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Aggressione al Ruggi, parla il vigilante ferito

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Aggressione al Ruggi, parla il vigilante ferito
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“L’immigrato era disperato, nessuna psicosi”: il vigilante aggredito al Ruggi domenica mattina racconta quegli attimi di paura

Migliorano le condizioni del vigilante che domenica mattina è stato aggredito, insieme ad un suo collega, da un immigrato all’interno del pronto soccorso dell’Ospedale Ruggi d’Aragona. La guardia giurata di 60 anni ha sostenuto di non portare nessun tipo di rancore nei confronti del suo aggressore ed ha raccontato al quotidiano Il Mattino la tensione e paura provati in quel momento.

Sono stato colpito da una persona disperata. Disperata come ce ne sono tante. – racconta a Il Mattino – Non da un extracomunitario o un presunto terrorista. Gridava “Allah” come noi gridiamo “Dio mio” in una situazione di dolore. Di sicuro non aveva cinture esplosive o armi. Aveva gli occhi sbarrati, stava male ma non era grave. Dopo qualche minuto ho sentito delle urla, esco dalla mia postazione e vedo gente che scappa. Raggiungo la sala, il ragazzo è nel bagno. Cerco di calmarlo, lui vuole rinchiudersi dentro. Non parla italiano. Arriva il mio collega, in casi del genere si opera sempre in due. Cerchiamo ancora di calmarlo, lui prende lo specchio e il mio collega lo stringe per evitare guai. Nasce una colluttazione. Non so nemmeno come e ci ritroviamo a terra. Il paziente grida “Allah” più volte. Solo Allah, come molti cattolici gridano Dio o Gesù. È fuori di sé e disperato. Cinque minuti di caos, poi è stato portato via.