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San Matteo, la festa del Santo Patrono tra tradizioni culinarie e religiose

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San Matteo, la festa del Santo Patrono tra tradizioni culinarie e religiose

I festeggiamenti in onore di San Matteo, patrono della città di Salerno tra tradizione, leggenda e curiosità

Il 21 settembre, data che per convenzione si attribuisce all’equinozio d’autunno, costituisce per i salernitani una sorta di spartiacque che segna definitivamente la fine dell’estate e l’inizio della stagione autunnale. Tra tradizione, leggenda e religione, i festeggiamenti del Santo Patrono saldano in un evento corale l’intera comunità cittadina.

La leggenda

A San Matteo è attribuito il merito di aver salvato la costa dall’incursione dei pirati saraceni nel 1544 costringendoli alla fuga. Da allora in segno di riconoscenza lo stemma della città venne impreziosito con la figura di San Matteo, che con la mano sinistra regge il Vangelo e con la destra benedice la città.

La processione

La processione attraversa il centro storico, percorre Corso Vittorio Emanuele, scende per Via Velia, per poi sfilare lungo Via Roma fino alla chiesa dell’Annunziata, e rientrare infine, su Via Mercanti, fino al Duomo. Aprono la processione le tre statue d’argento dei Santi Martiri Salernitani, Anthes, Gaio e Fortunato, simpaticamente definiti dal popolo come le “tre sorelle” di S. Matteo, per i loro volti dai lineamenti dolci ed i capelli lunghi. Segue la preziosa statua di San Gregorio VII, risalente al 1742, papa morto a
Salerno nel 1085, durante il suo esilio. Da lui fu consacrata, nel 1804, la Cattedrale costruita da Roberto il Guiscardo e dedicata a San Matteo.

Durante questo lungo percorso di preghiera, si tiene il consueto saluto al mare: all’altezza del palazzo della Provincia, la statua viene fatta ruotare verso il mare per benedire coloro che ad esso devono la proprio vita. San Matteo è infatti anche il protettore dei pescatori.

I portatori

Protagonisti indiscussi delle celebrazioni religiose sono loro, i portatori.  Le statue dei santi attraversano la città sulle spalle dei portatori che formano le “paranze”, un gruppo difficilmente accessibile: i posti si tramandano di padre in figlio da generazioni. Tra loro troviamo le antiche famiglie di “portuali” o commercianti del mercato di Salerno che per passione e dedizione ogni hanno orchestrano, con una ritualità di gesti e movimenti ormai consolidata nel tempo, la riuscita del corteo religioso.

Tradizione culinaria

Piatto tipico della tradizione culinaria salernitana è la milza imbottita, o meglio a “meveza ’mbuttunata. La tradizione vuole che il piatto venga consumato proprio il 21 settembre, quando la città si ferma e i salernitani si godono la loro festa nel centro storico della città.

Le origini del piatto sono molto antiche e vengono fatte risalire all’abitudine dei macellai di pagare i contadini con le parti meno pregiate della carne. Così, durante i festeggiamenti patronali nelle strade, non soltanto del centro ma anche della zona orientale, si sentono gli aromi dell’aceto e del vino utilizzati per cuocere a fuoco lento per diverse ore la milza.

Gli ingredienti in genere utilizzati per la farcitura sono il prezzemolo, qualche fogliolina di menta, spicchi d’aglio e peperoncino piccante.

Festeggiamenti civili

Come di consueto, alle ore 24.00, appuntamento lungo il Lungomare cittadino per lo spettacolo pirotecnico in onore del Santo Patrono. A mezzanotte il cielo cittadino s’illuminerà con i fuochi d’artificio che saranno sparati dal braccio del Molo Manfredi.