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Salerno, De Rosa diventa Jennifer per i terremotati

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Salerno, De Rosa diventa Jennifer per i terremotati

Presso il Centro Sociale di Salerno, domani sera Antonello De Rosa porta in scena Jennifer, in favore delle popolazioni colpite dal terremoto

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Un palco buio, illuminato da un unico riflettore per Jennifer. Antonello De Rosa (Salerno, 1973) indossa i tacchi e la vestaglia per scendere in campo con il suo cavallo di battaglia, liberamente ispirato a “Le 5 rose di Jennifer” di Annibale Ruccello, sabato 11 alle ore 20,30 presso il Centro Sociale di Salerno.

È lì che, a cadenza giornaliera, tiene il suo laboratorio permanente, “Scena Teatro” i cui allievi condividono, anche stavolta, il palco con lui. L’intero incasso dello spettacolo è destinato ad aiutare le popolazioni colpite dal terremoto.

Salerno, De Rosa diventa Jennifer per i terremotatiLa storia è ambientata negli anni ’70, dove il trans Jennifer vive in un monolocale a Napoli. Atterrito dal serial killer che sta facendo vittime nel suo stesso quartiere, vive blindato in casa da molto tempo. Se ne sta in casa ad aspettare la telefonata di Franco, conosciuto una sera in discoteca.

Purtroppo è ben difficile capire quando Franco chiamerà: il telefono di Jennifer, per via di un guasto, sembra captare tutte le chiamate del quartiere. Di telefonate ne arrivano tante, ma mai quella di Franco. In sottofondo, scorre incessante la radio con le sue canzoni, mentre Jennifer aspetta.

In scena, il volto e il corpo di De Rosa personifica tutte le conseguenze dell’incontro tra Jennifer e Franco, un amore straziante, un amore atteso che fa della vita di Jennifer un contenitore di solitudine, nel quale sono i pensieri a fare da amico-nemico del personaggio innamorato.

Nonostante De Rosa lo porti sul palco da ben 20 anni, lo definisce uno stage, frutto di un lavoro di ricerca, in cui ognuno caccia ciò che ha dentro e lo mette in scena.
«A Jennifer tengo moltissimo e la sento sempre più mia. Va rispettata perché, prima che un trans, è una donna e non va scimmiottata. E il nostro viaggio prevede di scavare in profondità nel suo personaggio semplice e complesso, molto più vicino ad ognuno di noi più di quanto possiamo immaginare. Tutto prende corpo realmenteha spiegato il registanel testo originale ho sempre lavorato sui pensieri e sulla solitudine di Jennifer. In questo caso il pensiero prende vita. Il pubblico vede come Jennifer ha conosciuto l’ipotetico Franco. Tutto ciò che fino a quel momento era rimasto nel suo pensiero intimo.»

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Classe 1986, specializzata con lode in Storia dell'Arte Contemporanea [cattedra di Carla Subrizi, La Sapienza] con la tesi “Trouble Every Day: Tous Cannibales, la voracità da tabù ad arte, dall’arte alla società”. Da sempre interessata all’arte come alla scrittura, e alla comunicazione in genere, scrive di cultura, politica e attualità. Storica dell’Arte, esperta SEO e freelancer per vocazione, attualmente collabora anche con Artribune e Tiragraffi Magazine. Da marzo 2013 cura un personale blog sull’arte: ArtFriche Zone. “Soltanto quando il senso di associazione nella società non è più abbastanza forte da dare vita a concrete realtà, la stampa è in grado di creare quell’astrazione, il pubblico” (Dwight MacDonald).