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The Broken Circle Breakdown, il film che ha conteso l’Oscar a Sorrentino

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The Broken Circle Breakdown, il film che ha conteso l’Oscar a Sorrentino

La “grande bellezza” è raccontata da un film belga che ci ricorda l’amore

The Broken Circle BreakdownAll’indomani della cerimonia degli Oscar con l’eco dei pareri, positivi e negativi, rispetto alla vittoria di La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino, è interessante soffermare l’attenzione su un film che ha gareggiato con l’opera del regista italiano. Si tratta della pellicola belga The Broken Circle Breakdown, diretto da Felix Van Groeningen, che si è aggiudicato il premio César come miglior film straniero. L’opera, che si è aggiudicata l’oscar francese, è l’adattamento di una rappresentazione teatrale di Johan Heldenbergh.

The Broken Circle racconta di un uomo e una donna, Didier ( Johan Heldenbergh) e Elise ( Veerle Baetens), molto diversi tra loro, ma uniti fin da subito da una forte passione che ben presto sfocia nel matrimonio. I due avranno una figlia, Maybelle. Il quadro romantico sembra essere completo, quando un evento nefasto colpisce la famiglia felice: Maybelle si ammala gravemente all’età di sei anni. A questo punto inizia per i due protagonisti un percorso travagliato in cui ciascuno reagirà in modo diverso alla tragedia. Nonostante le origini belga, Didier ha una forte passione per la musica country americana e sente forte il mito del ” sogno americano”; l’America per lui è un luogo in cui i sogni diventano realtà. Ciò lo rende molto idealista da un lato, ma in realtà il suo modo di vedere le cose è molto razionale e basato su un forte ateismo. Elise è credente e gestisce un negozio di tatuaggi, crede molto nel simbolismo delle cose. Il proprio corpo è pieno di tatuaggi, simboli che rappresentano gli eventi che hanno segnato la sua vita. Attraverso i tatuaggi scrive sul suo corpo la propria storia e i nomi di chi ne ha fatto parte, fra questi appunto Didier. Il film, per i motivi di cui sopra, è cadenzato da intermezzi musicali, genere country, in cui il melodramma romantico assume quasi i toni di una commedia musicale, con momenti fatti di leggerezza e allo stesso tempo di commozione.
Molto interessante risulta essere il montaggio del film, in quanto tutto il racconto non segue l’intreccio cronologico degli eventi, ma è caratterizzato da una serie di flashback che si alternano al presente, il quale presente non è neppure così chiaro, almeno fino alla poetica scena finale di Didier che suona con la sua band per la moglie in fin di vita in ospedale.
L’impressione che si ha, quindi, è che la macchina da presa sia una sorta di narratore esterno che decide cosa raccontare prima e cosa dopo della vicenda, dando la sensazione che la storia di queste due anime gemelle sia avvenuta in un passato piuttosto remoto. Infatti il racconto inizia alla fine degli anni Novanta, tanto che nel corso della vicenda vediamo anche spezzoni di telegiornali con l’allora Presidente americano Bush e il crollo delle torri gemelle.

Banalmente si potrebbe dire che il racconto di Didier e Elise sia una semplice storia d’amore, un melodramma come se ne vedono tanti, ma il film è invece pieno di riferimenti storici, simbolici e politici. Prima di tutto il continuo riferimento all’America, una sorta di terzo personaggio, un colosso che influenza molto Didier, ma che a un certo punto lo delude. Nel periodo in cui si svolge la storia infatti era in corso la questione delle cellule staminali e sulla possibilità o meno di usarle per curare malattie. All’epoca il governo americano non approvò la legge, fra i motivi vi erano anche quelli religiosi.
Accanto a questa problematica scottante vi è la questione dell’eutanasia con cui Didier a un certo punto della storia deve fare i conti. Gli spunti di riflessione sono pertanto molti e forse quelli più strettamente politici appesantiscono la vicenda caricandola di significati in più che in alcuni momenti potrebbero rendere la pellicola difficilmente digeribile.

Il film era un valido avversario, fra quelli proposti, de La grande bellezza e forse riesce a spiegare meglio del film di Sorrentino, quale sia la ” bellezza”. La bellezza è data proprio da quello che vediamo nel film di Van Groeningen, è data dall’amore, dalla famiglia, dalla condivisione, che sono le cose che contano davvero. Purtroppo il dramma che ci viene proposto mostra anche l’altra faccia della medaglia, le difficoltà che la vita può porre e il modo in cui l’uomo, con le sue fragilità, reagisce agli eventi.

Sara Formisano