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Giulio Regeni: un nuovo caso dimenticato?

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Giulio Regeni: un nuovo caso dimenticato?

Si è concluso poche ore fa l’incontro tra i procuratori egiziani ed italiani che si occupano del caso Regeni. La nota congiunta afferma di “un rinnovato impegno da parte dei due uffici a proseguire nello scambio di atti e informazioni al fine di accertare la verità sulla morte di Giulio Regeni”. Noi ce lo auguriamo con tutto il cuore

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Ma non possiamo dimenticare che sono passati ormai otto mesi dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, mutilato e mezzo nudo, abbandonato sul ciglio di una strada della periferia del Cairo. Era uscito di casa la sera prima, diretto alla fermata di un bus per raggiungere l’amico Gennaro. Che non ha più visto.

Le prime affermazioni dell’autorità egiziane parlano di un incidente stradale anche se i media locali fanno trapelare notizie di possibili segni di tortura sul corpo di Regeni. Notizie confermate dai primi esami sul corpo del ragazzo. Ed ecco che, come per incanto, iniziano a susseguirsi tutta una serie di depistaggi: l’ora non più certa dell’omicidio, gli esami tossicologici, lo sfondo sessuale. Tutto viene preso in considerazione tranne il movente politico.

Ora lungi da me il voler condurre un’inchiesta giornalistica  ma mi chiedo: non sarebbe stato un atto di massima trasparenza da parte del governo e delle autorità giudiziarie egiziane contemplare anche questa ipotesi?  O meglio, riformulo la domanda, non è un segno di civiltà, per uno Stato che vuole ritenersi tale, di fronte ad uno strano omicidio considerare qualsiasi ipotesi senza precludere percorsi investigativi?  Anche perché il fatto di precluderli, paradossalmente,  viene sempre inteso dall’opinione pubblica come un’ammissione di colpa.

Ma forse non è nemmeno questo l’aspetto più importante del caso Regeni. La mia paura è che diventi uno dei tanti casi dimenticati cui siamo abituati. Uno di quei casi in cui non si trova il colpevole ma tutti credono di aver capito chi è l’omicida.  Ci sono tutti i presupposti perché ciò avvenga: le troppe strade che si incrociano tra Udine, Cambridge e Il Cairo, la scarsa collaborazione tra le autorità investigative, il documento in lingua araba arrivato alla nostra ambasciata in Svizzera e, soprattutto, il tempo che passa. La maggior parte dei casi di omicidio si risolve nei primi giorni dell’accaduto. Più tempo passa maggiori sono le probabilità che il caso rimanga irrisolto.

Ed in tutto questo poi non dimentichiamo i genitori di Regeni che portano il loro dolore con la dignità e la compostezza della loro terra. Di loro figlio dicono “Giulio era nostro figlio. Un giovane uomo, un viaggiatore. Era un cittadino del mondo. Come dicevano i suoi amici, era piacevole, affascinante, sofisticato e di grande talento. Era serio, concentrato sul suo lavoro. Ma sapeva essere allegro, caloroso, aperto. In quello che faceva era spinto da una forte passione. Credeva di poter migliorare la vita delle persone”.

Un ragazzo così non va dimenticato.

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