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Stretta all’uso del contante, la proposta di FedAPI

Stretta all’uso del contante, la proposta di FedAPI
immagine da Pixabay

Proposta di FedAPI: Da oggi, 1 luglio 2020, non sarà più possibile effettuare trasferimenti di denaro contante per un valore superiore a 2.000 euro

Da oggi, 1 luglio 2020, non sarà più possibile effettuare
trasferimenti di denaro contante per un valore superiore a 2.000 euro.
L’importo massimo trasferibile in caso di pagamenti, prestiti e
donazioni, anche nel caso in cui la transazione coinvolga due
familiari, sarà quindi pari a 1.999,99 euro: ciò varrà anche per i
pagamenti frazionati, salvo quelli dilazionati per prassi e quelli
rateali. Stando a quanto sancito dall’ultima Legge di Stabilità, per
trasferire importi superiori sarà dunque necessario ricorrere ad
assegni, bonifici bancari e pagamenti elettronici.

Le sanzioni previste in caso di violazione di tale norma variano in
base all’importo: sotto i 250.000 euro, i contraenti saranno multati
per una cifra compresa tra i 2.000 e i 5.000 euro, mentre se la
violazione riguarderà un importo superiore a 250.000 euro la multa
andrà dai 15.000 ai 250.000 euro.

Di seguito la dichiarazione in merito del Dott. Antonio Procida,
Responsabile del Centro Studi FedAPI:

“La stretta al contante ha un duplice obiettivo: incentivare l’uso di
moneta elettronica e combattere l’evasione fiscale. Questo,
ovviamente, solo in teoria.

Sul primo punto, sebbene favorevoli ad incentivare i pagamenti
elettronici, riteniamo che questo sia il momento sbagliato per
introdurre tetti al contante: con la peggiore crisi degli ultimi anni
da affrontare, tutti gli sforzi andrebbero indirizzati a favorire e
stimolare la spesa e non per porre un limite alla capacità di acquisto
delle famiglie.

Sul secondo aspetto, abbiamo invece fortissimi dubbi sul fatto che i
limiti ai pagamenti in contanti siano efficaci ai fini di contrastare
l’evasione fiscale. La storia ci insegna che le frodi fiscali di
maggior impatto non sono state perpetrate attraverso l’uso del
contante, bensì mediante operazioni e strutture giuridiche complesse
che molto spesso hanno coinvolto più di uno Stato. Esistono infatti
realtà economiche in Europa dove il numero di frodi fiscali è
bassissimo nonostante vi sia un elevato utilizzo di contante.

Se si intende intervenire sul sistema dei pagamenti per combattere
concretamente l’evasione fiscale, risulterebbe infatti più efficace
incentivare i pagamenti elettronici. Limitarsi a contrastare il
contante rischia quindi di non portare alcun beneficio in termini di
gettito e di avere come unico effetto quello di deprimere i consumi,
di cui il sistema economico italiano sembra non potersi permettere un
ulteriore calo”.

Pietro Vivone, Presidente Nazionale FedAPI, rilancia con una proposta:

“La lotta all’evasione fiscale è una priorità ma limitare
ulteriormente l’uso del contante non è certo il metodo più
appropriato. Da anni proponiamo una soluzione intermedia tra gli
assegni e le cambiali: bisogna garantire la possibilità di emettere
titoli a scadenza (e non solo con pagamento a vista, come previsto per
gli assegni) che diano la possibilità di procedere alla cosiddetta
“girata” e non prevedano il pagamento del bollo. È il momento di
trovare nuove soluzioni ai vecchi ed atavici problemi mai affrontati
seriamente”.