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Omofobia, riflessioni sul tema

Omofobia, riflessioni sul tema

Omofobia, che si tratti di una scelta di vita sessuale o di una caratteristica strutturale del desiderio erotico verso le persone dello stesso sesso, LGBT va ormai considerata una forma di sessualità legittima al pari dell’eterosessualità

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L’Associazione Rosa Aliberti di Roccapiemonte e Fedora, con la collaborazione scientifica fornita dall’A.M.I. ( Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani) ed in sinergia con l’Assessorato alle Politiche Sociali e la Consulta per le Pari Opportunità, hanno promosso una serata di riflessione e di approfondimento sul delicato tema dell’omofobia, l’atteggiamento di ostilità nei confronti degli omosessuali, uomini o donne che siano.

L’apertura dei lavori ha previsto i saluti istituzionali della dr.ssa Luisa Trezza, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Roccapiemonte, del magistrato Mario Pagano, presidente dell’associazione Rosa Aliberti e del prof. Gaetano Fimiani, presidente dell’associazione Fedora.

Hanno relazionato l’avv. Alba De Felice, presidentessa A.M.I. Agro Nocerino Sarnese e presidentessa On. AMI distretto di Salerno, l’avv. Concetta Galotto, consulta Pari Opportunità di Roccapiemonte e la dr.ssa Silvana Mirella Aliberti, sociologa e dirigente  dell’Associazione Rosa Aliberti.

Il workshop ha visto la partecipazione della dr.ssa Martina Castellana –  già presidentessa alle Pari Opportunità e dirigente medico presso l’Asl di Salerno – figura di riferimento nazionale per il dibattito sulle differenze di genere e la lotta contro l’omofobia.  Il  suo ultimo libro “Il bambino ruvido” è stato al centro della discussione a più voci.

«Martina Castellana è una donna audace, coraggiosa, ha agito con coerenza nella vita e vuole essere apprezzata per le sue competenze e la voglia di fare e non per il suo percorso personale» afferma Silvana Mirella Aliberti.

omofobia«Il bambino ruvido presenta registri narrativi diversi: malinconia e tormento, riti magici e mistero, abbandono e voglia di rivincita. Forte e sintomatico il titolo: l’aggettivo “ruvido” vuole evidenziare questo bisogno di costruire una “corazza”  contro le ostilità, l’emarginazione a cui vanno incontro le persone “diverse”, per rivendicare i loro diritti e la loro identità, per non soccombere al dolore che attanaglia il cuore quando si è discriminati (come Angelo, un bambino, che nelle prime pagine del libro, appare con la pelle ruvida, squamosa, affetta da psoriasi, una pelle spessa che forma una sorta di corazza protettiva dal mondo esterno)» prosegue Aliberti.

La storia è un intrecciarsi di vite che finiscono per convergere le une verso le altre, in un susseguirsi di destini e nessuno potrà sottrarsi al dolore se non lenirlo.

La trama: Eleadora aveva da poco compiuto quindici anni, quando era arrivata in Italia per la prima volta, insieme al fidanzatino Sorin per condividere sogni e speranze, e distogliere il pensiero dalla miseria passata. Ben presto il destino preannunciato dalla vecchia Ozana, la megera del paese, si realizza. Eleadora diventa mamma  di Angelo, ma su di lei incombe la sofferenza preannunciata: rimane vedova e il suo dolore diventa come un fiume in piena che straripa dagli argini. La povertà le farà prendere una decisione che segnerà il suo destino e quello di suo figlio.

Nell’orfanotrofio dove la madre Eleadora l’aveva portato, Angelo prova  cosa significa essere diversi perché lui era “il bambino dalla pelle ruvida” e nessuno voleva adottarlo, nessuno voleva stare con lui. Solo Nicola, un bambino con cui condivideva l’istituto, non si era allontanato quando la psoriasi si era “affacciata sul suo corpo”. Sarà proprio Nicola, diventata Greta ad abbattere  le sue insicurezze e a liberarlo da quella corazza che Angelo aveva costruito come barriera tra sé e gli altri.

Greta divenuta la Papessa, la sacerdotessa del mistero, la dea della notte profonda, passa da un uomo ad un altro, alla ricerca di un amore che le dia dignità di persona e un barlume di felicità.

Un destino comune li terrà uniti, anche quando le loro strade si divideranno, un destino di affermazione delle proprie libertà,  di sopravvivenza,  di amore.

Martina Castellana in questo testo riesce a rendere comprensibile la realtà complessa degli LGBT, toccando in maniera  sapiente  gli aspetti poliedrici della sessualità. I suoi personaggi, con i differenti vissuti significativi, esprimono infatti, i diversi comportamenti sessuali:

  • Eleadora rappresenta l’amore classico, l’amore eterosessuale che vede l’accoppiamento come produzione di vita e fondazione sociale. Dalla coppia  Eleadora e Sorin nasce Angelo.
  • Angelo prova le diverse sfaccettature della sessualità : dalla masturbazione all’amore transessuale con Greta e l’amore eterosessuale con Lùsia.
  • Nicola (prima di trasformarsi in Greta)subisce un rapporto orale e un rapporto omosessuale. Divenuta Greta prova l’amore mercenario (inizia a prostituirsi), l’amore eterosessuale con Nando; si trasforma da sottomessa a Dominatrice; l’incontro con Luciano la porta all’incesto; prova il godimento feticista con Angelo; l’amore transessuale con Dorian.
omofobia
Martina Castellana e i relatori del workshop

«Tra queste righe, l’autrice si dimostra conoscitrice dell’animo umano, traspare la sua sensibilità, il suo conoscere la sofferenza che si cela dietro l’emarginazione perché  l’altro viene situato altrove, al di fuori dell’ambito comune degli esseri umani. Amori vergognosi, gusti depravati, passione ignominiosa, vizio sodomitico sono queste le  designazioni che per secoli hanno definito il desiderio e le relazioni sessuali o affettive tra persone dello stesso sesso» dice  Silvana Mirella Aliberti.

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