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Claudio Gioè ospite all’Unisa per Davimedia

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Claudio Gioè ospite all’Unisa per Davimedia

 

 Nel Teatro dell’Università l’attore palermitano Claudio Gioè ha affascinato gli studenti parlando della sua esperienza personale nel mondo del cinema.

Claudio Gioè

II docente di Storia del Cinema, Marco Pistoia presenta agli studenti l’ospite del giorno: Claudio Gioè. Ricostruisce la sua carriera d’attore, iniziata con gli studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Silvio D’Amico. L’accademia, come ci dice Claudio Gioè, con Mario Ferrero, prestava molta attenzione per il passato. Per fare, infatti, una ricerca all’avanguardia e trovare i propri canali espressivi, secondo Gioè, è importante conoscere e vivere ciò che c’è stato prima, cioè il teatro tradizionale.

Marco Pistoia, in riferimento al richiamo alla tradizione invita gli studenti a guardare Sorelle materassi, una produzione televisiva del 1972 di Mario Ferrero, con Sarah Ferrati e Rina Morelli, dove si ha l’occasione di vedere, fra le comparse, un Roberto Benigni giovanissimo.Il richiamo alla tradizione del regista in questo è molto evidente!

Claudio GioèAlla domanda posta se ci fossero stati dei modelli attoriali da guardare con particolare ammirazione, Claudio Gioè risponde di essersi appassionato in quegli anni all’attore Carmelo Bene, interessandosi al significato sonoro del canto. Egli, da amante della musica, ci rivela infatti che da adolescente ha studiato pianoforte, fatto parte di una band e scritto perfino canzoni.

Fermando la discussione su “I cento passi” l’attore ci racconta dell’improvvisazione non presente nella sceneggiatura, durante le riprese; il finale, infatti, scritto da Marco Tullio Giordana fu, sotto specifica richiesta del regista, recitato con  enfasi da un eccezionale Claudio Gioè. La scena fu un omaggio al giornalista Giuseppe Fava che, per primo, si occupò del caso Impastato.

Ci racconta, inoltre, che la collaborazione con Giordana, definito da Claudio Gioè come un regista che “rispetta e ama gli attori”, nasce con un provino a Palermo per “I cento passi” e continua con “La meglio gioventù”.

Claudio GioèL’intervento di Roberto Vargiu, il patron della rassegna “Davimedia”, con una domanda sul ruolo di cattivo interpretato da Gioè nella fiction “Il capo dei capi” apre l’analisi sulla splendida fiction che tanto successo ha avuto sul piccolo schermo. Alla domanda su che cosa metta di suo il regista e cosa venga aggiunto dall’attore, Gioè risponde che, essendo palermitano, conosce molto bene la cultura mafiosa siciliana e ha messo tanto nel film, anche se la sceneggiatura è rispettata. La questione Totò Riina, ce lo testimonia Gioè da attore e da palermitano, rappresentava, a quel tempo, per la Sicilia una ferita ancora molto aperta e la fiction “Il capo dei capi”, nonostante abbia edulcorato la ferocia dei corleonesi, riesce con l’escamotage di un romanzo popolare a raccontare il rapporto tra mafia e classe politica.

Dalle parole dell’ospite capiamo che la fortunata serie “Il tredicesimo apostolo”, che lo vede nei panni di padre Gabriel, tra esorcismi, vampiri, diavoli e fantasmi, come genere lo affascina molto.

La sua ultima collaborazione per il film di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, “La mafia uccide solo d’estate”, a cui ha partecipato con entusiasmo interpretando un giornalista, fa riflettere sul ruolo del giornalismo di impegno.

Claudio Gioè
Nella parte finale si concede gentilmente di rispondere a qualche domanda.

A quella di Zerottonove, per mano del nostro direttore, Danilo Iammancino: La tua splendida interpretazione in “Il capo dei capi” corre realmente il rischio della mitizzazione?”, l’attore risponde che la mitizzazione è qualcosa di precedente alla fiction. Chiarisce, appassionatamente, come il suo lavoro sia quello di mettere uno specchio di fronte allo spettatore; lo spettatore è poi libero di rispecchiarsi nel personaggio che più gli si addice. Dopo un’attenta disamina delle polemiche seguite all’uscita della fiction in Italia, Claudio Gioè invita infine a riflettere che è la cultura malata a far mitizzare e dire alla gente “a me piace la mafia”, non la messa in onda di “Il capo dei capi”.

A chi chiede un consiglio per gli aspiranti attori o artisti,  il punto è senza alcun dubbio, di farlo indipendentemente dal sistema italiano malfunzionante.

A chi, invece, gli chiede quando ha scoperto di poter fare l’attore per mestiere Claudio Gioè risponde che “mestiere” non è la parola giusta; egli ha capito solo di poter vivere facendo quello che sapeva fare all’uscita dall’accademia.

Claudio Gioè
Dopo essersi concesso per autografi e fotografie, Claudio Gioè è stato ospite della web radio.

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Con una laurea in filosofia specialistica appesa al muro e una tesi su intersoggettività e comunità nella "Critica del Giudizio" di Kant nel cassetto, mi sono innamorata dell'affollatissimo mondo della comunicazione e dei social network. Appassionata di fotografia e viaggi, sono sempre pronta a partire per poi raccontare! Mi diverto, nel tempo libero, a scrivere favole e racconti che un giorno forse pubblicherò. Il mio motto, preso in prestito dal passato, è "Sapere Aude!"