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Di Giannantonio agli aspiranti giornalisti: “Seguite la vostra passione e sarà meglio che lavorare!”

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Di Giannantonio agli aspiranti giornalisti: “Seguite la vostra passione e sarà meglio che lavorare!”

Il vero fuoriclasse del giornalismo è quello che va con le proprie scarpe a vedere ciò che deve raccontare”. Parola del giornalista RAI Paolo Di Giannantonio, che ieri pomeriggio ha incontrato i ragazzi della Giffoni Academy illustrando com’è cambiato nel tempo il mondo dell’informazione e quali sono le dinamiche del giornalismo contemporaneo. Conduttore del TG1 e di Unomattina, Di Giannantonio ha soddisfatto le curiosità di giovani che aspirano a diventare nuove leve del giornalismo, mondo ricco di fascino ma al contempo non scevro di difficoltà.

Paolo Di Giannantonio

La nostra è ancora una professione bellissima – ha esordito il giornalista – a dispetto di quanto dicono gli esponenti del “Movimento 5 Stelle”, i quali non riscontrano questa bellezza ma, anzi, vedono nei giornalisti una categoria da combattere: questo, purtroppo, è il sintomo che lo smalto della nostra professione si è appannato”.

Di Giannantonio ha spiegato come il web sia entrato in maniera preponderante nel mondo dell’informazione e quanto è importante oggi per il giornalista utilizzare gli strumenti della rete: “Viviamo un’apparente contraddizione: da una parte c’è chi dice che il futuro dell’informazione è il web, come testimonia l’efficacissima strategia comunicativa del primo partito italiano (M5S), dall’altra però c’è chi non ha dubbi sul fatto che l’inaspettata risalita di Berlusconi alle ultime elezioni sia dovuta alla fitta campagna elettorale portata avanti in TV. A mio avviso non si tratta di una contraddizione, e si pensi al fatto che i giovani non utilizzano più il mezzo televisivo per informarsi, mentre i loro genitori lo fanno ancora: questo divario generazionale basta per ritenere entrambi i mezzi importanti. Il giornalista sta nel mezzo ma ha ancora un ruolo importante da recitare”. La rete – in modo particolare i social network – si presenta però come una giungla di informazioni a cui prestare profonda attenzione: “In rete è molto facile arrivare a un’estremizzazione dei concetti. Inoltre c’è il rischio concreto di confondere informazioni e opinioni”.

Com’è cambiata nel tempo la figura del giornalista? Secondo Di Giannantonio “oggi chi fa questo mestiere è colui che seleziona i fatti più importanti da raccontare. Bisogna essere innanzitutto curiosi. Inoltre è fondamentale avere una competenza molto più ampia, a cominciare dalla conoscenza delle lingue e degli strumenti informatici. Occorre specializzarsi in un settore perché “tuttologi” ce ne sono sempre meno e ciò può essere additato anche alla polverizzazione della TV nei diversi canali tematici offerti. La piattaforma digitale offre la possibilità del cosiddetto “citizen journalism”, ma è importante distinguere tra il professionista e chi si diletta a livello occasionale con il telefonino.  Ai miei tempi, poi, non c’erano le scuole di giornalismo e questo faceva sì che fossimo molto più ignoranti”.

Il giornalista si è poi soffermato sugli usi e abusi dell’”infotainment”, format televisivo mirato alla spettacolarizzazione sfrenata della notizia, che rischia di far cadere in secondo piano la vera finalità del giornalismo: “L’infotainment è una formula che colpisce molto perché spettacolarizza la realtà, che diventa sempre la stessa. Economicamente è la cosa più semplice da creare: c’è bisogno di avere due-tre principi su cui giocare una trama molto elementare”.

Il ruolo del giornalista è, o meglio dovrebbe essere, quello di raccontare la verità lontano da qualsiasi tipo di schieramento, ma questo principio viene messo sempre più in discussione dall’informazione contemporanea. Molto critica, a riguardo, l’opinione di Di Giannantonio: “In Italia, se si facesse un giornale pieno di notizie non avrebbe successo. Questo perché funziona molto il “giornalismo di opinione”, che non mi trova d’accordo perché secondo me bisognerebbe essere il più possibile obiettivi. Non credo esista il giornalista “ideale”, credo all’onestà di chi è imparziale: l’importante è che si dichiari”.

Di Giannantonio ha detto la sua anche sullo stile di scrittura che dovrebbe avere un buon giornalista: “A me stanno antipatici i puristi perché la scrittura, come la lingua, è in continua evoluzione. Non sopporto le frasi fatte svuotate di senso. Il linguaggio va innovato: la creatività ci deve essere sempre e, a volte, violare le regole porta alla creatività”.

Il giornalista si è congedato raccontando di aver vissuto i momenti più belli della propria carriera “quando sono tornato dalla Somalia e dall’Afghanistan e durante l’inchiesta in Montenegro sul contrabbando di sigarette in Puglia”, e ha salutato la platea con questo consiglio: “Chi ha questa passione la persegua fino in fondo… perché ricordatevi che fare il giornalista è meglio di lavorare!