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Cure palliative, formazione ed erogazione

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Cure palliative, formazione ed erogazione

“L’insegnamento universitario per le cure palliative del futuro” è il titolo del convegno-dibattito che sabato 12 dicembre si è tenuto nell’Aula Scozia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona

[ads1] Tema del dibattito sono state le cure palliative, definite dal dott. Iannicelli, moderatore del convegno, “uno dei servizi di più alta umanità e civiltà sociale, sanitaria e culturale” che nel quadro di una malattia gravemente invalidante pone la persona in una condizione che avrà il più triste epilogo.

vincenzo viggiani
Dr. Vincenzo Viggiani

Nei saluti introduttivi del moderatore e del dr. Vincenzo Viggiani, Direttore Generale dell’A. O.U. in cui si è tenuto il dibattito, si è fatto riferimento all’inaugurazione dei nuovi locali del Pronto Soccorso dell’ospedale salernitano avvenuta proprio nella mattinata: il Direttore ha detto che “accompagnare le persone nella fase finale della vita, preservandone la dignità e garantendo quel clima familiare” anche in un contesto ospedaliero dovrebbe essere non solo peculiarità di chi accompagna il paziente nel  fine vita  ma dovrebbe essere propria di tutti gli operatori sanitari: a cominciare dal pronto soccorso.

convegno cure palliative
Al centro: prof. G. Servillo. A sinistra: dott. S. Canzanella. A destra: dott. G. Iannicelli.

Di particolare spessore è stato l’intervento del professor Gaetano D’Onofrio, Direttore Sanitario Aziendale AOU Policlinico, Università degli Studi di Napoli Federico II di Napoli che ha proposto due considerazioni che ben riassumono il tenore del convegno e ne colgono il nucleo.

Nella prima ha illustrato il motivo per cui sia stata scelta un’azienda ospedaliera a configurazione mista col Polo Universitario che ospita per presentare questo I Master in cure palliative (primo nell’intero meridione) e cioè l’intenzione di creare una cultura diffusa in maniera orizzontale sul territorio e non imposta dall’alto verso il basso: una cultura che non veda nelle cure palliative un ammortizzatore di un caso privo di speranza e futuro ma quale “attenzione alla persona in un momento topico della sua vita, sebbene per un tempo limitato“. Questo concetto, fondamentale, è stato uno dei fili rossi del convegno.

Il professor Gaetano D'Onofrio
Il professor Gaetano D’Onofrio

La seconda considerazione, mossa con particolare sensibilità e chiarezza, è stata pregna di umanità: “le cure palliative – ha detto in forza della sua esperienza – non sono un fatto scientifico ma sono innanzitutto un fatto di umanizzazione“.

Su questo punto ha dapprima prospettato l’evoluzione del concetto di persona malata che, se all’inizio contemplava solo il benessere psicofisico, oggi comprende anche l’aspetto relazionale e l’intera dimensione sociale che la circonda. Così “la dimensione delle cure palliative ha rotto quel tabù” in cui la società moderna ha cristallizzato il fine vita – oggi tendiamo a rimuovere il concetto di morte – e ha restituito la centralità alla dignità della persona che non deve essere “curata affinché non dia fastidio” ma perché ha “diritto alle cure necessarie non per guarire o migliorare ma per vivere dignitosamente gli ultimi momenti della sua vita”.

Si è parlato di  una dimensione etica della scienza: il professore ha spiegato che uno dei grandi scontri culturali del nostro occidente in questo tempo è la contrapposizione tra scientismo e dimensione etica della persona. D’Onofrio ha portato l’esempio dei lager nazisti per spiegare il concetto di scientismo: nei campi di sterminio, gli scienziati nazisti operavano non con sadismo ma con scientismo, cioè le loro ricerche erano un’applicazione scientifica, distorta perchè prive di etica. Lo scientismo riconosce alla scienza la dignità di valore in sè stessa ma “tale dimensione culturale va contrastata con un’altra che veda la scienza a servizio dell’uomo“.

Sono intervenuti anche il prof. Giuseppe Servillo, Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore della Federico II di Napoli, e il dott. Sergio Canzanella, Direttore dell’Osservatorio Regionale per le Cure Palliative in e Medicina del Dolore in Campania.

Il primo ha citato Cassel sintetizzando la differenza tra concetto di dolore – afflizione del corpo – e quello di sofferenze – afflizione dell’io; ha anche citato la legge 38/2010 che ha esplicitato il diritto a non soffrire inutilmente, e che è approfondita dall’avv. N. Cantone a termine del Convegno.
A partire dall’art. 8 di questa legge, che ribadisce l’importanza dei percorsi formativi, Servillo ha prospettato la forma del Master di I e II livello in cure Palliative.

Il dott. Canzanella ha prospettato il valore e il ruolo della comunicazione in questo ambito ancora, per troppi versi, sconosciuto; ha così presentato tre iniziative di comunicazione sociale con rilevanza nazionale, visibili sul sito internet dell’Osservatorio, realizzato per i malati, le loro famiglie e per gli operatori sanitari ma “anche per le verifiche delle certificazioni” comunicate affinchè siano vagliate da un corpo scientifico che verifica se siano state consone a principi scientifici: il professore ha dichiarato di aver letto “in questi giorni  i dati di un Hospice della Regione Campania – che per deontologia non ha nominato – che ricovera e un giorno dopo è morto il paziente.
Questo non è l’Hospice,
[che invece] ha ruolo fondamentale nella struttura intermedia delle cure palliative“: il successo dell’Hospice è la cura continua e discreta del malato, lungo il migrare dei suoi giorni.

Sono seguiti, sul tema dell’erogazione di cure palliative di qualità, in una sorta di ricognizione dal territorio campano, gli interventi de prof. A. Cuomo, Direttore UOC  Anestesia e Rianimazione INT G. Pascale, che ha elencato quelli che ritiene i motivi principali del successo dell’istituto presso cui lavora: in primis l’alto senso di dedizione ed appartenenza e l’alta tecnologia, ma anche la particolare attenzione alla persona nella sua umanità, la psico-oncologia. A quest’ultima è stato legato l’intervento della Dott.ssa C. Forte, psicologa in Cure Palliative. Ha spiegato di essere una presenza costante nell’Istituto Pascale, divenendo figura di riferimento non solo per il malato ma anche per la famiglia.

Ciò che più colpisce è che il supporto psicologico è rivolto anche all’equipe medica: nei momenti in cui offrire il proprio servizio diventa emotivamente insostenibile – particolarmente nel caso in cui si trattano pazienti coetanei.

Altri interventi sul tema sono stati quello del Coordinatore Tecnico Scientifico della struttura Hospice Bisaccia-Solofra ASL Avellino, il dott. G. Genua, che ha rimarcato l’importanza della ricerca e della comunicazione scientifica; quello della dott.ssa I. Passannanti, responsabile medico dell’Hospice di Sant’Arsenio, che si è soffermata sulla necessità di un approccio umile e rispettoso verso la persona che non può guarire.

Sono intervenuti anche il coordinatore SICP, dott. L. Leopaldi, il dott. A. Maione,  ASL Napoli 3 Sud, il dottor L. Nuzzolillo, ASL di Caserta, il dott. G. Russo che con arguzia ha dimostrato che gli stessi operatori della sanità, spesso, ignorano cosa siano gli Hospice e il dott. A. De Martino, Direttore del Dipartimento Cure Palliative Polo del Sollievo Scienza per la Vita, che ha ripreso con chiarezza la necessità di una coscienza etica riflessiva d’equipe e ha segnalato la mancanza di una rete locale per le cure palliative.

Enrico COSCIONI
Prof. Enrico Coscioni.

Ha steso le conclusioni il prof. Enrico Coscionicardiochirurgo e Consigliere per la Sanità Regione Campania, che ha prospettato la necessità di una continuità assistenziale di cui l’Hospice sia l’apice. Ha anche così risposto a chi aveva avanzato l’idea della necessità di un Hospice pediatrico: “Mi sento di impegnarmi a nome del Presidente della Giunta regionale che non ci siano Hospice pediatrici è una cosa inaccettabile. Ho qualche perplessità rispetto al posizionamento presso una sola struttura di un Hospice pediatrico. Forse – ma mi affido agli esperti – è il caso di prevedere posti pediatrici negli Hospice che saranno posizionati“.

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