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Nightcrawler di Dan Gilroy

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Nightcrawler di Dan Gilroy

Nightcrawler di Dan Gilroy racconta il giornalismo spietato ai tempi delle nuove tecnologie

[ads2] Dan Gilroy ha presentato, in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, una storia che rappresenta la realtà contemporanea, in particolare il voyerismo del nuovo millennio supportato da una tecnologia che ci consente d’improvvisarci reporter di quello che succede nelle strade della città, spesso senza rispetto per la dignità umana. Il film si intitola Nightcrawler e il titolo italiano, molto esplicativo, è Lo Sciacallo.

Racconta di un uomo asociale, solo e alla ricerca disperata di un impiego, Lou Bloom (Jake Gyllenhaal), che un giorno, trovandosi ad assistere a un incidente, decide di comprare una videocamera e da quel momento andare a caccia di cronaca nera, per le strade di Los Angeles, e vendere poi i suoi video al miglior offerente. Entra così in contatto con la direttrice di rete di una TV locale, Nina Romina (Rene Russo) che impressionata dalle sue immagini più cruente e più ravvicinate delle altre, gli chiede ogni volta di andare sempre più vicino alla realtà, al cruento, al sangue, a tutto quello che di tragico accade a Los Angeles e può impressionare gli spettatori, alzando così gli indici di ascolto della trasmissione.

nightcrawlerQuello di Lou Bloom è un personaggio figlio di questi tempi difficili in cui il lavoro è precario, con contratti a tempo, sottopagato o spacciato per stage non remunerati. Tutto questo si lega poi a una realtà, quella degli smartphone e delle nuove tecnologie che ci fa vivere sempre legati a un aggeggio elettronico in grado di registrare tutto quello che vediamo e condividerlo in tempo reale. Più un avvenimento è eclatante e sanguinario più viene mostrato e a mangiare su tutto questo sono proprio le televisioni che, per superare la crisi provocata dalla sempre più veloce fuga di notizie, mostrano la morte stessa mentre accade, al solo scopo di aumentare lo share.

Lou Bloom, dunque, è solo un uomo che si adegua ai tempi servendosi dei mezzi che la stessa società gli offre; una società che non ha più nessuna sensibilità e che premia il cinismo e la crudeltà, sacrificando integrità, etica e amore.

Chi ha ancora una coscienza è destinato, quindi a cadere vittima di questo mondo crudele, come l’assistente di Lou, Rick (Riz Ahmed) che trovandosi senza una casa e senza un lavoro, diventa assistente dello “sciacallo” riprendendo la morte e gli incidenti anche se ciò non coincide con la sua morale.

Jake Gyllenhaal si è superato nell’interpretare il ruolo di Lou: un uomo che a causa della società che non gli offre opportunità migliori si trasforma in un cinico e crudele videomaker senza scrupoli e senza sensibilità alcuna. La freddezza del personaggio, la sua follia e, allo stesso tempo, la solitudine traspaiono dall’espressione e dallo sguardo fisso del volto di Gyllenhaal.

Il film è uno specchio della disumanità dilagante e dalla carenza di sensibilità che la tecnologia e il crescente bisogno di mostrare e mostrarsi hanno provocato nel mondo.

Nulla di nuovo per quanto riguarda il giornalismo e il cinismo che vive intorno alla sete di notizie che già Billy Wilder ha raccontato nel film del 1951, Ace in The Hole, con Kirk Douglas che racconta di un reporter fallito che crea clamore attorno a un pover’uomo intrappolato in una caverna a causa di una frana, facendo così spettacolarizzazione della tragedia.

All’epoca non esisteva lo stesso sviluppo tecnologico, ma il cinismo giornalistico già c’era.