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PFM, randagi sonori e impressioni di settembre

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PFM, randagi sonori e impressioni di settembre

Concerto di sofisticata performance musicale a Scario. La PFM è l’inchino alla musica internazionale. Leggi l’intervista esclusiva di ZON

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La PFM, all’interno della programmazione dell’Equinozio d’Autunno 2015, porta sul palco di Scario la storia di una carriera che ha celebrato la musica in senso totale, dal nome “All the Best“.

Professionisti, ma non basta.

Maestri, ma non basta.

Appassionati, ma non basta.

La PFM (Premiata Forneria Marconi) esegue perfezione, consapevolezza, inventiva, espressività. Un pubblico composto, che rimane “congelato” di fronte alla potenza musicale, che va al di là di un’esperienza artistica comune, ma fa del concerto un momento di creazione.

PFM
PFM a colloquio con ZON

La creatività nasce dalla forma ben acquisita nel tempo, sempre sperimentata e diversificata. La PFM trasporta progressivamente l’energia e la musicalità nel corpo del pubblico, fino alla manifestazione di un’empatia straordinaria.

Il leader Franz Di Cioccio è una nota acrobatica caduta da un pentagramma che scrive musica in ogni angolo che invade, circondato da musicisti che curano la bellezza del suono raggiungendo il livello estetico e vitale della musica: Patrick Djivas (basso), il talentuoso Marco Sfogli, andato ad aggiungersi a Lucio Fabbri (violino, seconda chitarra e seconda tastiera), Alessandro Scaglione (tastiere, organo Hammond e MiniMoog), Alberto Bravin (tastiere aggiunte e voce) e Roberto Gualdi (seconda batteria).

Segue l’intervista agli storici della PFM, Franz Di CioccioPatrick Djivas. 

La PFM ha cercato e continua a cercare la contemporaneità del suono. Cosa significa essere contemporanei?

Franz Di Cioccio: La contemporaneità per noi significa fare quello che abbiamo scelto di fare. La nostra musica è trasversale e quindi la nostra contemporaneità è mantenere un principio con cui siamo partiti. Quando abbiamo fatto una cosa bella, non la ripetiamo, ma cerchiamo di trovare qualcosa da fare che non è stato ancora scoperto. Principalmente la contemporaneità è qualcosa che a noi piace e che ci stimola… pensiamo che il pubblico, se riesci a trovare la chiave giusta della tua espressività, ti segue. La cosa più semplice sarebbe che, una volta fatto successo, replichi la cosa e avere le buone probabilità che questo riaccada, ma non abbiamo voluto sempre il nuovo.  Il suono contemporaneo non è quello che accade oggi, ma è il modo di mescolare. È talmente tutto così trasversale oggi, che puoi trovare una cosa fantastica anche non in Italia, ma in un altro paese e in un altro linguaggio… altro continente. Siamo noi che dobbiamo essere attenti e vibrare al momento giusto…insomma l’orecchio è un grande giudice e quando piace qualcosa è difficile non apprezzarla e non sentirla tuo.

Patrick Djivas: Secondo me non esiste il suono contemporaneo. Forse oggi la musica è troppo di nicchia e quindi a questo punto il suono contemporaneo qual è? Sta in quei generi musicali che ci stanno oggi? Non ha molto senso tutto questo per me… il suono contemporaneo è quello che ti tocca, personalmente. Il suono contemporaneo è quello che a te, come persona, ti arriva al cuore. È quello di John Coltrane, Frank Zappa e tantissimi altri.

Il rapporto con la musica classica è costante nella carriera della PFM. È un punto di partenza o un punto di continuo ritorno?

Franz Di Cioccio: La musica classica non è qualcosa che deve tornare per forza, ma ce l’abbiamo dentro un po’ tutti noi, perché comunque è una fonte inesauribile d’ispirazione, come per chi studia storia dell’arte… il passato è ispirazione. Nella rilettura della storia della musica, come nel nostro caso, capisci una parte di entità e di appartenenza che riesci ad esprimere. Per me la musica classica è ispirazione… papà era oboista, e quindi, per me è come ricordare quel tempo bello in cui faceva il musicista; si ammalò, smise e fece il sarto come secondo lavoro… la sua passione mi portava ad avere una collezione di dischi incredibili e tutti i giorni si ascoltava. Sapevo a memoria molti brani e quando mi sono ritrovato ad innamorarmi del rock, sentivo che anche loro si erano ispirati da qualche parte. Infatti, in età più adulta abbiamo fatto un progetto formidabile. PFM in classic chiude un cerchio della nostra carriera, perché rappresenta una grande fetta della conoscenza umana e della storia della musica. 

Patrick Djivas: La musica classica è un punto di partenza di tutti noi… noi siamo europei e per noi la musica classica è come il jazz per gli americani. È la musica tradizionale, non del paese o della città, ma dell’Europa. Rimane anche una musica ricca soprattutto dal punto di vista armonico, e ha dato moltissimo ai musicisti europei. Infatti se prendi le differenze tra i musicisti europei e quelli americani è proprio la ricchezza armonica. Senz’altro esiste nel rock inglese, ma che nel rock americano è molto più semplice, proprio perché si rifanno continuamente a generi e forme che privilegiano il ritmo, come il jazz e il blues. La musica classica e il jazz hanno influenzato molto il rock di oggi… si possono definire le eccellenze musicali. Il progetto PFM classic, su cui abbiamo lavorato tantissimo, non è stato semplice perché dovevamo non solo trovare delle idee, ma pensare anche cosa avrebbe fatto Mozart se avesse avuto un basso e una chitarra, o anche una batteria, meglio se in un’orchestra… in più abbiamo dovuto scrivere anche una musica all’altezza dei maestri, veri compagni di viaggio, ma che ci ha stimolato tantissimo. 

Prendiamo il titolo “Impressioni di settembre” e applichiamolo alla musica internazionale. Quali sono le vostre impressioni in un settembre che è sempre simbolo di proposte, progetti e slanci verso il futuro?

Franz Di Cioccio: Il rinnovamento c’è sempre, perché se rimani sintonizzato con il mondo la ricerca non si ferma mai, anche perché la musica è continua creazione artistica. Oggi è più facile conoscere, ad esempio con Internet, ci sono grandi possibilità di sperimentazione. Uscire e scoprire altre realtà è un altro modo per andare oltre. 

Patrick Djivas: La musica oggi è molto collegata all’andamento della società. Questo è un momento di grande confusione e non si capisce più nulla. Non si capisce più qual è la musica buona e quale quella cattiva, e quindi è un momento che ha bisogno di chiarirsi le idee. Manca una linea comune, una situazione e una strada verso la quale andare… quella che invece ai nostri tempi era molto chiara, per i giovani e per gli artisti. Speriamo che questo periodo diventi più semplice, perché è diventato così complicato ma non si capisce il motivo di questa complessità. Lo stesso vale per la musica, che ha preso purtroppo una piega troppo televisiva, ed è stata così fagocitata.

Galleria fotografica – All Rights Reserved Pietro Avallone

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Laureata in D.A.M.S presso l'Università di Udine, giornalista pubblicista, curo da un anno la rubrica ZONmovie con un bel gruppo di collaboratori. Cerchiamo di seguire gli interessi dei lettori, ma allo stesso modo vogliamo garantire i contenuti, sempre ben argomentati e fondati rispetto a ciò di cui parliamo. Analizziamo la rubrica in relazione all'arte, all'animazione americana e seguiamo le migliori serieTv e, con speciali dedicati, offriamo retrospettive sulle serie più attese. Inoltre, anche la nuovissima rubrica "Dal libro allo schermo" garantisce una pluralità di contenuti. Non solo. ZONmovie propone anche una sezione dedicata alla WebSerie, con appuntamenti settimanali.