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A me me piace o blues: “manifesto” della musica di Pino Daniele, ma anche “contenitore” di questioni linguistiche

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A me me piace o blues: “manifesto” della musica di Pino Daniele, ma anche “contenitore” di questioni linguistiche

A me me piace o blues è stata pubblicata da Pino Daniele, per la prima volta, nell’album Nero a Metà del 1980.

Tale canzone può essere considerata alla stregua di un “manifesto”, umano e artistico, del cantautore partenopeo. Ritroviamo tutto le componenti principali della musica di Daniele: le radici della tradizione a cui l’ autore attinge per dar forma al proprio linguaggio e l’essenza spartana del blues.

A me me piace o bluesPino Daniele, consapevole della propria appartenenza all’habitat mediterraneo, “profuma” dell’aroma cosmopolita che impregna la sua città e, di riflesso, la musica di cui è artefice. A suo onore va il fatto di non indulgere mai alla retorica campanilista che dissimula una realtà sovente amara e tragica: di questa Napoli contraddittoria, Pino Daniele è l’ambasciatore riconosciuto su scala nazionale e mondiale.

Pino Daniele, chitarrista autodidatta, figlio di quella Napoli poco aristocratica, fin dall’esordio canta nelle sue canzoni, rigorosamente in napoletano, le ingiustizie sociali di una città difficile e spigolosa, lasciando spazio a malinconici temi personali.

Una personalità artistica unica, fortemente caratterizzata, inconfondibile come il filato della sua voce. Il merito è anche dei grandi musicisti che lo hanno accompagnato in tutti questi anni, contribuendo in maniera vitale a quell’espressione musicale che è divenuta un marchio riconosciuto in tutto il mondo.

A me me piace o blues e tutt’e journe aggio cantà / pecchè so stato zitto e mo è ‘o mumento ‘e me sfucà / sono volgare e so che nella vita suonerò / pe chi tene ‘e complessi e nun ‘e vò.

A me me piace ‘o zucchero ca scenne dinto ‘o cafè / e cu ‘na presa d’annice ma chi è meglio ‘e me / tengo ‘a cazzimma e faccio tutto quello che mi va / pecchè so blues e nun voglio cagnà.

Ma po nce resta ‘o mare / e ‘a pacienza ‘e suppurtà / ‘a gente ca cammina / miezo ‘a via pe sbraità / i’ vengo appriesso a te / pecchè so nato ccà / sai che so niro / ma nun te pozzo lassà.

A me me piace chi da ‘nfaccia senza ‘e se fermà / chi è tuosto e po s’arape pecchè sape c’adda dà / aiza ‘o vraccio ‘e cchiù pe nun te fa ‘mbruglià / e dalle ‘nfaccia senza te fermà.

A me me piace o blues e tutt’e juorne aggio cantà / pecchè m’abbrucia ‘o fronte ‘e ‘na manera aggio sfugà / sono volgare e so che nella vita suonerò / so blues astregne i diente e sono mo.

Ma po nce resta ‘o mare / e ‘a pacienza ‘e suppurtà / ‘a gente ca cammina / miezo ‘a via pe sbraità / i’ vengo appriesso a te / pecchè so nato ccà / sai che so niro / ma nun te pozzo lassà.

Come allude il titolo di questo articolo, A me me piace o blues rimanda pure ad alcune questioni linguistiche: una è l’utilizzo di un termine, cazzimma, sul quale ha indagato anche l’Accademia della Crusca con l’aiuto dello stesso cantautore; l’altra, come si evince dal titolo stesso della canzone, rimanda all’espressione, considerata da sempre erronea, a me mi.

A me me piace o blues

Una definizione più precisa di cazzimma, spiega l’Accademia della Crusca, ci è data dal noto cantautore partenopeo Pino Daniele: “Già, ’a cazzimma: chi non è napoletano e non ha mai avuto modo di sentire questo termine, si chiederà giustamente di che si tratti. È un neologismo dialettale molto in voga negli ultimi tempi: designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”.

Infine, conclude l’Accademia della Crusca, cazzimma è un termine dialettale napoletano che, da un probabile precedente significato letterale di ambito fisiologico, a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso è passato ad indicare, per traslato, un atteggiamento opportunistico o prevaricante, sempre e comunque mirato a danneggiare o a sopraffare gli altri.

Per quanto riguarda, invece, l’utilizzo dell’espressione “a me mi”, possiamo considerare l’opinione del dotto linguista Francesco Sabatini: “Sulla scorta di certe grammatiche tale costrutto è dichiarato, alla greca, un pleonasmo, cioè uno di quei riempitivi o ridondanze o ripetizioni a cui l’enfasi del parlante si sente trascinata. Però, nel capitolo XVI dei Promossi Sposi, Manzoni, fa pronunciare alla vecchia, a cui Renzo chiede consiglio sulla strada per Gorgonzola, la battuta “A me mi par di sì“. A guardar bene non si tratta di una ripetizione, la quale implica identità con l’elemento ripetuto, né di un riempitivo, il quale implica superfluità e inutilità. Qui si avverte bene che il primo pronome, tonico, ha più forza del secondo, atono, quindi ha un valore diverso. È sempre, certo, legato al verbo parere, ma estratto dalla frase e preposto ad essa, come “tema” del prossimo enunciato; equivale dunque a “quanto a me, per quanto ne so io” e quindi contiene maggiore informazione del semplice complemento di termine che lo segue. Prima, dunque, di misurare e giudicare tutta la lingua col metro di una grammatica del discorso logico, bisogna pensare che accanto ad essa c’è anche la grammatica del discorso affettivo, una grammatica del parlato accanto a quella dello scritto. O meglio, c’è una lingua sola, ma che adempie funzioni comunicative ed espressive diverse”.

Dunque, partendo da una “semplice” canzone, seppur un capolavoro come A me me piace o blues, ci si può agganciare, come si è avuto modo di vedere, ai più disparati ambiti del sapere: a riprova che nel settore artistico sono possibili le combinazioni e gli intrecci più disparati.

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Laureato in Lettere, curriculum Pubblicistica, il 25 maggio 2010 e poi in Filologia Moderna il 13 marzo 2013, Gerardo inizia la sua collaborazione con ZerOttoNove nel giugno 2013 occupandosi della cronaca e delle vicende politiche di Calvanico (sua cittadina di residenza), trattando dei più svariati eventi e curando la rubrica CanZONando che propone, di volta in volta, l'attenta e puntuale analisi dei migliori brani della storia della musica. Ex caporedattore di ZerOttoNove.it e di ZON.it, WordPress & SEO specialist, operatore video e addetto al montaggio (in casi estremi), Gerardo ha molteplici interessi che spaziano dallo sport alla letteratura, dalla politica alla musica all'associazionismo. Attualmente svolge l'attività di docente, scrittore e giornalista pubblicista.