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Sanremo 2013 tra spettacolo ed educazione sociale

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Sanremo 2013 tra spettacolo ed educazione sociale

Si è conclusa la nota kermesse musicale della riviera ligure, giunta oramai alla sua 63esima edizione. Quest’anno, oltre che un contenitore inedito di musica, spettacolo e satira, condito come al solito da polemiche e critiche di ogni sorta, il festival di Sanremo è stato anche e soprattutto veicolo di messaggi etico-morali altamente edificanti, quali la libertà di amare qualsivoglia sesso nel pieno possesso dei propri diritti civili, come giusto corrispettivo dell’altrettanto pieno adempimento dei propri doveri, e la lotta contro la violenza sulle donne.  Due argomenti scottanti insomma ed assolutamente attuali, dei quali il primo è stato proposto sul palco sanremese attraverso la scena, tenera e discreta insieme, di una coppia di gay che, attraverso dei cartelli, ha voluto raccontare all’Italia la sua storia d’amore: una storia normale, semplice, come tante altre, rivendicando in silenzio i diritti negati, come quello di potersi unire in matrimonio, che di lì a poco i due avrebbero celebrato negli Stati Uniti.

Il secondo tema, invece, è stato degnamente trattato (non a caso) la sera di San Valentino dalla conduttrice Luciana Littizzetto, che in un monologo tra il serio e il faceto ha voluto lanciare un grido di protesta, di disprezzo e di sdegno contro tutti quegli uomini assassini delle proprie donne, e un invito alla ribellione da parte del sesso femminile che ogni giorno è vittima di violenze. Con decisione e determinazione, la Littizzetto ha imposto alle orecchie delle donne i suoi diktat: “L’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo“, “L‘amore con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione“, “Un uomo che ci mena non ci ama, mettiamocelo in testa“, per concludere che “un uomo che ci picchia è uno stronzo, sempre“, perché “l’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe le costole e non lascia lividi sulla faccia“. Questi, quindi, i messaggi che la Littizzetto ha voluto lanciare dal palco dell’Ariston contro l’ondata, purtroppo inarrestabile, di omicidi e soprusi commessi da uomini sulle donne, affinché queste ultime, prima ancora di diventare vittime dei propri carnefici, diventino le artefici della propria salvezza e libertà riconquistata, abbandonando una volta per tutte l’idea, sbagliatissima, che un rapporto fatto di violenza, dominio, terrore sia amore.

Al monologo della Littizzetto è seguito poi un balletto di donne, del quale la stessa Luciana ha fatto parte, come segno di partecipazione al flash mob di ben un milione di persone che si stava compiendo nel mondo quel giorno proprio contro la violenza sulle donne, tutte unite per reclamare a gran voce il diritto sacrosanto e inviolabile di appartenere prima di tutto a loro stesse.

Sanremo, dunque, è stato quest’anno, oltre che il tradizionale inno alla musica italiana, un giusto inno alla vita per tutti.