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Horizon, quando la fantasia incontra la vera essenza dell’uomo

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Horizon, quando la fantasia incontra la vera essenza dell’uomo

Horizon costituisce un insieme di quattro racconti firmati Francesco Finucci. Personaggi singolari, ricchi d’intensità e storie fantastiche dai toni introspettivi, eterei e fluttuanti catapultano il lettore in un’altra dimensione, in cui l’uomo viene spesso guidato da un tormento interiore che trascina l’anima in un lungo viaggio alla ricerca della vera essenza dell’essere.

Pagina dopo pagina, Horizon è una continua sorpresa. I racconti si presentano intrisi di significato, le parole assumono vigore e potenza, diventando strumento efficace per far emergere i pensieri più intimi dell’autore.

Q, I e Y, primi personaggi che s’incontrano in Horizon, ci narrano di quel senso di oppressioneinquietudine di chi si trova schiacciato dal peso di una struttura sociale che non lascia scampo alla scelta individuale e alla ricerca di una propria via. Che cos’è l’umanità? Caratteristica intrinseca dell’uomo o valore aggiunto che fa la differenza? Francesco Finucci con cuore e abilità si occupa anche di questa tematica attraverso una disperata ricerca di un’umanità scomparsa e di una lotta tra sentimento e ragione. La follia, diventa una sorta di filo conduttore tra le vicende e i personaggi. In Kami, la Follia prende forma:

“Il mondo è folle, dottore”. “Lei crede?”. “Folle, come Ulisse inesorabilmente attratto dalle sirene. Come Achille, dottore”.“Achille non era folle”.“Non lo era? No, siamo noi i folli. Nostro è il dilemma, la gloria e la distruzione, non la distruzione o la gloria, ma l’essere e il non essere. Non doveva che scegliere, Achille, tra il non essere, pur per sempre, e l’essere, e poi svanire. Logico, Achille, più d’Ulisse. Siamo umani noi, troppo umani, dottore, a noi non spettano numeri primi, dove sono i numeri primi, dottore, neanche la scienza di esser soli, ci hanno lasciato. Neanche la gloria di spegnersi in silenzio, neanche l’inesistenza sociale come forma di vana, stolta ed obbediente protesta. Non la vogliamo.” 

La notte racchiude in sé un mondo tutto suo e la notte di Horizon, vede come protagonisti esseri viventi immersi nelle strade e chiusi in una dimensione notturna dipinta di graffiti e zone cieche, dove trovare la vera natura dell’uomo.

horizonProviamo a conoscere meglio il giovane Francesco Finucci:

Laureato in Scienze Politiche all’Università Sapienza di Roma, scrittore e giornalista, ma chi è davvero Francesco Finucci? Chi si nasconde dietro Horizon?

Una persona che vuole cambiare le cose. Che vuole lasciarle un po’ migliori di come le ha trovate. È un po’ questo l’elemento di fondo dei racconti, ed è anche il punto focale di tutto ciò che gira loro attorno. Per questo scrivo, ma studio anche fenomeni come la violenza politica, il terrorismo, i conflitti: perché non credo né spero, ma ho deciso di agire come se credessi fermamente, come se la speranza del mondo dipendesse da me. Vorrei che i miei personaggi divenissero non un simbolo, ma un esempio, e altrettanto vorrei essere io, non per una speranza messa lì come un feticcio, ma per una prospettiva che origina da noi, e da noi soltanto.

Da cosa nasce l’idea di scrivere Horizon?

Horizon nasce da una serie di racconti scritti in periodi diversi e per diverse ragioni. Zeus Piove è il più datato, e infatti è scritto con stile molto diverso da Il Silenzio, che è l’ultimo e nasce come racconto da inviare per un concorso. Col tempo i racconti hanno finito per avere una linea comune, un leitmotiv che li legava, e quindi sono diventati Horizon, appunto, l’orizzonte dove la terra si salda al cielo (citazione impropria da Luigi Ciotti). L’ordine nel quale sono disposti dipende fondamentalmente dalle età delle vite che sono toccate dai vari racconti, ma tutti i racconti raccontano l’uomo. Sono cioè incentrati sul sentire dei personaggi, che non vengono ancorati ad un determinato modello di fondo. Sono esseri senzienti, liberi.

Storie fantastiche, personaggi introspettivi, sempre alla ricerca di qualcosa. Di cosa è alla ricerca Francesco Funucci?

Saperlo. Sono alla ricerca di qualcosa, ed è già un buon punto di partenza. Anzi, direi che sono alla ricerca di altre persone che sono alla ricerca di qualcosa. Il punto credo rimanga questo, trovare quella scintilla che anima gli occhi di chi sta tentando la propria strada da solo senza seguire binari prestabiliti. Sono alla ricerca della strada, che ancora non esiste neanche nella mia testa, sperando di incrociare qualcun altro lungo il tragitto.

Quali sono i progetti per il futuro?  Un nuovo romanzo?

 Al momento sto lavorando più nel ramo giornalistico, la narrativa l’ho messa un po’ da parte. In compenso sfogo qualche teoria su un saggio che è in corso di scrittura. Il progetto è relativamente semplice: tirare tutto fuori e vedere cosa c’è. Senza partire da una base di studio, leggendo libri, saggi, articoli, perché si finisce per copiare e assemblare il lavoro altrui, e se ciò va bene quando si scrive un testo scientifico, in un testo politico – come questo – allora credo ci si debba mettere davanti allo specchio e vedere cosa c’è dietro, come Lewis Carroll o Dalì.