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UNISA, “A sessant’anni dalla firma del Trattato di Roma”

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UNISA, “A sessant’anni dalla firma del Trattato di Roma”

Una giornata di studio e di riflessione sulla costruzione di uno “Spazio di libertà, sicurezza e giustizia”. Intervista alla Prof.ssa Angela Di Stasi

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Lo scorso 13 marzo, presso l’Aula Magna di Ateneo “Vincenzo Buonocore” , si è tenuto il Convegno Internazionale di Studi “A SESSANTA ANNI DALLA FIRMA DEL TRATTATO DI ROMA. Sviluppi e prospettive nella costruzione dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia” in occasione del 60° Anniversario della firma del Trattato di Roma istitutivo della CEE.

L’evento, inserito nel calendario ufficiale delle iniziative del Dipartimento delle politiche europee ˗ Presidenza del Consiglio dei ministri, con il patrocinio dell’Osservatorio sullo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia, fondato e diretto dalla prof.ssa Angela Di Stasi, ha avuto come obiettivo la celebrazione critica del processo di integrazione europea raggiunto fino ad oggi, inteso come uno “spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.

Illustri giuristi hanno preso parte ai lavori; tra questi, l’Avvocato Generale della Corte di giustizia, prof. Paolo Mengozzi, il Prof. Ugo Villani, il Prof. Sergio Maria Carbone, la Prof.ssa Lina Panella, la Prof.ssa Maria Font i Ma, la Dott.ssa Iside Russo, Presidente della Corte di Appello di Salerno.

L’intervista

Abbiamo rivolto alcune domande al Presidente del Comitato Organizzatore, Prof.ssa Angela Di Stasi, Ordinario di Diritto dell’Unione europea, nonché Direttore dell’Osservatorio.

A 60 anni dal Trattato di Roma, qual è lo “stato di salute” attuale dell’Unione Europea?

L’Unione Europea è un unicum nel panorama delle organizzazioni internazionali che rende il fenomeno comunitario emulato in altre regioni del mondo. Rappresenta il risultato di un processo di integrazione sui generis, che ha portato a un grosso successo, senza negare rilevanti criticità. La sua gestazione è stata caratterizzata da fasi di “stop and go”. È innegabile che, prima con la crisi economica, ora con la “questione migranti” si stia diffondendo una profonda disaffezione.

Il Trattato di Roma non prendeva in considerazione l’istruzione tra le competenze comunitarie. Il Trattato di Maastricht amplia la sfera delle politiche di intervento della comunità, includendo anche l’istruzione, dando valore alla circolazione degli studenti nell’area euro,  tramite in primis il progetto ERASMUS. Secondo Lei, quali sono i punti di forza e gli aspetti migliorabili di questo progetto?

L’ERASMUS rappresenta una straordinaria opportunità per studenti e docenti. Ciò tuttavia presuppone una certa responsabilità anche nel tipo di scelta degli insegnamenti presso l’università ospitante. Esistono insegnamenti che per loro natura sono “meno studiabili” in università straniere. Al tempo stesso, l’esperienza ERASMUS è valida per rafforzare le competenze linguistiche. Io stessa sono tutor di accordi ERASMUS presso le Università di Siviglia e Jaén.

Qual è la Sua posizione in merito alle spinte disgregatrici che cercano di affermarsi nei diversi Stati membri?

È innegabile un diffuso euroscetticismo. La Brexit ne rappresenta l’esempio per eccellenza. Tutto ciò comporta un pericoloso “effetto domino” che ha le sue radici  nella diffusa disinformazione riguardo il processo di integrazione europea. Si pensi per esempio alla moneta unica. Riusciamo soltanto ad immaginare che cosa accadrebbe se gli Stati ritornassero alle precedenti valute? L’Unione Economica e Monetaria oggigiorno è un elemento irrinunciabile. Sicuramente anche da migliorare.

Nell’occasione è stata presentata la Rivista scientifica online Freedom, Security & Justice: European Legal Studies (Editoriale Scientifica, Napoli, 2017) che mira a sviluppare le linee di ricerca seguite nell’ambito delle attività dell’Osservatorio sullo spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.

 

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