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Grande successo per Tammurrianno

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Grande successo per Tammurrianno

Tammurrianno è stato comunità. Ha generato comunità, ed è stato ideato per la comunità. Lo è stata durante la sua fase organizzativa, con il sostegno che ciascuno ha conferito

Quali fossero le aspettative dei promotori dell’iniziativa Tammurrianno rispetto all’evento tenutosi lo scorso 28, 29 e 30 Dicembre a Gaiano di Fisciano, lo abbiamo raccontato qui 

Descrivere cosa sia stato realmente, invece, non è una cosa semplice. Il motivo?

Voi riuscireste a descrivere attraverso le parole un colore, un ritmo, oppure il senso di comunità che si può rivelare con un progetto di questo tipo?

Bene, se provassimo a farne una sintesi con lo stesso esperimento sottoposto ad alcuni dei partecipanti delle tre intense giornate, ovvero definirlo attraverso tre parole chiave, io utilizzerei esattamente queste. Colore, ritmo, comunità.

Colore è la prima parola che mi viene in mente se chiudo gli occhi e ripenso al luogo in cui ci siamo dati appuntamento: la scuola primaria Gaetano Sica di Gaiano.

Innanzitutto, per l’ampio atrio circondato dalle pareti colorate della scuola. Questo spazio è stato la sala da ballo degli stage di tarantella calabrese tenutosi con il mastru i ballu Davide Ancora, di tammurriata con i ragazzi di ‘A Voce do Popolo, e di ballo alla cilentana con i Kiepo’. E non solo. È stata anche la pista delle feste a ballo serali.

Nelle aule della scuola, tra le lettere dell’alfabeto affisse ai muri, i disegni dei suoi piccoli scolari e le grandi carte geografiche, abbiamo “banchettato” (nessuna parola è più adatta per questo contesto scolastico-conviviale!) con il pane e i pasti offerti durante l’iniziativa.

Colore è anche la parola che scelgo per descrivere il momento di condivisione avuto con i ragazzi dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) di Fisciano, e per il coinvolgimento di partecipanti di ogni età.

Ritmo, scandito dal suono delle tammorre e del tamburello calabrese, ed inteso anche come forza propulsiva non soltanto dei passi delle danze popolari, ma anche dell’entusiasmo di organizzatori e partecipanti. In un clima di positiva frenesia che ha lasciato spazio a momenti di quiete e raccoglimento, attraverso i cummitu dedicati al pane, alimento autentico di sintesi tra culture e generazioni, e al Mediterraneo, il nostro mare in comune, le cui acque hanno cullato e abbracciato riflessioni in ordine sparso.

È stato proprio durante queste occasioni, infatti, che ci siamo stretti intorno ad un cerchio. Proprio quello che avevamo immaginato durante la fase organizzativa dell’evento.

Quello che non potevamo immaginare, però, erano le storie delle persone che ne avrebbero unito i punti. Passione, curiosità, vera e propria ricerca.

Abbiamo riflettuto sui desideri, sulle ambizioni e sui sogni che muovono chi di strada ne ha fatta (eccome) attraversando un mare, con la speranza di poter vivere un presente migliore.

E ci siamo sentiti immediatamente più ricchi mediante questo scambio.

Giungo, così, a quella che utilizzerei come terza parola chiave per Tammurrianno: comunità. Intesa in triplice senso.

Tammurrianno è stato comunità. Ha generato comunità, ed è stato ideato per la comunità.

Lo è stata durante la sua fase organizzativa, con il sostegno che ciascuno ha conferito. Ha creato una comunità, attraverso la coesione tra popoli e tradizioni di provenienza differente. E lo ha fatto per mettere in risalto un territorio, al quale si ha voglia di attribuire valore sempre maggiore.

Da spettatrice, e con il privilegio di aver assistito ai retroscena dell’intera attività, ho potuto toccare con mano l’apporto di passione conferito da i ragazzi di ‘A Voce do Popolo e dell’intero staff, che già si appresta a raccogliere idee per la prossima edizione.

E quindi cos’altro aggiungere.

Emma vint’!”

Articolo a cura di Sabrina Lettieri