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La biblioteca di Roccapiemonte risorge dalle proprie ceneri

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La biblioteca di Roccapiemonte risorge dalle proprie ceneri

Adotta un Bene Comune” è stato uno dei primi progetti messi in campo dall’Amministrazione Pascarelli, in particolare dall’assessorato ai Lavori Pubblici. Rivolto a tutte le associazioni, i comitati presenti sul territorio, ma anche a gruppi o a singoli cittadini, proponeva di aiutare il Comune nella gestione dei beni pubblici rendendoli “adottabili”. Il progetto ha avuto un grande successo, i beni cui i cittadini hanno rivolto il proprio interesse sono i più disparati: si va dall’aiuola alla piazzetta, dai giardinetti alla biblioteca Comunale. La storia della biblioteca di Roccapiemonte è molto travagliata, basti sapere che, nel corso degli anni, è stata inaugurata tre volte senza mai funzionare realmente.

Oggi a prendersene carico sono tre volontarie di due associazioni: Monica Calvanese di “Rocca Bene Comune”, Ornella Coccoli e Cinzia Tortora di “Athena”. ‹‹A Dicembre ci hanno affidato la biblioteca – dice Monica Calvanese, la più giovane delle attiviste – e da allora abbiamo cominciato a inventariare tutti i libri presenti, a ripulire i locali, a fare piccole riparazioni. Il Comune ci ha supportato iniziando a sgomberare dai rifiuti più ingombranti il piccolo giardino che circonda la biblioteca››.

Entro un mese, nonostante ci sia ancora molto da fare, le volontarie sono intenzionate a riaprire al pubblico per dar via ad attività che riavvicinino la cittadinanza alla biblioteca come presentazioni di libri o “giornate della donazione” in cui si chiederà alla comunità di aiutare a incrementare il numero dei libri donandone di propri. Le attiviste si stanno impegnando anima e corpo affinché la biblioteca rinasca a nuova vita, ma c’è bisogno della partecipazione di tutti: ‹‹Cercate di essere presenti alle iniziative che si terranno in biblioteca – riprende Monica Calvanese rivolgendosi a tutti i rocchesi –limitarsi a dire che le cose non funzionano non serve a molto. La biblioteca è un bene comune e in quanto tale deve essere curato e rispettato da tutti››.

Una volta avviato il processo le “adottanti” sperano di poter realizzare iniziative con le scuole del Comune per far capire alle giovani generazioni l’importanza della lettura e facendo della biblioteca un vero e proprio centro culturale, senza il quale una comunità non può definirsi tale. Infatti, come ricorda la stessa Monica parafrasando le parole del capitano Simòn Bolivar, “Un popolo ignorante è lo strumento della propria distruzione”.