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“Sei l’odore del Borotalco” in campo con Sergio Mari

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“Sei l’odore del Borotalco” in campo con Sergio Mari

Salerno. Arriva oggi mercoledì 3 giugno alla Feltrinelli in via V. Emanuele l’incontro con il nuovo lavoro editoriale di Sergio Mari “Sei l’odore del borotalco”

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Dopo il primo appuntamento di venerdì scorso al Rodaviva a Cava de’ Tirreni, questa volta l’incontro letterario si tinge di allegria: i 3 attori e cabarettisti Chicco Paglionico, Andrea Monetti e Francesco D’Antonio a partire dalle 18.30 di questo pomeriggio sveleranno al pubblico presente il segreto che anima le circa 170 pagine del romanzo dell’ex calciatore, attraverso la lettura di alcuni brani estrapolati dal libro.

Un incontro “made in Salerno” pertanto, che vede “Sergio” lo scrittore del Vestuti e “Chicco” il comico di Pastena – ex compagni di “avventure nei villaggi” – presentare questa volta non su un palco ma in una libreria, la seconda prova narrativa di Sergio Mari, dopo il successo del 2007 di “Quando la palla usciva fuori”.

odore del borotalco
Sei l’odore del borotalco

Dopo 8 anni, Mari riprende e continua, attraverso le sue pagine, a delineare la parabola della vita attraverso la “corsa del pallone”. Una corsa che se nel primo lavoro letterario appariva ancora come “liberatrice e incosciente” – per dirla con le parole di Paolo Sollier  – in questo suo secondo libro invece diviene una sorta di “campo infernale” in cui l’ex calciatore correndo troppo, impara a guardare e a segnare solo in porta, perdendosi tutto il meglio della vera vita che è sugli spalti. Fuori del campo.

“Il calcio ti costringe a crescere in fretta” – ci rivela Mari con un sorriso di chi l’ha imparata lunga dalla vita – “A 18 anni sono diventato all’improvviso 30enne, ma senza vivere sul serio. La maturità ci rende sporchi. Ed oggi sto riprendendomi l’Infanzia”.

14 anni e con il numero 7 dietro le spalle, nel ‘76 parte per giocare nei “grandi campetti” della Juventus di Torino, per fermarsi poi solo nel 1993 con più di 600 partite sulla pelle, dopo aver militato da calciatore professionista per 15 anni tra serie b e c.

Parte “da grande” Sergio – con “la curiosità dell’infanzia che si rivela travolgente” – da una verace Salerno dei quartieri degli anni ’70, in preda al “Carosello, alle gazzose e ai fischi fatti dal pianerottolo” al posto del cellulare, lasciando l’immagine di una mamma sul terrazzo con le mani tra i panni appesi “orgogliosa di suo figlio”; un padre che amava fare su di lui “castelli di carte”; un amico con tutta la sua ciurma di amici fumetti che invece, “non voleva diventare grande”.

Ma soprattutto, lascia l’odore del borotalco, quello Roberts nella busta verde, che gli ricorda adesso che è “realmente grande” un passato da recuperare, che ancora vive nel ricordo del perduto e desiderato abbraccio del padre.

“Al massaggiatore prima della gara ordinavo di accantonare l’olio canforato e di tirar fuori un barattolo speciale: il borotalco. Il tuo profumo papà. E allora le mie gambe ne uscivano pronte per fare una partita dopo aver ricordato tutti i tuoi abbracci.”

Sull’odore del borotalco lascia la sua infanzia – tra amici immaginari e irriverenti approcci sotto gli scantinati – e inizia la sua corsa: una corsa che lo porterà già nei primi 5 anni della sua carriera calcistica ad aver giocato 200 partite “senza ricordarne un solo minuto.”

Una corsa che lo porta a giocare in un’arena infernale nel girone dei tifosi di quegli anni. Da “leone sul campo” alla partita più dura: quella con la paura.

Per 2 e 3 anni ho fatto i conti con la mia debolezza prima di tornare a giocare a Cava” – continua Mari tra un pubblico di tifosi, donne affascinanti e calciofili curiosi – “e faccia con la mia paura mi sono chiesto dopo di essa chi fossi veramente”.

odore del borotalco
Sei l’odore del borotalco con Sergio Mari

Erano gli anni del “calcio di valore”, quello di un mestiere non facile dove il ruolo di calciatore te lo dovevi sudare, guadagnare ed ogni volta riconfermare agli occhi del tuo pubblico.

Ma la corsa di Sergio Mari non ha impedito all’ex calciatore di rallentare e – nonostante la furia del calcio – di guardare in faccia i suoi giorni e cogliere ugualmente tutta la vita di quegli anni che ci rende nel suo libro.

Oggi scrittore che si riconferma con il suo secondo lavoro, Sergio ha saputo rallentare e aprirsi alla vita oltre il calcio.

Sui generis da sempre, “calciatore con la repubblica sotto al braccio” –  come lo ricorda Vittorio Belotti, a cui Sergio rubava la marmellata come “un bambino” – oggi si riscopre eccentrico burattinaio, intenditore d’arte, ballerino di danze popolari scenografico nel calcio come nella danza.

Arte, folklore, teatro e poesia, oggi è un uomo che continua a sperimentarsi ogni giorno facendo i conti con la sua “predisposizione alla vita”.

Una vita con cui resta a stretto contatto ogni giorno e che rende lo scrittore salernitano, come ci rivela la sua compagna di danze Alessandra, “Sergio l’uomo dell’abbraccio”.

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Laurea in Filosofia con lode, Master universitario in Risorse Umane, Corso di specializzazione in Turismo Sociale e un libro di poesie inedite pubblicato nel 2005. Ma in fondo ciò che volevo fare “da grande” era il Cabaret. Innamorata della mia “divina” terra e dei poteri catartici della natura, mi destreggio nel quotidiano tra sports fuoriporta, danze popolari e laboratori di tipicità nostrane rigorosamente hand made. Vagabonda per vocazione, nel cassetto di casa ho lasciato come sogno un romanzo a 4 mani. E tra un’esperienza e l’altra di questo veloce evolversi del nostro tempo, dal primo giorno del 2015 sono sbarcata in ZON.. new writers generation piena di fermento, di talento e di entusiasmo.