Home Prima Pagina Giacomo Leopardi, “Il giovane favoloso”

Giacomo Leopardi, “Il giovane favoloso”

0
Giacomo Leopardi, “Il giovane favoloso”

Mario Martone racconta la storia di Giacomo Leopardi e ci ricorda che il cinema e l’arte italiane sono “favolose”

giacomo leopardiMario Martone rappresenta quest’anno l’orgoglio italiano con il film Il giovane favoloso in concorso alla 71° Mostra del Cinema di Venezia, basato sulla vita di Giacomo Leopardi. Il film ha emozionato pubblico e critica ricevendo i favori di tutti, tanto che si vocifera di un possibile Leone d’Oro, o quanto meno il desiderio di molti è che venga premiato quello che senza ombra di dubbio si può definire un ottimo film.

Dal primo momento in cui Giacomo Leopardi entra in scena, con il volto di Elio Germano, è come se si venisse immersi nel mondo del grande poeta e letterato e l’empatia con la persona, più che con l’artista, è inevitabile. La grandezza di Germano è stata appunto quella di “diventare” Giacomo Leopardi, più che interpretarlo e per noi spettatori non si può fare a meno che patire e vivere ciò che lui patisce e vive.

Questa empatia così forte dipende, ovviamente, dalla conoscenza di Leopardi fin dalla scuola e non si può fare a meno di ricordare le sue poesie mentre le vediamo espresse sullo schermo. Martone ha infatti associato le immagini ai versi che Leopardi compone nel corso della sua vita che nel film ci viene raccontata dall’adolescenza fino al tramonto nella città di Torre del Greco.

[ads2]

Per quanto riguarda la coerenza storica Martone non si è preso licenze, salvo l’uso di una canzone contemporanea e cantata in una delle sequenze centrali che rappresentano l’insofferenza del poeta rispetto alla vita a Recanati.

Il giovane Giacomo Leopardi viene rappresentato come ribelle rispetto alle direttive del padre, ma più in generale rispetto alla vita e alle sue gabbie: la famiglia, la chiesa, la scuola, la morale, le dottrine e tutte quelle cose che vedrebbero l’uomo come dovrebbe essere secondo convenzione e non com’è realmente.

Ovviamente vediamo come questa insofferenza si rifletta negli scritti del poeta, nel rapporto con la famiglia e i colleghi dei salotti letterari in età più matura.

Il film è talmente bello in tutti i suoi particolari e per l’interpretazione che a un certo punto si ha l’impressione di entrare in quel mondo e di essere proprio lì con Giacomo/Elio tanto da dimenticare che si tratta di una finzione.

Questo è quello che solitamente ci si dovrebbe aspettare da un buon film. Unica pecca nella sceneggiatura di questa grande biografia è l’assenza di una scena fondamentale che avrebbe reso anche più avvincente il passaggio del poeta da Recanati a Firenze, ovvero la sua fuga dalla soffocante presenza paterna.

Quanto al cast, tutti gli interpreti, fra cui Isabella Ragonese, nelle vesti della sorella Paolina, e Michele Riondino, nei panni dell’amico Ranieri, erano perfettamente calibrati con Germano, protagonista assoluto.

Storie come quella che ci ha regalato Martone sono motivo di orgoglio nazionale, non solo per il cinema, ma perché ci ricordano i grandi modelli del passato. Tutto questo unito a una buona sceneggiatura determina quello che potremmo definire un film “favoloso”.