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Patologie ambientali in Campania, convegno a Salerno

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Patologie ambientali in Campania, convegno a Salerno

Si è tenuto ieri, 14 febbraio, il convegno sulle patologie ambientali in Campania organizzato dall’Ordine dei Medici di Salerno.

Le patologie ambientali legate all’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’atmosfera sono state al centro del convegno organizzato nella giornata di ieri, venerdì 14 febbraio, dall’Associazione culturale Luigi Gaeta, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici della Provincia di Salerno. L’obiettivo del convegno è ben chiaro, far luce sullo stato dell’inquinamento in Campania e capire quelle che sono le maggiori problematiche legate all’ambiente, che colpiscono la popolazione e causano un numero sempre più alto di patologie ambientali.

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L’Associazione culturale Gaeta, nell’ambito del secondo concorso nazionale artistico-letterarioCarlo Levi”,ha inserito, tra i vari appuntamenti in programma, il convegno connesso alle patologie ambientali in Campania. Esso s’ispira idealmente al romanzo scritto da Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”, un documento a cui tutti hanno riconosciuto grande importanza per la conoscenza della cosiddetta questione meridionale. Levi ha capito con grande chiarezza il valore emblematico della questione meridionale e, anche negli ultimi anni della sua vita, la vedrà sempre di più come il simbolo di una questione destinata a rimanere tale, nell’era della globalizzazione economica e culturale. Questo è il motivo principale che rende cosi attuale l’opera di Levi. Oggi, la Campania torna tristemente a far parlare di se, proprio per le monteplici patologie ambientali legate al territorio, che è stato inquinato e deturpato per lunghi anni. Un tempo conosciuta come “Campania Felix” oggi è divenuta la “Terra dei veleni”.

L’area territoriale compresa fra le province di Napoli e Caserta si caratterizza per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici da parte della Camorra. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell’atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina. I rifiuti sono la principale fonte d’inquinamento della zona, tra le aree più compromesse d’Italia sotto il profilo ambientale.

Dopo anni di strage del nostro territorio, di devastazione e d’incuria, si sente la necessità di affrontare questa grave questione. E, sicuramente, è fondamentale il ruolo della stampa e ancor più dei medici, che in qualità di “sentinelle” del territorio, devono tenere alto il livello di vigilanza e devono informare la popolazione e la classe dirigente sui gravi rischi connessi alle patologie ambientali in Campania.

Di patologie ambientali e di tutti i problemi a esse correlate ci parlano due importanti studiosi, che sono intervenuti al convegno.

Innanzitutto Giulio Tarro, docente di Virologia oncologica all’Università di Napoli. Il suo intervento è focalizzato soprattutto su ciò che si poteva fare per prevenire questo “biocidio”, e che invece per anni non si è fatto. Nel 1977 veniva pubblicato un libro bianco su Salute e ambiente in Campania che indicava, per la prima volta, il grado di inquinamento a livello scientifico-sociale della Campania; in esso il prof. Giovan Giacomo Giordano tracciava una vera e propria mappa della nocività a Napoli e in provincia.

Dopo 35 anni il figlio del professore Giordano, Antonio Giordano e lo stesso Giulio Tarro, prendendo spunto dai temi del passato, hanno pubblicato un’edizione aggiornata del libro bianco in cui i temi trattati allora, purtroppo, ancora attuali, sono stati approfonditi da numerosi studiosi.Trentasei anni dopo il primo libro bianco su “Salute e Ambiente in Campania” si dimostra un evidente peggioramento delle condizioni ambientali e della salute dei cittadini, fortemente colpiti da diverse patologie ambientali. Lo sversamento illegale dei rifiuti tossici ha portato ad un aumento delle patologie tumorali e delle malformazioni alla nascita. Non sempre si conoscono tutte le sostanze contenute nei rifiuti tossici illegalmente sversati, ma la presenza di alcune ne delinea gli inevitabili effetti cancerogeni. In particolare, Tarro si sofferma sullepigenetica, una nuova chiave di lettura per l’aumento dei tumori. L’esposizione a sostanze cancerogene ad azione mutagena (che provocano modifiche nel DNA ) crea un danno genetico, mediante il malfunzionamento degli interruttori dei geni, che viene trasmesso immediatamente alla generazione successiva.

Diverse riviste scentifiche, soprattutto anglosassoni, dal 2004 ad oggi hanno pubblicato studi e ricerche sul rapporto tra patologie ambientali, quali i  tumori e lo smaltimento dei prodotti industriali: i dati sono sempre più allarmanti. Alla fine del 2013, su Cancer Biology and Therapy e’ stato pubblicato un lavoro sulla tendenza di mortalità tra il 1988 ed il 2009 nelle aree di Napoli e Caserta, in cui i diversi dati epidemiologici riportano un incremento percentuale delle patologie ambientali, in particolare del tumore polmonare, che è del 68% per Caserta, più del 100% per Napoli rispetto al “solo” aumento del 41% per l’Italia. Sappiamo di numerosi cancerogeni presenti cui si aggiunge l’inquinamento determinato dalle diossine, ma il pericolo maggiore consiste nell’inquinamento della falda acquifera legato agli sversamenti illeciti. Alla base del degrado meridionale c’è sicuramente un negazionismo e un silenzio dietro cui si è trincerata per anni la classe dirigente. Sembra, che questi problemi non siano ritenuti importanti abbastanza da spingere i rappresentanti politici a procedere con l’attuazione d’interventi operativi alle problematiche in corso.

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Il discorso di Erasmo Venosi, fisico ambientalista e secondo studioso intervenuto al convegno, è incentrato, invece maggiormente sulle diverse tipologie degli inquinanti, che sono alla base delle patologie ambientali e mira a trovare delle soluzioni per il futuro, che possano fermare questo disastro ambientale e umano. Anche in questo caso si parte da alcuni dati significativi. I rifiuti urbani in Campania sono circa 120mila, rispetto ai 200 milioni di tonnellate di rifiuti industriali. Il vero problema sono, quindi i rifiuti speciali; mentre quelli solidi-urbani vengono gestiti a livello pubblico e locale, quelli speciali sono completamente a carico di chi li produce. I rifiuti speciali, inoltre, che provengono per la maggior parte dalle regioni settentrionali, possono andare fuori regione e qui si vanno a intersecare con gli interessi criminali e clientelistici, creando un vero e proprio business.

La soluzione a questo tipo di problema è il Sistema di Controllo della Tracciabilità dei Rifiuti, conosciuto come SISTRI. Un sistema informativo nato nel 2009 e voluto dal Ministero dell’Ambiente italiano per monitorare i rifiuti pericolosi tramite la tracciabilità degli stessi. Il sistema si basa sull’utilizzo di apparecchiature elettroniche. Dopo una serie di boicottaggi verso questo tipo di controllo, si spera diventerà operativo dal marzo 2014.

Lo studioso propone, poi diverse opzioni per il recupero energetico dei rifiuti, come la gassificazione, la dissociazione molecolare, l’incenerimento e la pirolisi. Quella maggiormente auspicata da Venosi è la pirolisi, che si basa su un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante applicazione di calore e in mancanza di ossigeno.

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È doveroso a questo punto una seria riflessione da parte di tutti noi. Possiamo riconoscere che il progresso scientifico ha migliorato la qualità della nostra vita, ma se è cosi grande il pericolo per la nostra salute, se giorno dopo giorno vengono assimilate dal nostro organismo una miriade di sostanze nocive, che provocano gravi patologie ambientali, certamente significa che qualcosa non va e non è andato. Un grido di allarme è, perciò, fondamentale, insieme a una presa di coscienza collettiva, perché rimanere in silenzio davanti a questo scenario così disastroso sarebbe una vera ipocrisia. Auspichiamo quindi che vengano attuati e portati avanti non solo controlli sul territorio e su tutta la filiera agro-alimentare, ma anche e soprattutto che le Istituzioni competenti intervengano finalmente con azioni concrete, prima che sia troppo tardi e prima che la superficialità e l’inettitudine di una classe politica faccia pagare a tutti noi inconsapevoli, un prezzo così alto.