Home Cultura Salerno, riapre il Museo Archeologico. Interattività, multimedialità e… nuovi allestimenti?

Salerno, riapre il Museo Archeologico. Interattività, multimedialità e… nuovi allestimenti?

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Salerno, riapre il Museo Archeologico. Interattività, multimedialità e… nuovi allestimenti?

Dopo circa tre anni di lavori, finalmente il Museo Archeologico Provinciale è nuovamente aperto al pubblico.

L’Archeologico rappresenta l’Istituzione museale più importante di Salerno città assieme alla Pinacoteca e al Museo Diocesano. Questi tre musei riescono a coprire egregiamente tutta la storia archeologica e storico-artistica dall’antichità, dal Medioevo del Museo Diocesano sino al Barocco della Pinacoteca. Negli ultimi tre anni, con la chiusura del museo, è rimasto scoperto un settore, quello dei beni archeologici, che poteva attrarre turismo soprattutto in un territorio come quello salernitano, ricco di storia (situazione comune all’intera Italia). La chiusura così prolungata è senza dubbio giustificata da interventi statici e strutturali: il complesso museale è inserito nell’area medievale del monastero di San Benedetto (vedere la chiesa di fronte e le sale del Circolo militare di Presidio anch’esse facenti parti dell’antico complesso). Parte dei reperti, compresa la testa di Apollo, sono stati in questo lasso di tempo utilizzati per altre esposizioni, in particolare per la Mostra presso il complesso di Santa Sofia ‘Dopo lo tzunami Salerno antica’.

La serata di inaugurazione è risultata un successo in termini di pubblico: centinaia le presenze, da quelle Istituzionali, ad una folla tra studenti e curiosi, a tutti quei salernitani che attendevano questa riapertura da tempo. Oltre il discorso di apertura tenuto dal Presidente Iannone (presente anche l’on. Cirielli), l’inaugurazione è andata avanti con visite guidate a piccoli gruppi, peccato che un’inopportuna musica di sottofondo e microfoni mal funzionanti non hanno consentito una fruizione ottimale delle visite stesse. Cosa abbiano a che fare i Capricci di Éugene Bozza con l’archeologia salernitana resta un mistero, oppure un surplus performativo che ci si augura possa, più che costituire una forma d’intrattenimento, proseguire con reading e momenti di approfondimento tematici che restituiscano al museo una funzione attiva, significativa e ‘significante’ nel contesto sociale e culturale salernitano.

Per quanto riguarda gli allestimenti il  quadro generale sembra essere rimasto  piuttosto invariato. Più che sui contenuti (didascalie, tabelle con le spiegazioni e le varie cronologie), si è scelto di puntare sull’interattività e la fruizione attiva dei contenuti culturali.

Nel piano terra resta l’allestimento dei ritrovamenti del vasto territorio della Provincia, con, ad esempio, la tomba principesca di Roscigno. Nelle vetrine le didascalie sono ancora un po’ scarne (rispondono, purtroppo, agli standard della stragrande maggioranza dei musei) e il fruitore che voglia comprendere di più deve guardarsi attorno per scorgere gli apparati didascalici affissi alle pareti. In alto, sulle varie aree, campeggiano enormi scritte da tabellone pubblicitario che vogliono ricordarci ‘TU SEI QUI’.

Pregevole da un punto di vista della fruizione estetica dell’allestimento, sempre nel piano terra, in fondo sulla destra, la composizione di anfore sottostanti uno schermo sul quale è proiettato un filmato relativo alle fondazioni di città e ai traffici nel Mediterraneo (nella foto accanto). Dal lato opposto, a sinistra dopo l’ingresso, altro filmato che racconta attraverso slides i momenti di restauro del museo: come si sono di volta in volta smontate le vetrine, raccolto il materiale, lavorato per la riorganizzazione, che rappresenta un’ottima giustificazione per i tempi così lunghi per la chiusura del progetto.

Salite le scale, nel primo piano, così com’era, rimane protagonista Fratte che rappresenta l’antico abitato salernitano le cui origini sono esemplificate grazie ad un pannello touch screen di notevoli dimensioni che permette proiezioni interattive e ricostruzioni in grafica di attività e luoghi della suddetta zona archeologica.

La sala dedicata alla testa di Apollo, ritrovata nelle acqua del golfo da dei pescatori nel 1930, è stata invece oggetto di cambiamenti. Si è pensato di eliminare le vetrinette laterali della saletta, contenenti lucernine rinvenute nell’attuale zona di via Roma di Salerno, per dare spazio unico e risalto alla testa. La sala ora risulta indubitabilmente vuota, a vantaggio del focus sull’opera. La focalizzazione sulla testa di Apollo, vera immagine-simbolo del museo salernitano e dei musei archeologici dell’intera Provincia, è però, a seconda dei punti di vista, disturbata o meglio ‘spiegata’ da un video che occupa tutta la parete retrostante la testa e che vede protagonista il mare e un pescatore che sulla spiaggia maneggia le reti, dentro le quali presumibilmente sarà poi ritrovato il manufatto. Buona la scelta del tendaggio azzurro scuro che copre il resto della sala e sembra alludere al mare e alle sue onde, dalle quali è emerso l’Apollo, la cui originale provenienza sembra ancora essere discussa.

Lo sforzo delle Amministrazioni sembra in ogni caso andato a buon fine: gli interventi di carattere statico che vanno dalla pavimentazione alla messa in sicurezza della struttura rappresentano una buona base su cui lavorare. Finito l’intervento e dopo il successo dell’inaugurazione ci aspettiamo ora un cartellone ricco con tutti gli eventi, gli incontri, i dibattiti e le visite guidate che un museo non può dimenticare se non vuole essere nuovamente dimenticato.