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Il patto di stabilità stritola l’edilizia; in Campania bloccati 563 milioni

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Il patto di stabilità stritola l’edilizia; in Campania bloccati 563 milioni

Nei sei miliardi di euro di risorse per pagamenti in conto capitale bloccati dal patto di stabilità interno, rientrano ben 563 milioni destinati alla Campania

Ai sei miliardi bisogna peraltro aggiungere gli ulteriori 2,5 miliardi circa a carico delle Regioni (per fatture precedenti al 31 dicembre 2012). In questo modo il “danno” complessivo, riconducibile alle dinamiche innescate dal patto di stabilità interno, ammonta a 8,5 miliardi.

I dati sono stati evidenziati dal Centro Studi Ance Salerno sulla base di un’indagine di Ance nazionale.

«Se si tiene conto dello scenario campano secondo le dinamiche descritte dalla Banca d’Italia (L’Economia della Campania, giugno 2014) – sottolineano gli analisti del Centro Studi Ance Salerno – appare evidente il notevole stato di sofferenza in cui versa la filiera dell’edilizia che continua a essere la più colpita dalla crisi economica degli ultimi anni. In base a dati Istat – si legge nella pubblicazione della Banca d’Italia a cui fa riferimento il Centro Studi Ance Salerno – nel 2012 il valore aggiunto del settore delle costruzioni in Campania si era ridotto del 13,7 per cento in termini reali, la contrazione annua più consistente dall’inizio, nel 2008, della fase recessiva. Tra il 2007 e il 2012 il calo cumulato è stato del 31 per cento e di quasi 9 punti superiore alla media nazionale. Nel 2013 l’edilizia ha continuato a risentire della debolezza degli investimenti pubblici».

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Il danno purtroppo non si esaurisce nel mancato impiego delle risorse disponibili nelle casse degli enti virtuosi. Secondo un’indagine di Ance nazionale, tra le cause del ritardo dei pagamenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni alle imprese edili risulta prevalente proprio l’attuazione delle procedure che fanno riferimento al patto di stabilità interno. Per l’87% del campione intervistato le clausole del patto compromettono il regolare pagamento dei lavori pubblici eseguiti. A grande distanza (43%) seguono la lentezza nel procedimento di emissione del certificato di pagamento da parte della stazione appaltante; il trasferimento dei fondi da altre amministrazioni alle stazioni appaltanti (42%); la lentezza per l’emissione del mandato di pagamento da parte della stazione appaltante (42%); la mancanza di risorse di cassa dell’ente (32%); le vischiosità burocratiche all’interno della stazione appaltante (24%); il dissesto finanziario dell’ente locale (10%); la perenzione dei fondi (9%); il contenzioso (7%).

Come reagiscono le imprese a questo stato di cose? Per fare fronte alla mancanza di liquidità provocata dal ritardato pagamento della P.A. nel 37% dei casi ricorrono alla riduzione del personale. Sotto il profilo della gestione finanziaria nel 72% dei casi richiedono l’anticipo di  fatture in banca; nel 54% dilazionano i tempi di pagamento ai fornitori e/o sub appaltatori; nel 41% riducono gli investimenti; nel 29% procedono in auto-finanziamento; nel 22% richiedono scoperto bancario; nel 20% richiedono un finanziamento bancario a breve termine; nel 20% provano a dilazionare il versamento delle imposte e/o contributi, anche previdenziali; nel 20% rinunciano a partecipare ad appalti pubblici; nel 13% sospendono i lavori in corso; nel 13% attivano la richiesta di cessione pro soluto del credito; nell’8% richiedono la compensazione con le somme iscritte a ruolo (DL 78/2010); nel 5% richiedono la cessione pro solvendo del credito.

In considerazione del quadro descritto dalle imprese, per il sistema Ance risulta prioritario: riformare strutturalmente il patto di stabilità interno; pagare tutti i debiti pregressi (in particolare con un allentamento del patto di stabilità interno); garantire una certificazione sistematica e automatica dei debiti; rivedere le procedure, anche amministrative, relative ai pagamenti e incentivare l’adozione di misure di semplificazione (tempi di emissione dei SAL, perenzione dei fondi).

patto«Gli ultimi dati diffusi dalla Banca d’Italia – afferma il presidente di ANCE Salerno Antonio Lombardi – confermano che il comparto più colpito dalla crisi in Campania è quello delle costruzioni. Nessuna novità statistica. È evidente però che la beffa del patto di stabilità ha mandato a picco la filiera trainante della nostra economia, penalizzando per di più proprio quegli Enti Locali in grado di spendere perché capaci di gestire al meglio le dinamiche della spesa. Una beffa difficile da sopportare in un momento di crisi acuta che non accenna, per l’edilizia, ad attenuarsi anche nel primo semestre del 2014».

«Registriamo molto positivamente – continua Lombardi – i processi di accelerazione della spesa dei fondi UE in Campania, ma resta lo sconcerto per l’impossibilità d’immettere liquidità per una cifra che si avvicina ai 600 milioni di euro. Non a caso tra le cause del ritardo dei pagamenti alle imprese che hanno eseguito lavori per le Pubbliche Amministrazioni, risulta al primo posto proprio il rispetto delle procedure legate al patto di stabilità. E il primo riflesso concreto di questo incredibile meccanismo è la riduzione dei livelli occupazionali, oltre che il dissesto finanziario delle aziende. Che cosa dovrà ancora accadere nella disastrata economia meridionale – conclude Lombardi – per mettere mano immediatamente alla riforma di questo patto così deleterio per imprese e lavoratori?».