Home Cultura Terro(m)nia, la presentazione del libro di Magliacano al Cai di Salerno

Terro(m)nia, la presentazione del libro di Magliacano al Cai di Salerno

0
Terro(m)nia, la presentazione del libro di Magliacano al Cai di Salerno

Ritorno alla (mia) terra, un viaggio letterario alla riscoperta della Terra Felix. Lo scrittore Magliacano presenta i suoi libri al Cai di Salerno

[ads1]

Martedì 6 Dicembre, alle ore 20:00, a SALERNO, nella sede del CAI, in via Porta di Mare 26, lo scrittore Gerardo Magliacano, docente di Letteratura e Storia all’IS “G. Ronca”, presenterà il suo nuovo viaggio letterario: due libri, “TERRO(M)NIA. Ritorno alla mia terra” e “una NEA-POLIS sospesa”, che vi accompagneranno alla ri-scoperta della Nostra amata Terra Felix.

Durante la  serata  l’autore proporrà as-saggi di prodotti antisistema: la  Falanghina Selva Lacandona, Il Vino della (R)esistenza, e della generosità della Mela Annurca, frutto di fatica e di SUDore. Inoltre, trattandosi di un’opera solidale, parte del ricavato sarà devoluto per finanziare la forestazione di quelle terre mortificate dalle mafie.

SINOSSI:

Una Nea-Polis sospesa è, innanzitutto, un libro di principi “costituzionali”: è un romanzo-saggio dove l’autore mette in scena il vissuto ed esperienze che quotidianamente cercano di tener fede ai primi quattro Articoli della Costituzione italiana, soffermandosi sull’Art.2, e in particolare a «[…] l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. » Fin dal titolo,  un chiaro riferimento alla pratica del  “caffè sospeso” (il classico caffè offerto ai più indigenti),  l’opera può essere definita un  ‘libro solidale’. Nea-Polis  viene qui rappresentata come “La città ideale” da cui ripartire, affinché l’umanità possa riprendersi il suo habitat naturale: il contesto sociale, in armonia con la Natura.

Non si tratta di una mera città massmediatica,  ma di una Nea Polis, antica e avveniristica al tempo stesso, che ancora conserva i tratti di un’antica Polis, ma che ogni giorno è innovativa (Nea): conservatrice e rivoluzionaria. Inoltre, il Lettore si troverà, pagina dopo pagina, “sospeso”  tra l’ideale e il reale, tra utopia e distopia. La Storia ci ha abituati, assuefatti, a considerare reali, quasi connaturate all’uomo, le distopie, mentre le utopie sono state bandite, segregate dentro architetture filosofiche o confinate in una certa letteratura.

Così da una parte la Storia ha catalogato (e le cronache registrano tuttora) gli orrori e le umane atrocità, mentre dall’altra parte – da “La Repubblica” di Platone a “La Città del Sole” di Campanella – solo prototipi utopici, appannaggio di un ideale ridotto a mero prodotto da fiction. “Una NeaPolis sospesa” vuole essere, invece,  un manifesto, una fotografia, una sorta di documentario che svelerà, o almeno cercherà di mostrare, che a volte l’ideale è già una realtà di fatto: che l’Utopia si avvera.

Ancora una volta l’autore ha voluto strutturare un “romaggio” (un implicito omaggio) alla Nostra terra: un romanzo-saggio, in cui non ci sono personaggi, ma solo persone – nomi noti (artisti, musicisti, giornalisti, scrittori, poeti, cultori, etc.), cittadini responsabili e associazioni impegnate nel sociale (da “(R)esistenza anticamorra”  a  “Chi rom e… chi No”, passando per Le Vele di Scampia) – che sono veri e propri  “testimoni di utopie”, rappresentanti di quella rivoluzionaria sopravvivenza (quel ‘vivere al disopra’) capace di “fare SISTEMA” contro ‘O Sistema.

TERRO(M)NIA. Ritorno alla mia terra, un “romaggio” ad una Terra Magna e Felix: il Meridione. Il protagonista della storia, salernitano di origine e di formazione, si trasferisce, una volta conseguita la laurea, nelle “fertili” terre del Nord, con la speranza di rifarsi una vita dignitosa.

Ma dopo  un decennio speso a creare ricchezze per il Nord, contribuendo ad ampliare il divario tra le due Italie, i morsi della coscienza lo riportano a rivalutare quella coatta condizione d’emigrato (che gli si era presentata nelle false spoglie di scelta), e a recuperare un rapporto con la sua terra che si stava lacerando. Inoltre, da alcuni incontri con delle sue vecchie conoscenze – la mela annurca, l’aglianico, un’alfasud targata SA, un album Panini del campionato 1986-87, i libri di Silone, il vinile “Terra mia” di Pino Daniele e altri amici –  capisce che le sue radici trapiantate in quelle nordiche e gelide lande non daranno mai dei frutti, oltre a correre il rischio di inaridirsi.

Comprende che “le radici spesso sono più forti dei rami: la terra protegge e nutre, il sole, il vento e la tempesta a volte non lasciano appigli”. Decide allora di tornare alla (sua) terra e riconciliarsi con essa, lottare per quella madre-terra  che gli aveva dato la vita e accudito nella sua crescita.

In fondo era in debito con Lei ed era ora di saldarlo. Sapeva che la sua era una terra generosa, rimasta umile e umana, e che ancora conservava un’anima, anche se in superficie puzzava di disfacimento e vestiva abiti di degrado. E voleva che il mondo lo sapesse, soprattutto quel nord che invece in apparenza sfoggiava una mise signorile ed emanava fragranze mondate, mentre nel profondo covava un atarassico vuoto.

Il protagonista-narratore della non-fiction nouvelle intraprende, quindi, un viaggio di ritorno alla (sua) terra con l’intento di fondare un movimento politico che, partendo dal Meridione, potesse dare una nuova vita e garantire un futuro all’Italia e alla vecchia e decadente Europa: la passionalità e l’umanità del Sud hanno il potenziale per salvare l’Occidente dal cannibalizzarsi e rendere l’Europa Magna e Felix.

[ads2]