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“È tempo di riaprire i teatri”. La lettera del direttore di Scena Teatro

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“È tempo di riaprire i teatri”. La lettera del direttore di Scena Teatro

Scena Teatro, sull’emergenza Covid-19: “Riaprire i teatri. Non dimenticatevi di noi”. La nota del direttore artistico, Antonello De Rosa

È tempo di riaprire i teatri. Potremmo sintetizzare in questo modo, a circa due mesi dallo stop delle attività legato all’emergenza sanitaria da Covid-19, la nota di Antonello De Rosa, direttore artistico dell’Associazione Scena Teatro di Salerno. “Bisogna riaprire i teatri – commenta il regista ed attore teatrale salernitano – almeno per progettare i lavori futuri. I laboratori sono linfa vitale per tutte le tipologie di realtà. Adesso siamo tutti in ginocchio ed a dirla tutta, pensandoci bene, il teatro è sempre stato in ginocchio ma rispetto all’attuale realtà con una sostanziale differenza: i teatri erano aperti

La nota di Antonello De Rosa

Antonello De Rosa

La sofferenza del Teatro, in questo momento, è immensa. Fare il teatro in televisione, su Facebook, su Instagram, sulle piattaforme: in questo momento va tutto bene (visto che i teatri sono chiusi). Ma il teatro si fa in teatro. È lì che nasce la magia. È lì che tutto è possibile. Sì, tutto è possibile. Ma in questo preciso momento chi ci pensa agli attori? Registi? Costumisti? Scenografi? Coreografi? Autori? Tecnici? Direttori, Maestranze e tantissimi altri operatori teatrali? Milioni di persone. Persone che avete sempre trovato vicino nei momenti più belli e anche più brutti della vostra vita. Come in questo momento. Ma chi ci pensa? Chi ha scelto di vivere di teatro è perché ha creduto, crede e crederà che l’arte sia una delle poche vie per salvarci da questo marciume. Chi ha scelto di vivere solo di teatro è un coraggioso, un poeta, un sognatore. Sì, un sognatore che pensa che le cose possano cambiare. devono cambiare. Fare teatro significa sacrificare la propria vita. Sì, la propria vita, proprio così. Fare teatro è sacro. Sacra come la vita stessa. Apriamo i teatri. Aprite i teatri. Dateci la possibilità di far ripartire almeno la progettistica. Far ripartire i tantissimi laboratori, linfa vitale di tantissime realtà su tutto il territorio (se 50 persone possono stare in un piccolo supermercato, anche il teatro può accoglierle, almeno per progettare la nostra ripresa).

Non metteteci ancor di più in ginocchio, ancor più di quanto non abbiate fatto nei tempi passati. Perché l’avete fatto, lo state continuando a fare. Fateci fare quello per cui siamo nati. Non siamo figli di un dio minore. Anche noi abbiamo il diritto di vivere. Non di sopravvivere. Non dimenticatevi di noi. Non dimenticatevi degli artisti“.