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Terremoto in Irpinia, 35 anni dopo la catastrofe

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Terremoto in Irpinia, 35 anni dopo la catastrofe
Il corpo di un bambino senza vita, ritrovato tra le macerie

35 anni fa, alle 19.34, la terra dell’Irpinia intera iniziò a tremare. Il terremoto dell’80, quello mai dimenticato da tanti. Proveremo a spiegarne i motivi

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Un minuto e mezzo, all’incirca. Non c’ero, ma tanti giurano che dalle 19.34 per oltre un minuto non si sia più visto nulla di immobile, fermo intorno a loro. Inizia il terremoto: trema la terra, e con essa le mura delle abitazioni, le strade, i bicchieri già ricolmi d’acqua o di vino o di altro, i letti sui quali qualche giovane coppia stava coronando finalmente il sogno di fare, timidamente ma non troppo, l’amore.

Da quel preciso istante si è realizzata una serie infinita di scandali, catastrofi oltre la catastrofe. Pur essendo consapevoli della straordinaria gravità di tali eventi, si stenta a credere come un terremoto di simile portata non abbia immediatamente allarmato tutte le forze speciali che, con legge riguardo le calamità naturali approvata nel 1970 , avrebbero dovuto intervenire senza attendere un solo minuto in più. Fu lo stesso presidente della Repubblica di allora, Sandro Pertini, con discorso a reti unificate, a denunciare le gravi inadempienze nei soccorsi.

terremoto
Da allora tanto è stato (non) fatto: il post-terremoto per tante persone è ancora oggi una terribile realtà del loro presente. Non sono bastate le oltre 3000 vittime e gli oltre 9000 feriti a scalfire l’animo ignobile dei tanti, che hanno impunemente marciato su una simile catastrofe per badare ai propri personalissimi interessi. Parole pesanti, è certo, ma bisognerà pur spiegare in qualche modo come mai tanti residenti nelle province di Salerno, Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Foggia ancora vivono in condizioni “provvisorie”. Ad oggi, 35 anni dopo l’incredibile terremoto, il patrimonio edilizio devastato dalla catastrofe è stato ricostruito per il 90%: si parla di abitazioni, scuole, fabbriche e chiese. Per i Comuni colpiti furono stanziate cifre record, equivalenti ad oltre 30 miliardi di euro, ma non sono bastati. Ci crediamo? L’opinione personale di chi attualmente sta scrivendo è: “Impossibile”.

Emergono tante risposte: come, ad esempio, le motivazioni che spingono autorità e media a sostenere l’Emilia Romagna dopo le altrettanto terribili catastrofi naturali avvenute pochi anni fa che “miracolosamente” vengono meno quando si tratta di ridare acqua alla città di Messina. Così come tanti hanno esultato, in maniera a dir poco macabra, quando è stata L’Aquila a tremare. L’alluvione devastante di Benevento, l’ultima di una incredibile serie di catastrofi, ha visto i campani in prima linea, forti anche delle gravi esperienze passate, ma non è stato possibile apprezzare alcun segno di vicinanza alla popolazione da parte dei media o delle autorità che non fossero direttamente impegnate sul territorio (ossia dalla Regione ai Comuni).

terremoto La più grande catastrofe avvenuta il 23 novembre di 35 anni fa è questa: ricordare a tutti che il sud è tristemente abbandonato a sé stesso, tra mafie assetate di soldi, politici chiacchieroni che (ancora oggi) con una mano puntano il dito e con l’altra stringono la mano libera dei propri “avversari”, e popolazioni che nonostante tutto, non si arrendono e non cedono perché sanno che riusciranno, che riusciremo a rialzarci sempre e comunque. Pur continuando a tremare, proprio come 35 anni fa.

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