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Pagani, CSA FIADEL contro un servizio di La7 su dipendenti del Comune

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Pagani, CSA FIADEL contro un servizio di La7 su dipendenti del Comune

La CSA FIADEL si dissocia da un servizio andato in onda su La7 relativo al lavoro dei dipendenti comunali. Ecco le dichiarazioni

La componente CSA FIADEL della RSU del comune di Pagani si dissocia dalla cifra stilistica del servizio “Se il comune ordina: impiegati, tornate in ufficio”, andato in onda su La 7, a “L’aria che tira”, lo scorso 13 agosto. Si afferma: “I commissari prefettizi hanno deciso di richiamare i dipendenti al lavoro”, (quelli in smart working, si intende), ma non compare alcuna dichiarazione di nessuno dei componenti della triade commissariale che guida l’ente locale. I cittadini intervistati individuano i disservizi più gravi nei servizi demografici, i cui dipendenti non fruiscono della modalità di lavoro agile, ma le telecamere non hanno registrato alcuna immagine, né alcuna voce provenienti dalla sede distaccata che ospita gli uffici “incriminati”.

Si è preferito mettere insieme i servizi indifferibili, da svolgere necessariamente in presenza, quali quelli demografici, e l’esperienza dello smart working, nel tentativo di avvalorare la tesi che il comune di Pagani sia abitato da una schiera di dipendenti inetti ed irresponsabili, che antepongono il loro interesse (stare a casa) al loro dovere (prestare i servizi per i quali sono pagati).
Una tesi proposta, in maniera più o meno scoperta, perché la sottoscrivessero, ai due dipendenti dell’Ente contattati nella loro veste di componenti della RSU, il cui racconto, differente nei fatti e nella loro interpretazione, è stato ridotto a qualche affermazione decontestualizzata, inutile, se non incomprensibile.

“E’ chiaro che gli operatori dell’informazione, nel “confezionare” il loro prodotto, utilizzano i registri che ritengono più efficaci per far presa sul pubblico, compresi stereotipi che cominciano a mostrare una qualche usura, qual è quello che vuole il dipendente pubblico nullafacente per definizione, anche e soprattutto nell’era della pandemia da covid 19. Si impone, quindi, il recupero e la valorizzazione di esperienze realmente vissute, perché la riflessione su quanto è accaduto, ed ancora accade, tenga conto di tutti gli attori e di tutti i punti di vista e contribuisca, per questo, ad elevare la qualità del rapporto fra i dipendenti dell’ente e la città.

In principio fu lo smart working che – affermano dalla CSA FIADEL – , da strumento sperimentale e prospettico al fine di migliorare la produttività nella pubblica amministrazione ed agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, è divenuto, a fronte dell’emergenza epidemiologica, modalità ordinaria di svolgimento dell’attività lavorativa, tanto da essere applicato in forma generalizzata e mediante procedure ed accordi individuali semplificati. La puntuale e circostanziata valutazione dell’esperienza, ancora in corso, di lavoro agile in emergenza (LAE), consentirà, tra l’altro, in vista della messa a regime dell’istituto dello smart working, l’applicazione di contratti, accordi, progetti individuali ritagliati sulle caratteristiche, il ruolo e le competenze di ciascun smart worker.
Poi vennero le attività indifferibili, da prestare necessariamente in presenza, la cui “sofferenza”, dovuta alla mancata riorganizzazione dei servizi, alla penuria di personale, alla scarsa propensione all’utilizzo, quando possibile, della modalità telematica, è cresciuta in maniera esponenziale con l’emergenza sanitaria.

I pochi dipendenti degli uffici di anagrafe, stato civile, protocollo, tributi, dei servizi di porteriato/accettazione e notifiche/messo comunale, pur in piena pandemia, hanno continuato a prestare servizio in ambienti non sempre adeguati al contenimento del rischio covid 19, fronteggiando un pubblico numeroso che, se non responsabilmente gestito, stenta a seguire i rituali igienici e comportamentali per la prevenzione dell’infezione.

Si accesero, quindi, i riflettori sulla città, segnata da problemi vecchi e nuovi, priva da molto tempo di una guida amministrativa solida ed autorevole, che sconta sulla propria pelle il vuoto istituzionale e la mancanza di qualsiasi raccordo tra politica e qualità della vita.

La comprensibile esasperazione di una comunità senza riferimenti certi, il sacrosanto malcontento della popolazione per lo stato dei servizi si riversano sull’espressione della pubblica amministrazione più prossima ai cittadini, i dipendenti che svolgono attività di front office, costretti ripetutamente ad arginare l’ira dell’utenza.

I rappresentanti CSA FIADEL, in quanto dipendenti dell’ente, non si riconoscono nel servizio mandato in onda per due ordini di motivi:

  1. Non vi è alcun accenno alle difficoltà in cui versa l’ente per la grave carenza di personale;
  2. Si è strumentalizzato il contributo espresso estrapolando brevissime considerazioni che erano parte, invece, di un racconto ben più ampio ed argomentato.

Si condivide, invece, l’affermazione di una delle donne intervistate: “un cittadino non si può abbandonare, con tutte le cose che ci sono da fare”.

Un messaggio ineludibile per la politica e per i vertici amministrativi, organizzativi e gestionali dell’ente.

La componente CSA FIADEL della RSU ribadisce la disponibilità, più volte anche formalmente espressa, ad individuare con la parte pubblica, in un’ottica di collaborazione, percorsi di condivisione e confronto utili a promuovere un possibile cambiamento ed a favorire l’applicazione di nuovi istituti, fra i quali lo smart working (cfr la direttiva n. 3/2017 del Presidente del Consiglio dei Ministri).

L’informazione deve anch’essa fare la sua parte, osservando e raccontando con fedeltà quanto accade nella realtà.”