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Salerno, tre arresti per associazione mafiosa, riciclaggio e false attestazioni

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Salerno, tre arresti per associazione mafiosa, riciclaggio e false attestazioni

I tre, tra cui un imprenditore salernitano, sono indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio

La Guardia di Finanza di Salerno, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, sta eseguendo una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Salerno, nei confronti di un imprenditore salernitano (G.A.), un pregiudicato (E.B.) ed uno stretto collaboratore del primo soggetto (S.L.R). Questi sono indagati per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio.

Per i primi due è stata disposta la custodia cautelare in carcere, mentre con lo stesso provvedimento sono stati disposti gli arresti domiciliari per il terzo soggetto. È stato inoltre disposto il sequestro di beni per un valore di 220 mila euro nei confronti dell’imprenditore e di ulteriori 70.000 euro nei confronti di un ulteriore indagato.

Le indagini

Le indagini hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti di riciclaggio, di intestazione fittizia di beni, di false attestazioni all’Autorità Giudiziaria e di reati tributari. Gli arresti di oggi, eseguiti contestualmente a numerose perquisizioni effettuate nelle province di Salerno, Roma e Vicenza nei confronti dei principali indagati e delle società del gruppo dell’imprenditore, giungono al termine delle indagini condotte dai finanzieri del G.I.C.O. di Salerno, delegate da questa D.D.A. proprio al fine di accertare l’effettiva riconducibilità all’imprenditore di numerose imprese operanti perlopiù nel settore della somministrazione del lavoro interinale e della logistica.

Nei confronti di una delle principali società di lavoro interinale, le Fiamme Gialle salernitane avevano già accertato un’ingente evasione fiscale, per la quale nell’estate dell’anno 2015 era stato disposto ed eseguito il sequestro preventivo di un patrimonio per un valore iniziale di oltre 8 milioni di euro, costituito da immobili, azioni, conti correnti, denaro contante, orologi preziosi e quadri d’autore, poi ridotto per effetto di successivi pagamenti di crediti vantati dall’Amministrazione finanziaria.

L’appoggio del clan Pecoraro-Renna

Nel corso delle investigazioni è emerso che l’indagato, detto il Presidente, è titolare e dominus di un vasto patrimonio immobiliare, societario, mobiliare e finanziario, per gran parte fittiziamente intestato a prestanome. L’accumulo di tale patrimonio, secondo le ipotesi investigative, è stata possibile, sia attraverso la sistematica evasione fiscale del gruppo facente capo all’indagato, accertata in oltre 70 milioni di euro, sia grazie all’appoggio del clan camorristico Pecoraro-Renna. L’indagato E.B., già detenuto per altra causa in quanto imputato tra l’altro del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (indagini Perseo ed Omnia) ed accusato di essere il capo di un gruppo criminale che agiva in continuità con il clan Pecoraro-Renna, ha avuto un molo di primaria importanza all’interno delle società dell’indagato G.A..

Nel corso delle indagini è emerso che E.B. aveva procurato attestati falsi di impiego lavorativo presso le imprese di G.A. a numerosi pregiudicati destinati ad essere prodotti all’Autorità Giudiziaria al fine di ottenere benefici in sede di esecuzione della pena (delitto punito dall’art. 374 bis c.p.). Con l’assunzione di alcuni componenti del gruppo criminale e di altre persone da questi ultimi raccomandate, G.A. ha concorso ad accrescere il loro potere e la loro influenza criminale, così determinando un rafforzamento del clan.

Le attività imprenditoriali dell’imprenditore si sono nel tempo estese da Pontecagnano Faiano (SA), sede principale dei suoi affari, in molte aire province italiane (Ancona, Avellino, Bari, Catania, Napoli, Prato, Parma, Trapani, Varese e Vicenza). Più di recente si sono registrati investimenti in Danimarca e in Estonia, dove G.A. ha acquisito le quote di due società, impiegando parte dei proventi illeciti provenienti dall’ingente evasione fiscale.