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Col doodle di Google a spasso tra i cieli di Roswell

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Col doodle di Google a spasso tra i cieli di Roswell

Gli USA gli hanno dedicato una serie televisiva, in tantissimi appassionati ne hanno scritto su Internet, innumerevoli sono i libri e i fumetti dedicati all’evento ufologico per eccellenza. Stiamo parlando del noto incidente di Roswell, al quale, nel 66esimo anniversario, Google ha dedicato la sua homepage di oggi, con un doodle davvero curioso e simpatico. Come una sorta di mini videogame, vestiamo i panni di un piccolo alieno precipitato sulla Terra, che cerca, disperato, i resti della sua navicella per tornare a casa. Partirà così una piccola avventura tutta in bianco e nero nelle campagne di Roswell, dove incontreremo mucche e cavalli (che potranno diventare giganteschi con un po’ di liquido radioattivo), cadremo in gole profondissime e andremo anche a disturbare il sonno di un piccolo Nemo; per poi ripartire e scomparire nella notte stellata. Per chi non lo sapesse, l’incidente di Roswell è stato, da sempre, avvolto nel mistero. Lo schianto di un “oggetto volante non identificato” avvenne proprio l’8 luglio del 1947. Il titolo del giornale locale, il “Roswell Daily Record” titolava: “Piatto Volante avvistato nelle campagne”, scatenando il panico tra giornalisti e cittadini.

In brevissimo tempo tutto venne messo a tacere, le forze dell’ordine dichiararono che si era trattato di un incidente dovuto a un pallone sonda perso nell’atmosfera. Ma per gli appassionati era troppo poco. Da allora, libri, interviste, ricerche, film hanno arricchito un mistero che nessuno vuole dichiarare “chiuso” o “top secret”. E così, dopo il video (falso?) in cui si vede fare l’autopsia al presunto alieno caduto dal disco nella notte di Roswell, oggi il doodle di Google ci fa vedere il “caso” ufologico più chiacchierato degli ultimi anni, attraverso gli occhi di un simpatico alieno. Lo aveva fatto già il primo episodio di Man In Black, con una sorta di “omaggio” all’incidente, ma stavolta, oltre a sorridere, cerchiamo anche di aiutare il nostro, piccolo, E.T.. Chiedendoci, ancora e ancora, “siamo soli nell’Universo?”