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Santa Maria de Alimundo: immondizia e carcasse nella chiesa

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Santa Maria de Alimundo: immondizia e carcasse nella chiesa

La chiesa di Santa Maria de Alimundo di Salerno, è in un grave stato di degrado: guarda le foto realizzate in esclusiva e aiutaci a condividere!

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Nel cuore del centro storico di Salerno persiste da anni in uno stato di totale abbandono la Chiesa di Santa Maria de Alimundo.

Questo piccolo esempio di architettura religiosa gotica, risalente addirittura al X sec d.C., risente della politica di totale disinteresse di cui è ormai vittima il nostro patrimonio culturale.SANTA MARIA DE ALIMUNDO_ZON_FEDERICA CRISPO

Noi di Zerottonove siamo entrati all’interno della chiesa per documentare il grave stato di abbandono in cui ormai verte da decenni.

Soffocata da case addossate risalenti all’epoca del XVI sec, la si raggiunge da Via Tasso percorrendo la Salita dell’Intendenza Vecchia. Ad accoglierci, prima ancora di entrare nella chiesa, una montagna di rifiuti degli abitanti della zona, i quali non conoscendo i valori storico-culturali di una delle chiese più antiche di Salerno, hanno letteralmente fatto proprio uno spazio comune. Dalle foto è possibile vedere come un luogo un tempo sacro, sia stato vandalizzato e usato come deposito di biancheria e oggetti in disuso.

Entrando nella Chiesa la situazione peggiora vertiginosamente.

Quella che un tempo era la navata principale della chiesa, è ormai priva di qualsiasi decorazioni sacre e abbandonata completamente al lerciume degli animali che ora la abitano.

L’arredo originale della chiesa, fu trafugato anni fa ed è completamente assente.

Al suo posto, vestiti usati, guano di piccione, mobiletti rotti e pezzi di legno usati per rattoppare le lesioni strutturali.

Sulla sinistra la sacrestia vecchia è in condizioni addirittura peggiori a causa dei numerosi sacchetti dell’immondizia, materassi vecchi, ruote di biciclette, carcasse e addirittura siringhe usate, che la rende totalmente inagibile.

Ma lo sdegno lo si raggiunge totalmente una volta raggiunta la fine della sacrestia, dove è possibile scorgere al di sotto di metri di immondizia, delle ossa gettate per terra probabilmente provenienti da un vecchio ossario trafugato da ladri e vandali.

Osservando un tale scempio è inevitabile domandarsi di chi sia la colpa. Certo è che sin dalla sua fondazione, questa piccola parrocchia non ha avuto fortuna: passata di mano in mano tra le famiglie più “facoltose” della città, ha subìto gli effetti di un disinteresse costante, oltre che di una errata politica urbanistica basata sul soffocamento dei centri storici.

Motivo per cui, della Chiesa di Santa Maria de Alimundo, brandita e incarcerata da palazzi che la celano allo sguardo dei passanti, rimane si e no solo la storia.

In virtù dei suoi valori, purtroppo coperti dall’ignoranza di chi ha usato questo scrigno come un cassonetto, gira su facebook l’iniziativa di inserire la chiesa salernitana nel progetto ideato dal governo per il recupero dei luoghi di interesse culturale.

Inviando un’email a bellezza@governo.it si possono segnalare quei luoghi storici in stato di degrado per il quale recupero il governo mette a disposizione una somma complessiva 150 milioni di €.

L’appello da parte di Zerottonove è di condividere e mandare una mail per promuovere uno dei luoghi più antichi del nostro territorio.

La storia della chiesa di Santa Maria de Alimundo

Nei suoi scarsi 11 metri di altezza, la chiesa di Santa Maria de Alimundo ha una storia notevolmente complessa: il disinteresse nei confronti della fabbrica si evidenziano sin dalla sua realizzazione, poichè resta incerta la data della fondazione. Realizzata probabilmente intorno al 990 nell’attuale Rione della Madonna delle Grazie all’interno dell’antico Plaium Montis, questo piccolo complesso religioso è l’unico esempio di gotico fiorito all’interno della città.

A causa delle modifiche effettuate intorno al XII e XIII sec. è difficile dire esattamente quale fosse la sua impronta originaria, ma alcuni elementi decorativi la connotano appartenente allo stile romanico. Differenti elementi architettonici ne evidenziano i successivi rimaneggiamenti: il portale in legno con tracce del trittico originario è catalano, così come gli archi intrecciati e le incorniciature a bastoni sono esempi di decorazioni angioine-durazzesche, tipiche nell’area campana e in uso fino al XV sec.

Dall’esterno all’interno, le decorazioni e l’assetto spaziale mutano notevolmente: a causa di un massiccio restauro effettuato intorno al seicento, l’interno della chiesa presenta una volta a botte lunettata con tipiche decorazioni barocche, mantenute straordinariamente intatte nonostante il totale disinteresse dimostrato per l’antichità del complesso religioso. Inoltre secondo fonti storiche non del tutto certe, in essa sarebbe stato sepolto Masuccio Salernitano, celebre autore del Novellino.

Nel 1812 venne soppressa come parrocchia e adibita a  sezione delle Scuole Elementari, in seguito venne destinata ad altri usi di carattere pubblico e privato. Nella prima metà del XIX secolo subì un intervento di restauro per volontà dell’arcivescovo Fortunato Pinto. Successivamente il destino di Santa Maria de Alimundo è andato incontro ad un inesorabile declino, diventando un semplice deposito di immondizia e roba vecchia.

Oggi, mese di maggio 2016, le cose non sono cambiate.

Foto a cura di Federica Crispo

 

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