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Salerno, i ristoratori in protesta: “Per molti di noi non cambierà nulla”

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Salerno, i ristoratori in protesta: “Per molti di noi non cambierà nulla”
Immagine da Pixabay

Salerno, i ristoratori in protesta per i due giorni di zona gialla: ” Si tratta di una elemosina di cui facciamo volentieri a meno”

A Salerno, come in gran parte d’Italia, oggi e domani si respira il sapore della libertà. La tanto attesa zona gialla, anche se per sole 48 ore, è finalmente arrivata. Ma non per tutti, i giorni 7 e 8 saranno sinonimo di benessere e tranquillità, soprattutto per una classe di lavoratori che da mesi è ormai ridotta in ginocchio, quella dei ristoratori. Se molti bar, oggi e domani resteranno aperti, per il 90 per cento delle attività di ristorazione non cambierà nulla.

«Riprendere in mano un’attività commerciale dopo mesi di chiusura non si fa dalla sera alla mattina – annuncia Salvatore Giugliano de Il Timone e del Kursaal di Salerno– Ci vogliono giorni per pulire e sanificare, per fare la spesa e ricontattare i dipendenti. Nel nostro caso sono otto e non hanno ancora visto la cassa integrazione di novembre e dicembre. In più non credo che con quello che si sente in giro la gente abbia tanta voglia di riversarsi nei ristoranti, tra l’altro solo per due giorni senza sapere ancora da lunedì che succederà. Mi sembra veramente una follia».

Anche altri si fanno sentire. Drago Mir del Mood afferma: “Siamo sempre stati aperti per l’asporto e il delivery, quindi, sulla carta, saremmo anche nelle condizioni di aprire, ma la trovo un’offesa gratuita per la categoria. Solo chi non ha mai lavorato poteva partorire una idiozia del genere. L’ho presa come una elemosina di cui faccio volentieri a meno. Aprirò quando ci saranno le condizioni per lavorare a pieno regime”.

Fortemente provato anche Guido Avallone de Il caminetto, storico ristorante di Salerno: «Ormai sono mesi che navighiamo a vista e gli investimenti che abbiamo finora fatto non sono serviti a nulla. Ogni tanto mi farebbe piacere che chi governa si prendesse la briga di parlare con i nostri ragazzi, che sono in condizioni peggiori delle nostre. Di questo passo finiremo nelle mani della criminalità organizzata”. Continua indignato: Viviamo in una città dove ci sono più bar che persone. Non è normale. La liberalizzazione delle licenze è stato un boomerang senza controllo. Mi auguro che si riparta anche da questo, affinché attività storiche non siano costrette a chiudere per sempre la serranda”.