Home Territorio Eboli Il “Love tour” dei Thegiornalisti è una festa da vivere a squarciagola

Il “Love tour” dei Thegiornalisti è una festa da vivere a squarciagola

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Il “Love tour” dei Thegiornalisti è una festa da vivere a squarciagola

Il “Love tour” dei Thegiornalisti squarcia la notte di Eboli con la grinta e la semplicità disarmante del nuovo che avanza e che ti lascia andare a casa senza voce

Fiumicino, Milano, New York. Nomi di città molto comuni e note che, pur essendo posizionate a distanze e latitudini molto differenti le une rispetto alle altre, nella serata di ieri hanno azzerato ogni chilometro per ritrovarsi riunite nell’unico skyline del Palasele di Eboli grazie al “Love tour” dei Thegiornalisti, sbarcato in città per un solo appuntamento che ha fatto registrare il tutto esaurito nel giro di pochissimo tempo.

Ad inaugurare la serata ci ha pensato una confessione video del gruppo, autoproclamatosi per l’occasione ultimo baluardo del romanticismo, che ha spianato la strada per quella che a tratti è sembrata una vera e propria festa tra amici fatta di semplicità, risate e schiettezza, intese come voglia di divertire e divertirsi senza badare troppo ai fronzoli ed alle piccolezze. In quest’ottica non c’è da meravigliarsi se l’assenza di eventuali ornamenti ed accessori, diventate quasi un vero e proprio diktat del mondo live nei palazzetti, nella serata di ieri ha ceduto il passo all’unica pretesa di dover cantare, cantare e ancora cantare a squarciagola. E quale modo migliore di farlo se non attraverso la musica?

Quella presente in scaletta non tralascia nulla, ed anzi mette in fila l’uno dopo l’altro tutti i successi che hanno portato la band romana a prendersi prima le zone alte delle classifiche di vendita e poi gli spazi da sempre destinati alla cultura pop, abilmente mescolati per insinuarsi tra i brani dei primi anni, quelli della gavetta nei locali di Roma e del circuito indipendente, e quelli dell’ultimo disco, le cui grafiche cromatiche risaltano a tutto tondo sul palco povero di ammenicoli ed artifici vari.

In quest’ottica la semplice quotidianità descritta nelle varie “Senza”, “Fatto di te”, “Il tuo maglione mio” “Proteggi questo tuo ragazzo”, fa il paio con i palloncini gonfiabili che introducono il riff iniziale di “Love”, e l’aumento dei bassi che fa tremare il Palasele quando ad essere intonate sono “Zero stare sereno” e “Milano Roma”. Nel mezzo c’è spazio anche per i due momenti acustici introdotti dal testamento della band affidato a “Sold out”, che tra l’intonazione delle recenti collaborazioni radiofoniche (“La luna e la gatta”, “Da sola in the night”) riprese alla chitarra acustica, e la delicatezza di “Dr house” eseguita voce e piano, portano nel palazzetto un’atmosfera da falò in riva al mare che si trasforma ben presto in quella intima di una serata passata ad ascoltare un vinile in salotto.

E probabilmente a mettere la puntina sul disco ci pensa sempre lui: Tommaso Paradiso, il quale si dimostra vero animale da palcoscenico onnipresente ed instancabile nell’occupare uno spazio che a tratti sembra troppo piccolo per contenerlo. Chiacchierone e spontaneo nei confronti del pubblico nell’affermare di voler “trasformare il palazzetto in un salotto”, con fare da ultras in abiti casual mentre canta affacciandosi da una balaustra, mette le sue mani prima sul piano per l’accenno di “Notte prima degli esami”, con tanto di drink in bella vistae poi sulla chitarra per l’intonazione di “Questa nostra stupida canzone d’amore”, rivolta ad un tappeto di smartphone accesi nel cielo del Palasele. Nel mentre trova anche il tempo per tirare di boxe alla Rocky e divertirsi ballando e ancheggiando in un ritmo frenetico e con una semplicità disarmante, la stessa che si ritrova spesso nei suoi testi, che aizza la folla e che fa capire perfettamente perchè un giorno scrive per Gianni Morandi e l’altro duetta con Jovanotti. 

Dall’altro lato della barricata probabilmente nessun vocale di dieci o più minuti basterebbe a raccogliere gli echi ed i boati del pubblico, sottofondo onnipresente durante tutta la serata e tale da diventare quasi insostenibili anche dai membri della band quando il sole di “Riccione” squarcia il palazzetto di Eboli, aprendo le porte alla chiusura di serata affidata all’evergreen “Completamente” ed ai coriandoli in tinta “love” esplosi sul finale di “Felicità puttana”. Proprio la stessa in grado di darti una bella botta che ti resta addosso alla fine di tutto.

Galleria fotografica a cura di Alfonso Maria Salsano: