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Alvisi ospite della 5° giornata del GATE

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Alvisi ospite della 5° giornata del GATE

L’arch. Massimo Alvisi, tutor del gruppo di lavoro G124, è l’ospite della seconda settimana del Festival Internazionale GATE Salerno

[ads2] L’architetto Massimo Alvisi e il gruppo di lavoro G124 del Senatore Renzo Piano, sono stati i nuovi ospiti della seconda settimana del Festival Internazionale di Architettura GATE Salerno.

Tema delle conferenze, la riqualificazione delle zone periferiche di una città, spesso ignorate per la loro fragilità urbana, ma che in realtà celano una ricchezza “Da lasciare in eredità ai nostri figli”.

Il gruppo G124 nasce da un’idea dell’architetto e Senatore Renzo Piano, il quale spinto dalla volontà di valorizzare le periferie urbane, mette insieme sei giovani architetti italiani coordinati da Massimo Alvisi, Mario Cucinella e Maurizio Milan.

Alvisi
Gruppo di lavoro G124

Il progetto, finanziato completamente dallo stipendio parlamentare del Senatore, si prefigge il difficile compito di riqualificare zone abbandonate e sottovalutate del tessuto urbano, restaurando gli edifici pubblicicreando nuovi luoghi di aggregazione, migliorando il sistema di trasporti e coinvolgendo gli abitanti nel progetto di riqualificazione.

Un progetto velleitario, ma possibile, spinto dal fine ultimo di riuscire a realizzare quella, che l’arch. Renzo Piano, ha definito la “Città del futuro”.

A illustrare in dettaglio cosa significa riqualificare un territorio, è stato l’arch. Massimo Alvisi. Laureato a Firenze nel 1994, dopo aver lavorato per un anno a Berlino fonda nel 2002 con la partner arch. Kirimoto lo studio Alvisi Kirimoto + Partners.

La caratteristica del lavoro dei due architetti è la particolare attenzione che essi rivolgono al “lavoro delle mani”, attenzione che permette una migliore gestione dello spazio generato da semplici pezzetti di carta e trasformato in un reale luogo di aggregazione.

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Cantina Bulgari, Podernuovo

“Il modo in cui noi lavoriamo è legato al ‘lavoro delle mani’ – ha raccontato Massimo Alvisilavoriamo realmente con fogli di carta, questo ci permette di affrontare il progetto in modo molto semplice, ovviamente avendo una visione globale del progetto che ci permetta di realizzare uno spazio ideale che sia in continuità con il territorio”. 

Il tema della continuità e della valorizzazione del territorio è particolarmente centrale nel progetto della cantina Bulgari a Podernuovo. Il coinvolgimento delle ditte del posto, l’utilizzo di materiali poveri e dell’energia geotermica, ha permesso uno scambio continuo con il clima e con il terreno. A fare da tramite tra il costruito e la natura circostante è stato il cemento, un materiale in grado di assorbire l’umidità e trasformarsi nel tempo, diventando quella che molti definirebbero “imperfezione”.

La collina su cui abbiamo costruito la cantina entra nel progettoha spiegato Massimo Alvisifino a diventare parte del progetto. La struttura che abbiamo creato, definita da muri in cemento, serve a proteggere durante la vendemmia la zona di lavorazione. I muri però non danno un impatto negativo, accolgono le ombre degli alberi circostanti, accolgono l’acqua e le imperfezioni e traducono la natura in una facciata che negli anni si trasforma. Quello che ci interessa è che il progetto abbia una propria autonomia, un proprio percorso, che negli anni diventi qualcos’altro”.