campania

Intricati e carenti appaiono i provvedimenti assunti in Campania. Oltre al piano originario, altri tre piani di stralcio e uno di rimodulazione. Secondo il primo piano di stralcio, in Campania risultano 15  progetti non avviati (per un importo 6,6 milioni di euro), equivalenti al 22,8% dei previsti. Mentre per il secondo sono 48 i progetti non realizzati (importo 30,4 milioni). Il terzo programma stralcio segnala il mancato avviamento di 12 opere su 14 (importo 1,1 milioni). Infine, per quanto riguarda il piano di rimodulazione non sono partiti 4 progetti, pari al 45,3% (importo 1,9 milioni).

I magistrati della Corte dei Conti scrivono: “Per quanto concerne il Primo programma stralcio, alla data del 31 dicembre 2017 il contratto di mutuo risultava stipulato per 608 progetti (in tutta Italia, ndr), corrispondenti al 90,5%. Le procedure di gara e affidamento risultavano avviate per 585 interventi, corrispondenti all’87,1%, mentre gli interventi ultimati erano pari al 66,8%, per un numero di 450. Le due regioni con uno stato di avanzamento dei lavori inferiore alla media risultano essere la Calabria (50,7%) e la Campania (43,9%)». E sul secondo programma stralcio: “I contratti di mutuo risultavano stipulati per 708 progetti, pari al 79,6%, le gare di affidamento avviate per il 73,5% degli interventi, pari a 669, mentre solo 496 opere risultavano ultimate, in misura corrispondente al 52,2%, con significativi scostamenti per la regione Campania, che ha fatto registrare una percentuale del 14,7% con soli 17 interventi conclusi“.

La Corte tira le somme sugli interventi e sui ritardi degli interventi. “A distanza di oltre 15 anni dalla legge 289/2002, a fronte di 2.645 interventi complessivamente programmati ne risultano avviati 1.945, mentre 637 non sono mai iniziati (24%). Gli interventi ultimati sono complessivamente pari a 1.617 su 2.651previsti, pari al 61%“.

Il principale problema del rallentamento nell’attuazione del Primo programma stralcio è collegato all’ottenimento dell’autorizzazione alla sottoscrizione dei contratti di mutuo introdotti dalla legge finanziaria 2007, nonché alla concertazione tra Mit e regioni nella procedura di attuazione degli interventi programmati“. “Ulteriori fattori sono da imputarsi alla carente progettazione delle opere programmate, ai ritardi nel rilascio di pareri da parte degli enti competenti, alle difficoltà di reperire fondi per interventi collaterali sul medesimo edificio, nonché alla mancanza di coordinamento di interventi diversi sul medesimo immobile e all’impossibilità di conciliare l’ordinato svolgimento delle attività didattiche con le esigenze di cantiere“.

Rispetto al terzo programma stralcio: “Ulteriori fattori di rallentamento sono da individuarsi nella previsione di risorse per la messa in sicurezza di istituti scolastici privati, a causa dei problemi relativi alla finanziabilità dei relativi interventi (problematica risolta con specifico provvedimento normativo sopravvenuto), nonché nella possibilità di erogare a tali soggetti fondi provenienti dalla Cassa depositi e prestiti“.