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Quando un piccolo gesto può bastare: l’importanza dell’abbraccio

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Quando un piccolo gesto può bastare: l’importanza dell’abbraccio

“Ci servono quattro abbracci al giorno per sopravvivere. Otto abbracci per mantenerci in salute. Dodici abbracci per crescere.”, così la psicoterapeuta statunitense Virginia Satir definì la necessità dell’abbraccio in un suo libro.

Un gesto così comune, istintivo, eppure spesso sottovalutato nelle sua duplice potenzialità di dimostrazione d’affetto (di vario  grado e natura) e di cura benefica a livello fisiologico. Vari studi scientifici hanno infatti dimostrato che grazie all’abbraccio, nel corpo, aumentano i livelli di ossitocina (un ormone prodotto dal corpo quando è sollecitato da sentimenti di cura e affetto) e la pressione sanguigna si abbassa notevolmente.

“E’ sempre più difficile abbracciare, oggi le persone passano molto tempo a socializzare virtualmente e una delle esperienze che più manca è proprio quella di un contatto fisico soddisfacente” Una carenza generale di tenerezza, di attenzioni, di premura, che ha portato la psicologa e antropologa Nathan Shekory a fondare a Londra la prima “Scuola dell’abbraccio”, con lo scopo di riabilitare lo scambio di effusioni e la ricerca di conforto nell’incontro spontaneo fra i corpi, soprattutto nelle persone che hanno smarrito il piacere e il coraggio di cercare la gioia nei piccoli gesti quotidiani.

Da Londra era partita, nel 2004, anche la straordinaria iniziativa di Juan Mann, un ragazzo australiano costretto a tornare nella sua città natale per alcuni problemi. Alla stazione degli arrivi, nell’osservare la gente in attesa dei propri amici e familiari realizzò di essere solo, e di sentirsi tale. Così prese un cartone, un pennarello, e all’incrocio pedonale più trafficato di Sydney espose un cartello con su scritto: “Free hugs” (Abbracci gratis). Una folla reticente lo guardò perplessa. Poi la svolta: un uomo gli si avvicina, gli confida il dolore che lo ha colpito, si stringono in un abbraccio, e il sorriso sincero con cui si separano commuove tutti. Una storia che fa presto il giro del mondo, diventando una vera e propria campagna sociale. Nonostante i divieti imposti dalla polizia e dall’amministrazione pubblica, il movimento non ha smesso di diffondersi e di coinvolgere milioni di persone. Anche in Italia, nel 2011 è stata organizzata a Roma una giornata dell’”abbraccio libero”, e sul sito www.abbracciliberi.it è possibile seguire le varie iniziative e consultarne le testimonianze.

“È un modo per aprire il cuore” ha detto Federico Palumbo, curatore degli incontri romani e dell’evento nazionale “costruire nuove amicizie e diffondere un messaggio di amore. È un gesto di pace. E penso che oggi ce ne sia bisogno” In questa epoca di separazioni sociali e di mancanza di rapporti umani basati sulla reciprocità, forse un abbraccio è quello di cui abbiamo realmente bisogno per spezzare le barriere che ci separano dagli altri e instaurare un contatto autentico con essi.