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“Una goccia di fuoco”: il primo romanzo di Rita Perrotta

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“Una goccia di fuoco”: il primo romanzo di Rita Perrotta

Una goccia di fuoco, oltre ad essere il titolo del romanzo, è l’ossimoro per eccellenza che descrive la storia d’amore tra due adolescenti, ricostruita partendo da una tragica fine.

Una goccia di fuoco, primo romanzo di Rita Perrotta, si apre con un sogno della protagonista, fatto a quattro anni dall’incidente stradale che le ha portato via il suo Luca, un ragazzo con problemi di dipendenza dall’alcol. Rita Perrotta con Una goccia di fuoco – ripercorrendo le tappe dell’innamoramento di Chiara e Luca – mostra, mediante un’opera audace in cui c’è un incontro tra poesia e prosa, il potere terapeutico della poesia. Quest’ultima, infatti, diventa l’eredità che Luca, giovane appassionato di poesia, lascia a Chiara e rappresenta l’unico modo per poter vincere la paura, la solitudine e la sofferenza.
Una goccia di fuocoChiara, sconvolta dal lutto e alla ricerca di un indirizzo a cui spedire il suo grido disperato, riporta in vita il suo Luca scrivendo; alza la sua voce, “non ancora vittima del gioco atroce della vita” che, invece, ha sconfitto Luca e ha trasformato la sua grande e “radicata” sensibilità in un vero e proprio handicap.

Nel suo dolore Chiara si scaglia contro il fato crudele, che sembra prendersi gioco di tutti, donando potenzialità destinate poi a non realizzarsi. Di fronte alla sorte, infatti, l’uomo si chiude nell’incomunicabilità, relegandosi in un angolo, come fa il protagonista del romanzo. Dove, però, Luca ha fallito, Chiara vince, mostrando al lettore la chiave per affrontare la vita, anche quando non ci sono punti fermi e dominano incertezza e solitudine.

Luca, in un suo racconto, si descrive a Chiara come “il fiore sbocciato per sbaglio in un giardino pieno di fiori bellissimi”: il piccolo fiore, esile e fragile, durante un giorno di vento violento, ricercò inutilmente l’aiuto degli altri fiori. La bufera passò ed il fiore, riuscendo a sopravvivere grazie alle sue sole forze, si sentì inaridito per sempre dei buoni sentimenti. Da quel giorno, costretto a vivere in quel giardino pieno di indifferenza e amarezza, il fiore, pensò solo a se stesso.

Chiara, però, fa una scoperta sconcertante: Luca beve e si ubriaca spesso. Si infrangono, così, tutte le certezze della ragazza, non sa più chi è Luca; scopre che il ragazzo, come quel fiore, pensa solo a se stesso e non si preoccupa dei suoi sentimenti. Chiara non si arrende e cerca nell’amore per la poesia – che Luca le aveva trasmesso – la sua forza: nelle sue poesie, rispetto a quelle dell’innamorato, esprime la gioia di esser vivi, scoprendo nella volontà l’unica arma per affrontare la vita e nell’innamoramento per se stessa il motore di tutto.

La storia tra i due ragazzi di Una goccia di fuoco continua tra giorni sereni e giorni nuvolosi; questi ultimi sono i peggiori, apatia e inquietudine si appropriano di Luca, facendo calare la notte e aprendo un abisso scuro senza fondo nella sua mente. Chiara, anche a distanza di quattro anni, ogni volta che il cielo si ricopre di nuvole dopo una giornata di sole, pensa a quel tragico incidente in cui Luca, ubriaco, ha perso il controllo dell’auto.

Acqua e fuoco, è l’ultima poesia che Luca scrive prima dell’incidente, un vero e proprio addio: Luca non sentiva più il suo corpo, ormai mancava poco alla fine o qualche passo per salvarsi. Tra la vita e la morte il giovane implorava che gli capitasse qualcosa al più presto, pur di non provare la “morte in vita”. Chiara, rileggendo la poesia dopo la morte di Luca, capisce che la sua dipendenza, era il segno che la sua vita era un lento scivolare verso la fine. Luca aveva scelto la morte!

Rita Perrotta svela, in Una goccia di fuoco, mediante un gioco di ricostruzione intima e commossa, il grido disperato non solo di Luca, ma di tutti gli animi sensibili, che gli uomini “persi nel rumore della vita” hanno voluto fingere di non sentire. La salvezza è questo il messaggio che il romanzo lascia ai lettori – passa attraverso l’ascolto e il confronto.

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Rita Perrotta

Il tema del tuo romanzo è molto impegnativo. Perché hai deciso di parlare con Una goccia di fuoco del problema della dipendenza dall’alcol?

Ho scelto questo tema per parlare del disagio che spesso si vive nell’età adolescenziale e per mettere in risalto gli incidenti che avvengono sulle nostre strade a causa di questo tipo di dipendenza.

Il messaggio che vuoi comunicare attraverso il romanzo si può, quindi, riferire a ogni tipo di dipendenza e di malessere giovanile?

Sì! Secondo me, il primo passo per risolvere qualsiasi tipo di problematica è il confronto e la comunicazione, vero e proprio messaggio del romanzo.

Il titolo del tuo romanzo – Una goccia di fuoco – è un’ ossimoro altamente poetico; spiegaci il suo significato.

Il fuoco – tra gli elementi primordiali – è quello che più evoca il concetto di amore: passione, irrazionalità e coinvolgimento. L’acqua, invece, calma e lenisce. Sono due elementi lontani che, però, come i due protagonisti del romanzo, hanno bisogno l’uno dell’altro.

Il ruolo della poesia – usata molto bene all’interno del corpo del romanzo – è quello di andare oltre l’indicibile della prosa senza sottostare ai compromessi della grammatica?

Sì, la poesia è un genere letterario che consente di dire molto utilizzando poche parole, riesce ad andare anche oltre l’indicibile della prosa, permettendo di toccare con mano lo stato d’animo dei protagonisti. La poesia, essendo profondamente intima, è uno scavarsi dentro mettendoci a nudo: in questo modo emergono anche i sentimenti che non credevamo di provare. Questo riesce a farci sentire liberi rispetto ai vincoli della grammatica.

La scrittura, in versi o in prosa, può essere una vera e propria “terapia” per metabolizzare lutti, e la carta può essere una “palestra” dove allenare il cuore per affrontare, con coraggio, la vita, non anestetizzandosi con sostanze (quali alcol e droga)?

La scrittura, come mostra questo romanzo, è un viaggio interiore. Chiara, attraverso essa, riesce a superare e ad accettare la perdita della persona amata. La scrittura, inoltre, è molto terapeutica perché riesce a far superare la sfida più grande: quella con se stessi!

La scrittura può diventare il tuo lavoro o è un hobby?

Scrivere è la mia passione più grande, è qualcosa che faccio innanzitutto per me stessa. Se diventasse però un lavoro, sarei felicissima.

Invitiamo a leggere l’opera Una goccia di fuoco di Rita Perrotta, che ha iniziato con un romanzo audace la sua carriera da scrittrice e ha già pensato ad un secondo; l’autrice ci rivela, in anteprima, che si tratta di una storia d’amicizia di due ragazze, in cui analizzerà il difficile tema dei quartieri ai margini delle città.

In attesa del suo nuovo romanzo, abbiamo raccolto tra i commenti più belli, quello di una lettrice che ha detto di ritrovarsi e riconoscersi nelle parole dell’autrice di Una goccia di fuoco. Quando un’opera riesce a raggiungere il cuore dei lettori il merito è di chi la scrive!