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Carofiglio al TAG di Salerno

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Carofiglio al TAG di Salerno

di Cinzia D’Auria e Annalisa Vitolo.

 

Gianrico Carofiglio, nel sobrio contesto del Teatro Antonio Ghirelli (T.A.G.) nel Lungo Irno di Salerno, ha presentato ieri sera , 9 novembre, il suo ultimo libro “Il bordo vertiginoso delle cose”.

Gianrico Carofiglio, e’ uno tra i più celebri scrittori pugliesi di tutti i tempi. Con i romanzi pubblicati sinora, l’autore ha superato i quattro milioni di copie vendute. Le sue opere sono state tradotte in più di ventiquattro lingue: francese, spagnolo, inglese, tedesco, giapponese, greco, portoghese, turco, russo, polacco, olandese, catalano, rumeno, svedese ed altre ancora. Il suo primo romanzo “Testimone inconsapevole” (2002), acclamato dai critici, l’opera narrativa che ha aperto il filone del legal thriller italiano, e’ adesso alla sua 49esima edizione.

Il carismatico scrittore barese ha svolto l’attività di magistrato per molti anni (Pretura di Prato, Procura di Foggia, Direzione Antimafia di Bari). Durante la XV Legislatura è stato consulente della Commissione parlamentare Antimafia; il 22 febbraio 2008 fu annunciata la sua candidatura al Senato per il Partito Democratico, e nelle elezioni del 13 e 14 aprile dello stesso anno Gianrico Carofiglio fu eletto Senatore.

 

L’evento, moderato da Claudia Izzo, ha registrato un successo pieno con la sala gremita di pubblico, attento ad ascoltare non soltanto l’autore, ma gli ospiti  (in ordine di intervento) Diego De Silva (scrittore, giornalista e sceneggiatore), Sebastiano Martelli (Prof. Dipartimento degli Studi Umanistici dell’Università di Salerno), Guglielmo Scarlato (Avvocato), Fulvio Bonavitacola (Avvocato e politico).

Carofiglio proviene dall’ambiente della Magistratura e della politica e, da alcuni anni, undici, si è cimentato con sempre maggior successo nell’attività di scrittore. Col suo primo romanzo del 2002, edito da Sellerio, ha inaugurato il ‘legal thriller’ italiano, creando anche un personaggio che sarebbe divenuto seriale: l’avvocato Guido Guerrieri.

“Il bordo vertiginoso delle cose” si distacca invece dal personaggio di Guerrieri e narra delle vicende di un uomo tra il presente e i ricordi di una gioventù vissuta negli anni di piombo, tra la violenza fisica e le aspirazioni intellettuali legate a Celeste, supplente di filosofia. Il titolo è la citazione di un verso del poeta Browning: “a noi preme soltanto il bordo vertiginoso delle cose“, e simboleggia il bilico, il bordo tra passato e presente, tra ciò che è giusto e che è ingiusto, tra il vivere e il non vivere, espressi dalla storia e dal suo protagonista Enrico.

Il senso ultimo del romanzo è quella ricerca per la vita vissuta in maniera profonda, fatta di ricerca della conoscenza e della libertà di pensiero, e l’inquietudine che si cerca di placare attraverso la filosofia. E la filosofia è, secondo la professoressa Celeste, verso le ultime pagine del libro, anche nelle strisce dei Peanuts, filosofia filtrata senza giudizi attraverso un gruppo di bambini ed un cane umanizzato; ecco la citazione:

L’evento è stato fortemente voluto tra le iniziative editoriali della Fondazione Salerno Contemporanea, raccogliendo peraltro, di sabato sera, un nutrito pubblico intervenuto per ascoltare le parole dello scrittore.

Nel susseguirsi dei diversi interventi, tra le domande fatte a Gianrico, suscita particolare attenzione la risposta all’invito a parlare sulla sua decisione, maturata negli anni, di passare dalla magistratura alla politica ed infine alla scrittura.

Come si passa dalla carriera di magistrato alla carriera di scrittore?”

Gianrico, sorridendo, risponde:

A questa domanda non v’è una risposta. Forse la domanda potrebbe essere rovesciata, come mai un ragazzino che voleva fare lo scrittore finisce per fare il magistrato?

Una tale carica vitale, questo suo parlare di un desiderio forte di voler scrivere, ovvero provare a realizzare il sogno di tutta la vita. “Prima che fosse troppo tardi per farlo.” Un viaggio troppo a lungo rinviato. “Era troppo tempo che rinviavo questo viaggio senza nemmeno sapere che lo stavo rinviando” per citare un breve passo del suo ultimo libro “Il bordo vertiginoso delle cose”. Il libro, il cui titolo è una citazione da una poesia di Robert Browning, giustappunto narra di un viaggio: il ritorno a casa, ritorno al passato per cercare di capire qualcosa di più su sé stesso e sulla propria vita.

Il ritorno di Enrico Vallesi, il protagonista del romanzo, che ritrova Bari dopo averla lasciata poco più che ragazzo.

Bari è vissuta, attraversata, scrutata, nel presente, dalle lunghe passeggiate di Vallesi, andato via dalla sua città oltre trent’anni prima. Molte le cose cambiate, negli anni rispetto al passato, ma soprattutto a cambiare è stato lo sguardo del protagonista.

In quest’ultimo lavoro di Carofiglio vi è il romanzo di formazione classico, palesato nella vicenda di un ragazzo di 16 anni che diventa adulto, che prende consapevolezza della vita attraverso una sorta di educazione alla violenza ed all’amore: un incontro (scontro) tra dolcezza e aggressività.

Tra le pagine che il lettore scorre affabilmente e con un’attenzione catturata a colpi di flashback, ricordo dopo ricordo, c’è il racconto della passione per le idee e le parole. Diversi capitoli sono vere e proprie lezioni di filosofia, tenute da una supplente di Filosofia della quale s’innamorerà il giovane Enrico Vallesi.

Singolare, sin dalle prime pagine del libro, appare la scelta stilistica di ricorrere al racconto in seconda persona: un io narrante che dà del tu a sé stesso. Enrico adulto dà del tu a sé stesso narrando le cose che gli accadono nel presente. Enrico adolescente è l’io narrante. Un incontro nel viaggio di ritorno nella città natia tra l’adulto visto dall’esterno (dandogli del tu) e l’adolescente (l’io che prende consapevolezza).

Tra i tanti temi, questo romanzo, affronta anche il confine incerto fra il successo ed il fallimento, la sconfitta e l’inattesa commovente occasione di ricominciare.

“Il bordo vertiginoso delle cose”, di Gianrico Carofiglio, è un romanzo appassionante che tiene il lettore incollato alle pagine, scritto con un ritmo serrato ed una scrittura pulita e a tratti netta, tagliente.

“Guardavi quei diavoli oscillare sul margine del molo e poi lasciarsi cadere e sparire fra schizzi ed urla nell’acqua torbida e minacciosa e pensavi che non saresti mai stato capace di fare qualcosa del genere”