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La Bottega del Sorriso in scena con A’ figliata

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La Bottega del Sorriso in scena con A’ figliata

Ritorna in scena La Bottega del Sorriso con un testo di Raffaele Viviani, in occasione del suo 62esimo anniversario.  Ottime interpretazioni, passione per il teatro e cultura dell’arte…

[ads1]L’immagine di una comunità si legge, o si lascia interpretare, anche nelle scelte artistiche e nel valore culturale che infonde in ciò che fa, trasformando uno spettacolo teatrale in qualcosa di più alto, che continua a vivere anche fuori da quel luogo dove sono trascorse alcune ore immersi in un pubblico attento e colpito dalla profondità del testo, e dal senso di responsabilità della compagnia teatrale. La Bottega del Sorriso, anche quest’anno, si presenta agli affezionati e si apre ai nuovi interessati, con un’opera che ricade nel tragico, portando in scena il tema della paternità che si esplicita in sfumature toccanti, fino all’emozionante finale in cui si esprime il senso ultimo del testo di Raffaele Viviani.

La regia collettiva, curata dalla compagnia La Bottega del Sorriso e guidata da Catello Balestrieri, propone una scenografia tanto espressiva quanto realistica, attenta ai dettagli, così come gli accurati costumi che gli attori indossano non passando inosservati, chiara manifestazione di una ricerca qualitativa dello spettacolo, che mira ad una continua crescita e ad un perfezionamento dell’apparato teatrale, in cui, spesso, si esprime gran parte del significato complessivo dell’opera.

L’opera, A’ figliata di Viviani, propone un’intima riflessione sul valore e sul ruolo della figura paterna, nella maschera di “don Gennaro” interpretata magistralmente da Catello Balestrieri; ogni silenzio, ogni pausa, ogni movimento, ogni battuta, ogni reazione diventano la somma di un personaggio complesso e così ben assorbito da essere un uomo sul palco e non solo un attante teatrale.

Nel dialettico rapporto di amore e odio tra don Gennaro e don Peppino (Fabio Caiazzo) Viviani ha voluto raccontare una paternità in decadenza, riflesso di una società che compra l’affetto dell’altro con le menzogne fino alla disperazione di un uomo che sta in un ruolo, ma non è la sua reale percezione della realtà (leggi la trama QUI).

La Bottega del Sorriso compie quindi una scelta anche coraggiosa, mettendo il pubblico teatrale abituato alla sana commedia napoletana, di fronte ad una tendenza sempre più tragica e sofferta dei personaggi in scena, con un epilogo che stupisce, scalfisce e sconvolge l’animo del pubblico, che comunque rimane affezionato a don Gennaro.

La compagnia risulta così amalgamata negli sguardi, nelle azioni, nei movimenti, nello “scambio statico” dei ruoli, attraverso le micro-scene che convivono in unico luogo teatrale, confermando la coralità dell’opera di Viviani e contemporaneamente l’intima confessione di don Gennaro con la realtà circostante.

Racchiuso in due atti, A’ figliata risulta un successo di pubblico, così come anche gli attori percepiscono dal palco, avvertendo una platea non solo numerosa, ma anche vogliosa di seguire le dinamiche teatrali e lasciarsi coinvolgere dal senso profondo della spettacolo: “Vi ringrazio per la partecipazione, per l’attenzione” – così l’attore Catello Balestrieri sente di salutare il suo pubblico nell’ultima serata, “e spero nel futuro del teatro e in luogo più grande in cui portare spettacoli sempre più importanti“, aggiunge.

Dal 19 al 21 marzo, in scena al cinema Bolivar di Marina di Camerota, La Bottega del Sorriso propone tanti aspetti della cultura e del fare arte, che non si esaurisce soltanto nella buona resa e nella qualità della rappresentazione. La solidarietà rimane sempre un valore aggiunto che si associa alle persone che sono in grado di andare oltre un senso comune di arte, creando una sinergia con Cilento Verde Onlus nel progetto “La vacanza del sorriso”, raccogliendo fondi per dare una possibilità di vacanza nel Cilento ai bambini malati oncologici. Si esprime, anche in queste scelte, l’immagine della comunità che per passione, per amore del teatro, continua a tramandarlo e valorizzarlo con le proprie forze, senza attendere cenni da nessuno, ma continua a farlo perché è un sogno, che si coccola e si realizza ogni volta che si concretizza: lo dimostra anche il laboratorio completamente gratuito aperto a tutti coloro che vogliono avvicinarsi al teatro (in scena i piccoli Domenico Infantini, Rino Scarano e Josè Troccoli).

Mediatore della serata Oreste D’Alessandro, il quale nella pausa tra il primo e il secondo atto recita la sua poesia dal titolo omonimo, ispirata ai personaggi dell’opera di Viviani. Tra conferme e debuttanti, Catello Balestrieri presenta la sua compagnia, di cui va sempre più orgoglioso, raccontando con i suoi occhi luminosi quanto quella passione sia vera, pura e profonda.

Nel brillante corpus di attori, possiamo distinguerli tra loro in quanto positivi debuttanti (Erminia Leo, Gerardo Rizzo, Claudio Mea, Martina Saggiomo e la prima comparsa amichevole di Cristian Del Gaudio); consolidate conferme (Marina Infantini, Rafaelina Cella, Mariangela Cappuccio, Francesco Palmieri, Roberta Falco, Fabio Caiazzo, Barbara Diotaiuti, Giangaetano Petrillo, Luca Fortunato, Sebastiano Iacono, Giuseppe Russo, Massimo Martuscelli, Domingo Infantini) e infine i “leader”, come Catello Balestrieri chiama, che sono Salvatore Saggiomo e il presidente dell’Associazione Giovanna Attanasio. Non si devono tralasciare trucco e parrucco curati da Silvia Batti, Mariangela Cappuccio e Raffaella Saturno, ben curati ed equilibrati nella caratterizzazione dei personaggi.

Non per ultimo il “capo” della compagnia, Catello Balestrieri, che ogni volta costruisce un personaggio nuovo e lo personalizza, confidando ogni volta al suo pubblico di aver sempre sognato una carriera come attore professionista, ma di non esserci mai riuscito.

In fondo, però, Catello fa qualcosa di molto più nobile, perché nel suo senso di responsabilità verso l’arte, ha educato la comunità al teatro, e senza vanto, è diventato un simbolo, un’attesa, un esempio.

Foto a cura di Pietro Avallone 

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