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Giffoni Sei Casali, faida tra pastori: due arresti per concorso in omicidio e possesso di armi

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Giffoni Sei Casali, faida tra pastori: due arresti per concorso in omicidio e possesso di armi

Blitz dei Carabinieri questa mattina in merito all’episodio di una faida tra pastori a Giffoni Sei Casali. Due le persone arrestate per concorso in omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco

Dalle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Comando Compagnia di Battipaglia, stanno eseguendo un provvedimento cautelare, emesso dal GIP del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica. Ad essere sottoposti alla misura degli arresti sono due persone, indagate per concorso in omicidio e porto abusivo d’arma da fuoco.

L’episodio riguarda una faida tra pastori avvenuto a Giffoni Sei Casali, conclusasi con il decesso di un uomo.

I dettagli dell’operazione: i fatti risalgono al 2019

Nelle maglie della giustizia sono finiti i fratelli N.D.M. e F.D.M., a carico dei quali è emerso un solido quadro accusatorio per aver preso parte all’agguato che , nelle campagne di Giffoni Sei Casali – zona Cerzoni, si concluse con l’omicidio di D.P., attirato dai correi in una vera e propria trappola unitamente al figlio G.P., con l’inganno di recuperare dei bovini di proprietà delle vittime artatamente dispersi.

L’attività di indagine ha consentito di acclarare che durante le due azioni di fuoco (omicidio e tentato omicidio) furono esplosi almeno 8 colpi da tre armi diverse, due fucili da caccia caricati a pallettoni e una pistola cal. 9, e che la vera e propria imboscata fu organizzata e premeditata nei minimi dettagli, conoscendo gli odierni arrestati abitudini e movimenti dei pastori.

Le accurate investigazioni, che hanno permesso di inquadrare il movente nella forte acredine tra le famiglie legata alla spartizione delle aree di pascolo del bestiame, hanno altresì dimostrato come i due arrestati abbiano fornito un alibi infondato, sconfessato dalle dichiarazioni testimoniali raccolte, dall’analisi dei tabulati dei loro cellulari e dalle intercettazioni ambientali e telefoniche.

L’agguato, infatti, non a caso concise con la data della festa patronale della Madonna di Carbonara, molto sentita in quei luoghi, verosimilmente in quanto la presenza di molte persone nei pressi del santuario del posto e gli eventi in programma avrebbero potuto attestare falsi alibi (uno di questi, infatti, dichiarò di aver fatto uso di armi in occasione del cd. “tiro al caciocavallo”, evidentemente per giustificare l’eventuale presenza di polvere da sparo sui vestiti).

Quanto all’esatta dinamica, la perizia medico legale ha confermato che D.P. è stato prima ferito ad una gamba e poi freddato da distanza ravvicinata, cosi come in parte rivelato dalla stessa vittima al figlio prima di morire, durante la sua ultima drammatica telefonata.