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C’è una Battipaglia deserta e silenziosa. C’è una Battipaglia che lotta

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C’è una Battipaglia deserta e silenziosa. C’è una Battipaglia che lotta

Tra le strade deserte, un silenzio insolito ed angosciante, c’è una comunità che lotta: Battipaglia è viva tra le mura di case e negozi

Battipaglia – Zerottonove.it ha voluto raccontare, attraverso immagini e parole, la vita di una città che – nonostante le saracinesche abbassate, i parchi chiusi e un clima sospeso – pulsa negli appartamenti e in ogni luogo dove qualcuno contribuisce a ridurre le distanze, ad aiutare il prossimo.

Aversana, Belvedere, Spineta, Serroni, Turco, Taverna, Sant’anna, Stella. Circa 50mila cittadini. Tutti per la prima volta prigionieri delle proprie mura. Tu, Battipaglia, sei un contenitore di case piene di persone che ormai non vedi più: interi condomini di prigionieri. Tanti di loro sono per te ormai solo turisti: arrivano quando il sole scotta e si può correre al mare. Sempre prendendo l’auto, sempre spostandosi un po’ più in là. Arrivano quando le case sono solo scatole in cui ci si rifugia nei pochi giorni di pioggia. Poi a settembre vanno stancamente via per ricominciare la vita al nord. La notte prima che la nazione si blindasse, sono tornati tutti i figli emigrati che avresti rivisto in estate Poi ti sei chiusa nella tua dignità. Mentre chiudevano a doppia mandata le porte degli appartamenti, tu spaventata aspettavi la mattina dopo. È arrivata, ti sei svegliata e dietro le tende hai iniziato a cucire mascherine, indossare la divisa per fare volontariato, pensare alla battaglia quotidiana nella trincea dell’ospedale. Nel frattempo il resto della città restava vuota: respiri, in un silenzio innaturale che non hai mai sperimentato.

Del resto, i negozi hanno sempre resistito: aperti, ogni anno un po’ più vuoti ma i gestori non hanno mai smesso di salutarsi da una parte all’altra della strada. I sabato sera affollati da persone che percorrevano su e giù la stessa strada. Fino alle 23, poi arrivava il silenzio che però ti prometteva di rimanere solo fino al mattino dopo.

E per il tuo immenso sacrificio, per le strade vuote, per il mare silenzioso, per i campetti che nessun bambino consuma più col pallone, per i bar deserti, per le scuole zitte, per le chiese senza preghiere, per le piazze senza parolacce, ti chiediamo scusa.
Scusaci, da tutti e… grazie.

Testo a cura di Gabriella Mazzeo

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